Pubblicato il 21/03/2023, 13:03 | Scritto da La Redazione

Luigi De Siervo: É un momento delicato per il nostro calcio

Luigi De Siervo: É un momento delicato per il nostro calcio
Luigi De Siervo, a dispetto degli studi giovanili ha scelto un percorso manageriale di prestigio. Con i conti dei club appesantiti dai debiti e alle porte del nuovo bando dei diritti tv da licenziare, l'atñministratore delegato della Lega è l'uomo da cui dipendono le sorti del calcio italiano. Così Monica Colombo e Daniele Dallera sul Corriere della Sera.

«Regole e lotta alla pirateria Stadi nuovi e la serie A vola»

Corriere della Sera, di Monica Colombo e Daniele Dallera, pag. 51

«Hai 5o anni e ancora ti occupi di calcio?». Ugo De Siervo, giurista ed ex presidente della Corte Costituzionale, bonariamente provoca il figlio Luigi che, a dispetto degli studi giovanili («mi sono laureato in Giurisprudenza con il massimo dei voti e sono avvocato»), ha scelto un percorso manageriale di prestigio. Con i conti dei club appesantiti dai debiti e alle porte del nuovo bando dei diritti tv da licenziare, l’amministratore delegato della Lega è l’uomo da cui dipendono le sorti del calcio italiano.

De Siervo, qual è lo stato di salute del pallone?

«Stiamo attraversando un momento delicato. Da un lato abbiamo ottenuto di avere minori vincoli nella vendita dei diritti tv, con la facoltà di allungare i contratti da tre a cinque anni. Dall’altro stiamo aspettando il provvedimento contro la pirateria, la piaga che depotenzia il nostro calcio. L’attività illegale, gestita secondo le indagini da camorra e mafia, ha causato una perdita di un miliardo in tre anni».

La politica vi sosterrà nella battaglia?

«II ministro Abodi ha preannunciato l’impegno del governo: finora è mancata la norma per un intervento in maniera legale di spegnimento del segnale. Con le leggi attuali occorrono 15 giorni, invece, come succede per la pedopornografia, il segnale dovrebbe essere cancellato in un quarto d’ora. Come possiamo convincere le tv a investire oggi sulla serie A se non facciamo vedere prima del bando che operiamo in uno stato di diritto? Senza pirati, potrebbero arrivare nuove piattaforme».

Come si convincono le tv a investire nel nostro campionato?

«Come si è visto di recente, sei delle nostre squadre si sono qualificate nelle coppe. Al contrario di quanto avviene nelle altre leghe dove la vincitrice è scontata o quasi, in A nelle ultime quattro stagioni hanno conquistato lo scudetto quattro club diversi. L’alternanza ha prodotto una crescita fra le squadre di vertice. Non è un caso che lo slogan usato per la vendita dei diritti esteri del campionato sia “Calcio is back”».

Stavolta i tempi sono maturi per una partnership fra la Lega e I fondi di investimento?

«II miliardo e mezzo che le società hanno perso a causa del Covid non è stato rimborsato da nessuno, neanche dai calciatori che non hanno fatto un euro di sconto. Altre realtà, come la Liga e la Ligue i, hanno accettato forme di investimento da parte dei fondi di private equity. La Lega sta effettuando una riflessione: chiudiamo l’argomento o facciamo un approfondimento? La serie A ha voglia di lavorare con soggetti finanziari? E se sì in che forma? II finanziamento è la strada che per ora sta raccogliendo il maggior consenso».

A cosa servirebbe un ulteriore indebitamento?

«Le risorse servirebbero a commercializzare i diritti. La Lega potrebbe avanzare un’offerta diretta di contenuti al mercato».

Per comprare Sky, come si è vociferato?

«E una delle ipotesi che ci è stata raccontata ma sarà l’assemblea a decidere. Tra le idee suggestive ricevute c’è anche quella di acquisire altre piattaforme, come Dazn, da utilizzare per trasmettere il canale della Lega».

Qual è la priorità nella procedura di vendita dei diritti televisivi?

«Il bando resta la prima scelta, sarà strutturato a matrioska con 3-4 soluzioni differenti. II canale mai come stavolta più che una minaccia rischia di essere una realtà. Siamo nelle condizioni di realizzarlo, il nostro centro di produzione di Lissone è più all’avanguardia di quello della Premier».

Quanto è difficile lavorare facendo sintesi in un contesto così rissoso?

«Le dimensioni del litigio sono amplificate dai media anche se il meccanismo assembleare resta faticoso a causa delle maggioranze qualificate richieste eer le delibere. II problema e rappresentato da quattro-cinque società che pur essendo una minoranza enfatizzano il conflitto».

La tensione con il presidente Casini è superata?

«Abbiamo dimostrato che dopo il confronto in campo ci si può riunire per il terzo tempo. Ora dobbiamo lavorare per massimizzare i profitti».

Come ha resistito fra presidenti che cambiano e club dall’umore mutevole?

«Con serenità, dopo essermi in’terfacciato con tre presidenti di Lega, due commissari e un vicepresidente come Percassi. Sono stato eletto con il 75 per cento dei voti, non sono pochi ma è fisiologico che non tutti siano dalla tua parte. Ma io sono concentrato sul fare: aprire sedi all’estero, organizzare la Supercoppa in Arabia…».
(Continua sul Corriere della Sera)