Pubblicato il 09/05/2023, 19:04 | Scritto da La Redazione

Sandro Piccinini: Le prime telecronache dai balconi, una gavetta pazzesca

Sandro Piccinini: Le prime telecronache dai balconi, una gavetta pazzesca
Incisività. Preparazione. Competenza. Sandro Piccini, semplicemente la voce del calcio. ai terrazzi degli appartamenti limitrofi agli stadi, alla semifinale di Champions tra Inter e Milan, ancora una volta. Così l'intervista di Simone Togna su TuttoSport.

«No alcol e riposino Io come i calciatori»

Tutto Sport, di Simone Togna, pag. 15

Incisività. Preparazione. Competenza. Sandro Piccini, semplicemente la voce del calcio. ai terrazzi degli appartamenti limitrofi agli stadi, alla semifinale di Champions tra Inter e Milan, ancora una volta: «Ho cominciato nell’era pioneristica delle radio e delle tv private, quando non erano soggetti riconosciuti e non potevamo entrare nei vari impianti sportivi. Non eravamo giornalisti, era tutto un po’ abusivo. La Rai aveva l’esclusiva della radiocronaca, ma i dcrxmtava sob il secondo tempo. In pratica i tifosi, agli inizi degli anni ottanta, non sapevano come stesse andando la gara della propria squadra per i primi 45 minuti. Noi coprimmo l’importanza della questione. E fu subito boom».

Un altro mondo.

«Non c’erano i cellulari, serviva un telefono fisso. Ci si doveva arrangiare: andare nella cabina dello speaker o trovarsi un balcone da dove seguire il match. Serviva una prolunga e il permesso di stare sul terrazzo. A volte ti portavi la ricetrasmittente ed eri in mezzo al pubblico. Alcune gare le raccontavi col binocolo. Anni avventurosi».

Una sorta di: «Buongiorno, sono Piccinini. Dovrei fare la radiocronaca della partita.» Viene da sorridere…

«Andavamo a cercare queste persone in settimana. Il signor Fisco di Genova veniva a prenderci in aeroporto e ci offriva il cafe. Prendevamo 50 mila lira, all’epoca una bella somma. Ma non eravamo soli. Capitava che sui terrazzi ci fossero altri tifosi, che pagavano 10 mila lire per vedere da fila partita. La vista era quella che era, non avevamo le formazioni, ci dovevamo arrangiare, una gavetta pazzesca».

Quale è stata la sua prima partita?

«Una della Roma per il calcio professionistico, una del Banco Roma e del Torre Maura per quello dilettantistico. Quando andavi nei campi minori ti coccolavano, in Serie A abbiamo sofferto le pene dell’inferno».

Oggi come si prepara alle partite?

«Ora è molto più comodo, devi peni selezionare. In gare come Milan-Inter non serve dare molte informazioni, i giocatori sono conosciuti da tutti. Bisogna scegliere le notizie, non inondare di dati chi ti ascolta. La mia telecronaca è essenziale, più asciutta rispetto al passato».

Mangia e beve qualcosa dl particolare?

«Mi comporto quasi come i calciatori. La sera prima non vado mai a cena fuori. Elimino l’alcool nei giomi precedenti al match. Anche la telecronaca è un fatto fisico, di riflessi e attenzione. Devi andare in postazione lucido e riposato. II pomeriggio prima della partita il riposino e d’obbligo. Devi avere rispetto per il mestiere, ogni minimo errore viene enfatizzato».

Juve-Milan, la finale di Manchester, è stato l’evento col maggiore share della storia Italiana esclusa la nazionale e il Festival di Sanremo.

«Venti milioni di spettatori, circa l’80% degli italiani…».

Ha mai avuto ansia da prestazione?

«Certo, come no. Quella è stata la partita più stressante della carriera. Lavoravo per Mediaset, col Milan in finale contro la Juve: un tipo di bacino enorme di utenza. Lì se non ci fossi arrivata con l’esperienza e 25 anni di carriera alle spalle, non me la sarei cavata».

Quale è la telecronaca di cui va più fiero?

«Quel Milan -Juve lì. In rapporto alle difñcolta, è stata la partita che mi ha dato più soddisfazione professionale. Arrivammo in condizioni tremende allo stadio, c’erano 40′, il match andò avanti sino ai rigori».

Sciabolata morbida. Non va. Da dove nascono questi concetti?

«Strada facendo. Per termini che fotografassero la situazione con una o due parole. È inutile essere prolissi. Con mucchio selvaggio’ descrivi perfettamente la bagarre in area su un comer. Se in trenta secondi elimini 5-6 parole e le moltiplichi per cenno minuti, tutto è più godibile. Bisogna asciugare, ci sono anche la seconda voce e i bordocampisti».

Siate una squadra.

«l’affiatamento è fondamentale. Io mi sento il regista, il numero 10, deve mettere insieme tutte le componenti».
(Continua su TuttoSport)

 

 

 

 

 

(Nella foto Sandro Piccinini con Massimo Ambrosini)