Pubblicato il 29/08/2023, 13:02 | Scritto da La Redazione

La Mostra del Cinema Venezia compie 80 anni e la Rai la celebra con un documentario

La Mostra del Cinema Venezia compie 80 anni e la Rai la celebra con un documentario
Un'impiegata dell'Hotel Excelsior, con cappello e occhiali scuri da diva, esce sulla famosa terrazza affacciata sulla laguna di Venezia e i fan si accapigliano per chiederle un autografo anche se non hanno la più pallida idea di chi possa essere. Così Marco Consoli su La Stampa.

Venezia 80 cuori di Leone

La Stampa, di Marco Consoli, pag. 32

Un’impiegata dell’Hotel Excelsior, con cappello e occhiali scuri da diva, esce sulla famosa terrazza affacciata sulla laguna di Venezia e i fan si accapigliano per chiederle un autografo anche se non hanno la più pallida idea di chi possa essere. C’è persino questo curioso esperimento condotto da Piero Angela, uno degli storici inviati Rai alla Mostra, insieme a Lello Bersani e Carlo Mazzarella, nel documentario di Baptiste Etchegaray e Giuseppe Bucchi La parte del Leone: Una storia della Mostra, al Lido il 2 settembre e su Rai 3, Rai Movie e Rai 5 nei tre giorni successivi. L’occasione è celebrare quello che, come dice il direttore Alberto Barbera «è l’unico festival del cinema al mondo che si chiama Mostra d’Arte Cinematografica», il primo a inventarsi il concorso tra film che tanto appassionaicinefili. Una manifestazione nata nel 1932, per iniziativa del Conte Giuseppe Volpi per animare il Lido diVenezia, e che sarebbe arrivata ben oltre l’80esima edizione festeggiata quest’anno se non ci fossero state le interruzioni della II guerra e le contestazioni degli Anni 70 contro la gara a far saltare qualche annata. «L’uomo da sempre ha avuto la necessità di un mito, e il cinema offre la possibilità di averlo in carne ed ossa», dice in tv lo psichiatra a Piero Angela, spiegando il divismo che con i film rappresenta l’ingrediente fondamentale del festival mentre la voce narrante di Carla Bruni ricostruisce cosa è significata per la cultura e il costume del Paese quella che è la più antica manifestazione di cinema: una vetrina in cui spettacolarità e impegno sono andati quasi sempre a braccetto, che ha permesso agli spettatori di esplorare luoghi e modi di pensare di popoli lontani, «come quando nel 1951 – ricorda sempre Barbera – vinse il Leone un film sconosciuto a tutti che era Rashomon di Akira Kurosawa, dando l’occasione di far conoscere la grandezza del cinema giapponese al mondo intero».

È difficile ricordare tutti i maestri scoperti in Laguna, come Pedro Almodovar che ricorda il premio per la sceneggiatura di Donne sull’orlo di una crisi di nervi come «uno dei più bei ricordi della mia carriera»: vediamo i grandi di ieri, Fellini, Rossellini, Pasolini, Antonioni e Visconti, che perse l’ambito Leone con Rocco e i suoi fratelli per rifarsi poi con Vaghe Stelle dell’Orsa, insieme ai «giovani» Bellocchio, Moretti, oggi diventati la vecchia guardia, lasciar spazio ai nuovi autori come Guadagnino, che ricorda i fischi feroci per il suo esordio avvenuto con The Protagonists. E poi ancora Tarkovskij, Wenders, la nouvelle vague di Truffaut, Godard, che rivoluziona il cinema, le otto donne premiate con il Leone, compresa la penultima, Audrey Diwan, che ammette di essersi ispirata per il suo La scelta di Anne – L’Evénement a Senza tetto né legge di Agnès Varda, a sua volta trionfatrice al Lido molti anni prima. Fanno venire nostalgia le interviste personali ai dividi ieri come Vitti, Mastroianni, Girardot, fatte in puro relax sulla terrazza o sulla spiaggia dell’Excelsior, dove Sordi diede spettacolo tuffandosi insieme ai suoi amici Vitelloni, e le dive prese d’assalto dai fan tra l’Excelsior e il Palazzo del Cinema per un autografo, mentre oggi gli attori stanno per lo più appartati in qualche stanza, salvo arrivare all’ultimo minuto nella Sala Grande in un’auto con i vetri oscurati o circondati da un manipolo di bodyguard.
(Continua su La Stampa)