Pubblicato il 14/02/2023, 15:03 | Scritto da La Redazione

Calcio: la Serie A guarda a Jeff Bezos

Calcio: la Serie A guarda a Jeff Bezos
Verso lo stralcio dell'emendamento che proroga i diritti tv delle partite. Una nuova gara porterebbe perd molti meno soldi ai club di Serie A. Le soluzioni? I fondi di private equity o l'arrivo di Prime

Il calcio ora spera in Amazon

MF, di Manuel Follis, pag. 17

Il giallo sull’emendamento che inserisce la possibilità di proroga dei dintti del calcio la dice lunga su quanto il mondo del pallone sia in difficoltà. In teona la norma non si potrebbe più togliere dal decreto Milleproroghe, ma l’esecutivo cercherà il modo di recepire la moral suasion del Quirinale e quindi il Parlamento cercherà il modo di anestetizzare gli effetti o proporrà un emendamento soppressivo per stralciare la norma. Sulla carta quella proposta era una modifica della Legge Melandri, quella che aveva impostato il regolamento sui diritti televisivi per il calcio. La modifica avrebbe previsto la possibilità, in caso il mercato non dovesse offrire soluzioni più convenienti, di prorogare i contratti con gli attuali concessionari, che sono al momento Dazn (con Tim) e Sky «per il tempo necessario e comunque non oltre la durata complessiva di cinque anni», ossia due anni oltre il limite triennale previsto dalla legge Melandri. Al di là delle tecnicalità con cui ora si cercherà di «smontare» l’emendamento, restano dietro le quinte i mugugni di almeno parte del mondo del calcio, che avrebbe voluto veder applicata la nuova norma. Tutto, come sempre, ruota attorno ai soldi.

Al netto di sorprese o colpi di scena, come potrebbe essere un ritorno di fiamma tra la Lega calcio e i fondi di private equity, se oggi si andasse a gara sarebbe difficile ipotizzare che un soggetto interessato al calcio italiano, che si tratti della stessa Dazn o di Sky, metta sul piatto una cifra simile a quella dello scorso bando, ossia 940 milioni all’anno. Per qualcuno sarebbe proprio impossibile. Quanto sarebbe più basso l’incasso con una nuova gara? Questo dipende da troppe variabili e quindi nessuno sa calcolarlo con certezza, anche se circolano diverse simulazioni. C’è chi sostiene che considerando i diritti piil costi di produzione, la sostenibilità dell’attuale prodotto richiederebbe un investimento molto inferiore, vicino ai 300 milioni all’anno. Probabile si tratti di esagerazioni o dei calcoli di chi vorrebbe spendere il meno possibile, ma resta la convinzione che le cifre sarebbero più basse. Un’eventuale proroga, anche ammettendo che alla fine l’emendamento venga reintrodotto in altri decreti, implicherebbe per Dazn un esborso non sostenibile, tanto più che ai tempi del bando l’operatore di streaming si era presentato in partnership con Tim che versava 340 milioni all’ anno, un contratto che ha causato parecchi grattacapi a entrambe le società e che poi è stato rivisto al ribasso. Ma Tim oggi non siglerebbe più una partnership sui diritti del calcio, di sicuro non a quelle cifre e quindi i 940 milioni sarebbero tutti a carico di Dazn e Sky.
(Continua su MF)

 

 

 

(Nell’immagine il logo di Prime Video)