Pubblicato il 02/03/2023, 13:01 | Scritto da La Redazione

Davvero i guai della Juve sono guai anche per il calcio italiano?

Davvero i guai della Juve sono guai anche per il calcio italiano?
Otto milioni di tifosi: un terzo del totale delle squadre di calcio. Il maggiore fatturato sviluppato. Gli ascolti più alti in televisione, la leadership sui social. La società ha uno stadio di proprietà, la migliore squadra femminile ed è l'unica ad avere una `seconda squadra'. Ma la micidiale vicenda legale rischia di azzerare tutto questo, con il rischio del passaggio alla Serie B. E nel computo vanno messe pure le sanzioni che potrebbero arrivare dalla Uefa. Così Emanuele Bruno su Prima Comunicazione.

Povera Juve povera Serie A

Prima Comunicazione, di Emanuele Bruno, pag. 98

Il mondoo del calcio è precipitato in un clima di profonda cupezza. La colpa è delle disgrazie `legali’ juventine, che rischiano di terremotare il mondo del calcio nostrano. Ma non solo, girano pochissimi soldi, c’è il pericolo che altre squadre passino nelle grinfie del Tribunale federale, le prospettive di molti club sono incerte così come quelle della Lega per il rinnovo dei diritti dal 2024 in poi. Per fortuna c’è il Napoli che vince e regala bel gioco. In testa alla massima serie con 13 punti di vantaggio sulla seconda in classifica alla prima giornata di ritorno, negli ultimi anni il club di Aurelio De Laurentiis non si è indebitato fino al collo come la maggior parte delle altre squadre nazionali ed è solo molto parzialmente coinvolto nella vicenda delle plusvalenze artefatte (alla fine di gennaio la Procura di Napoli ha chiesto una proroga di sei mesi per accertare cosa sia successo nella compravendita del centravanti Osimhen, acquistato dal Lille alcuni anni fa).

Meno quindici, per iniziare. Ma…
Il ‘downgrading’ della Juventus, esposta ai procedimenti sulla gestione finanziaria portati avanti dalla Procura di Torino (plusvalenze fittizie e manovra stipendi in primo piano, il 27 marzo l’udienza che dirà se il giudice Marco Picco deciderà per il rinvio a giudizio) e già colpita dalla scure della Corte federale, è oramai nei fatti. Sulla decisione del Tribunale federale che ha dato 15 punti di penalizzazione invece dei nove richiesti dal procuratore della Figc, Giuseppe Chiné, a fine gennaio sono arrivate le motivazioni. Che ribadiscono come attraverso il meccanismo delle plusvalenze virtuali, la Juve avrebbe sistematicamente artefatto il proprio bilancio (articolo 31), violando l’articolo 4 del regolamento sportivo che impone lealtà e correttezza amministrativa. I vertici del nuovo corso juventino hanno definito le 36 pagine prodotte a motivazione della penalizzazione comminatagli un “documento viziato da evidente illogicità”. E la società ha fatto ricorso al Collegio di garanzia del Coni, mentre – sempre per quello che riguarda il Tribunale sportivo – entro il 10 di marzo potrebbero arrivare i deferimenti, non solo per la Juve, riguardanti il ramo bis delle plusvalenze e, di nuovo per quanto riguarda i bianconeri e i suoi giocatori e tesserati, la manovra stipendi e i compensi agli agenti.

La situazione europea
Non bastassero le legnate italiane, nel computo vanno messe pure quelle che potrebbero arrivare dalla Uefa, che può colpire e penalizzare chi tradisce le regole del financial fair play o per mancata parità competitiva. Secondo molti degli addetti ai lavori e tanti personaggi lato Lega e club, il rigore federale ha spianato la strada a un equivalente atteggiamento europeo. Tanto più che la Uefa è nemica giurata della Juventus dell’era di Andrea Agnelli. Con moka probabilità il presidente Aleksander Ceferin non sarà disposto a concedere sconti alla nuova gestione bianconera, targata Gianluca Ferrero (presidente), Maurizio Scanavino (ad), Francesco Calvo (direttore dell’area sportiva). Tanto più che la Uefa sta per lanciare commercialmente la nuova Champions League e ha l’opportunità di assestare senza sembrare vendicativa un colpo durissimo a uno degli odiati grandi azionisti della concorrente e mai nata Superleague, che ancora all’inizio di febbraio è comunque riuscita a ottenere un altro pronunciamento favorevole dal solito Tribunale di Madrid. La Juve dovrà così probabilmente mettere nel conto la rinuncia alle coppe europee per qualche tempo, a prescindere dai risultati sportivi raggiunti in Italia, con il deficit di risorse conseguenti (vengono a mancare quelle garantite dalla partecipazione alle competizioni, ma anche una parte dell’apporto degli sponsor). Un dedassamento che, oltre a pesare sul bilancio della Juve, restringendo le prospettive della squadra, finirà per dispiegare inevitabili effetti collaterali su tutto il sistema nazionale del calcio, perché in generale buona parte degli introiti cessanti e degli investimenti mancati della Juve non saranno dirottati altrove o diversamente recuperabili.

Un new normal ancora indefinito
A rischiare un ridimensionamento, quindi, non è solo la Juventus, ma l’intero circo nazionale del calcio così come lo conosciamo, addentellati media compresi. Anche se la situazione ‘sportiva’ dei bianconeri non dovesse esasperarsi, senza altri punti di penalizzazione e la spinta del club bianconero verso la Serie B, la nuova normalità a cui tutti si dovranno abituare implicherà meno risorse complessive disponibili. Esemplari del nuovo status, i movimenti della finestra di mercato di gennaio. Bastava sintonizzare il televisore e guardare i programmi dedicati al calciomercato per immalinconirsi. Fino agli anni scorsi, periodo Covid a parte, in queste giornate era una frenesia di annunci e colpi di scena, con trasmissioni fiume che rianimavano gli ascolti di Sportitalia e delle tv locali più capaci di cavalcare l’argomento. Qualche settimana fa è parso di assistere a sedute spiritiche. Dove si evocavano i soldi e la spensieratezza, le gesta e i campioni che non ci sono più, o quelli che stavano per partire, diretti in altre leghe. Del resto i fondamentali del nostro campionato sono noti.
(Continua su Prima Comunicazione)

 

 

 

 

(Nella foto una partita della Juventus)