Pubblicato il 03/03/2023, 17:02 | Scritto da La Redazione
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Anche il New York Times omaggia Maurizio Costanzo

Maurizio Costanzo, deceduto a 84 anni, ha cambiato la tv italiana ed ha affrontato la mafia

New York Times, di Gaia Pianigiani, pag. 9

Maurizio Costanzo, per decenni uno dei principali conduttori di talk show in prima serata e dei più importanti giornalisti televisivi italiani, che viveva sotto protezione della polizia da quando aveva affrontato la mafia siciliana nel 1993, è morto venerdì in una clinica di Roma. Aveva 84 anni. Aveva recentemente subito un intervento chirurgico al colon e si stava riprendendo in una clinica privata, ha dichiarato Elisabetta Soldati, addetta stampa della famiglia. La causa della morte non è stata resa nota. Prima dei suoi funerali, lunedì, è rimasto in stato di riposo per due giorni in Campidoglio, un onore riservato agli alti funzionari e alle celebrità romane, dove centinaia di persone del mondo dello spettacolo e della politica gli hanno reso omaggio. In oltre 50 anni di attività televisiva, lo stile giornalistico amichevole e allo stesso tempo penetrante di Costanzo ha trasformato i talk show italiani, un tempo rigidi, in eventi vivaci e informali che mescolavano argomenti politicamente sensibili, commenti sociali, gossip e rivelazioni personali. I critici televisivi lo hanno elogiato come l’inventore della televisione italiana contemporanea. “Nessuno era in grado di intervistare e suscitare conversazioni a ruota libera come lui”, ha scritto Aldo Grasso, critico televisivo del quotidiano Corriere della Sera, in una rubrica di venerdì. “In molti anni ha adottato formule diverse, ognuna delle quali ha generato un segmento di gran parte della televisione contemporanea”. In uno dei programmi più popolari, il “Maurizio Costanzo Show“, andato in onda in diversi formati dal 1982 al 2022, gli ospiti si univano a lui sul palco di un teatro, pochi alla volta, seduti a ferro di cavallo, mentre lui rimbalzava tra gli ospiti. In una serata qualsiasi, gli ospiti potevano includere politici, attori, cantanti e celebrità varie, che interagivano e, a volte, litigavano tra loro e con i membri del pubblico. Aveva il talento di scoprire personaggi stravaganti, alcuni dei quali sono diventati personaggi fissi della televisione italiana, mentre altri sono diventati politici.

Ha aperto la porta ad artisti che tradizionalmente erano stati esclusi. Nel 1999, ad esempio, ha invitato la drag queen Platinette, nome d’arte di Mauro Coruzzi, ad apparire nel suo show, aprendo la strada al successo nazionale di Platinette in un Paese conservatore che ancora limita i diritti civili delle coppie gay. E ha portato sul palcoscenico nazionale professionisti in gran parte sconosciuti il cui stile aveva catturato la sua curiosità. “Sono uno delle migliaia di personaggi scoperti da lui”, ha dichiarato venerdì alla televisione italiana Vittorio Sgarbi, critico d’arte e attualmente vice ministro della Cultura. Il primo ministro italiano, Giorgia Meloni, ha salutato Costanzo su Twitter come “un’icona del giornalismo e della televisione, che ha saputo raccontare anni difficili con coraggio e professionalità”. Nel 1993, Costanzo è stato quasi ucciso dopo aver condotto una campagna contro la mafia siciliana nel suo programma. Insieme a un collega che lavorava per l’emittente nazionale RAI, aveva trasmesso una serie di puntate sulla mafia durante le quali Costanzo aveva bruciato una maglietta con la scritta “Mafia, Made in Italy“. Ha intervistato la cognata di un mafioso per convincerla a rinunciare alla mafia. In seguito ha raccontato di essere stato informato dai pubblici ministeri che la campagna aveva fatto arrabbiare Salvatore Riina, allora capo di Cosa Nostra siciliana, che aveva ordinato l’omicidio del signor Costanzo, dirigendo i suoi scagnozzi a piazzare un’autobomba vicino al teatro dove lavorava nel 1993. Ma quella sera, per pura fortuna, aveva noleggiato un’altra auto per andare a prenderlo al teatro Parioli di Roma, dove veniva trasmesso lo spettacolo. I mafiosi, confusi dall’auto diversa, impiegarono un secondo in più per far esplodere i 70 chili di esplosivo stipati in un’auto vicina e li mancarono. “È stato un miracolo”, ha detto il signor Costanzo in un’intervista televisiva anni dopo. “Nessuno è rimasto ucciso”. Da quell’incidente, ha detto, ha vissuto sotto la costante protezione della polizia. Maurizio Costanzo è nato a Roma il 28 agosto 1938, figlio unico di Ugo Costanzo, impiegato al Ministero dei Trasporti, e di Jole De Toni, casalinga. Il padre morì quando Maurizio aveva 16 anni. Maurizio considerava la morte del padre un “furto”, ha detto, aggiungendo che teneva una sua foto accanto al letto e pensava a lui ogni giorno.
(Continua sul New York Times)

 

 

 

 

(Nella foto Maurizio Costanzo)