Pio e Amedeo: “Noi due, sempre insieme, fin dalla nascita”
«Da Telefoggia al Nord, anche nella vita siamo stati scrocconi»
Corriere della Sera, di Giovanna Cavalli, pag. 31
Vi siete conosciuti a 10 anni.
Amedeo: «Pio era una creatura tutta tonda, non si sa bene come riuscisse a deambulare». Pio: «Lui invece era un batuffolo di pelo nero». Amedeo: «Mi sono sviluppato presto, grazie a Colpo Grosso».
Amici subito.
Pio: «Due bambini atipici, per fisicità e provenienza, capimmo presto che non ci avrebbero mai presi sul serio. Primo lavoretto: vendere le palme benedette, già tre mesi prima di Pasqua». Amedeo: «Che poi erano più che altro le palme di Benedetto, il tizio che ci aiutava a tagliarle. Passavamo porta a porta. Pagamento in nero».
Ma la storia che siete nati nello stesso reparto di maternità di Foggia, a cinque giorni di distanza, in due culle vidne, è una fandonia che propinate ai giornalisti?
Pio «No, è vera, l’abbiamo scoperto dodici anni fa». Amedeo: «Esiste una foto, l’hanno ritrovata le mamme, una carrambata, compare pure nella sigla di Emigratis».
Già, la trasmissione cult (prime tre edizioni su Italia i, l’ultima su Canale 5) in cui Pio D’Antini (39 anni) e Amedeo Grieco (idem, è lui che ha 5 giorni in più), si trasformano nella più rumorosa coppia di villani/ignoranti/trogloditi/ decerebrati della tv (se lo dicono da soli: i testi interpretati da Francesco Pannofino sono loro), ovvero il Bufalone e il Messicano, che in zoccoli, pelliccia, canotte, slippini fluo e occhiali a specchio perseguitano vip ricchi e famosi, scroccando contanti, orologi, vestiti, cene. Buzzurri ma buoni: il malloppo stavolta ha finanziato pozzi in Kenya per l’Amref (battezzati supercafonamente i «Moana pozzi»).
Quasi non oso chiedervi dei tempi della scuola.
Amedeo: «Ero bravo — l’intellettuale del duo sono io, si rapisce da lontano — poi mi sono perso. Ho fatto lo scientifico, lui ragioneria, rappresentanti di istituto, ci si ritrovava in testa ai cortei, per fare casino, senza un perché». Pio: «Che poi il tipico motivo per fare sciopero era il riscaldamento rotto in classe, quando fuori c’erano 40 gradi con gente in maniche corte».
Poi, l’idea.
Pio: «Ci venne in mente di guadagnare qualche soldino divertendoci, come animatori nei villaggi turistici». Primo spettacolino? Amedeo: «A 17 anni e mezzo. Ottanta posti sold out, perché i parenti erano numerosi, esaurite pure le repliche».
Debutto a Telefoggia, pochi mezzi, tanta fantasia.
Pio: «C’era una telecamera e una videocassetta, la stessa del tg. “Avete mezz’ora, poi riportatela che hanno sparato a uno”. Sognavamo in piccolo». Amedeo: «Avremmo firmato per ottenere anche molto meno. Questo mestiere ti dà una soddisfazione importante: far ridere la gente. Come quando vedi i tuoi figli felici e sei felice anche tu».
Esisteva un piano B?
Pio: «Figlio di statali, i miei sognavano laurea e posto fisso. “Che mi laureo a fare? Il posto fisso non lo voglio”». Amedeo: «L’università l’abbiamo fatta, Scienze della Comunicazione, ci mancano sei esami. Uno avremmo dovuto sostenerlo con Maurizio Costanzo, non abbiamo avuto il coraggio di presentarci. Anni dopo, quando lo abbiamo conosciuto, abbiamo provato a corromperlo. “Dai Mauri, facci passare, dacci il 18 politico”. Niente da fare». Pio: «Ogni volta che si avvicinava un esame spuntava fuori un lavoro. Mi riducevo a studiare gli ultimi tre giorni, prendendo ripetizioni dal più secchione. E poi, il giorno prima, istruivo Amedeo». Amedeo: «Pure i miel premevano per una sistemazione sicura, ma Io non volevo lavorare tutti i giorni. L’ideale sarebbe stato un posto da bidello. Due mesi di ferie pagate, gli altri passati a fare il venditore abusivo di pizzette». Pio: «Però non lo scriva che siamo quasi laureati, ci rovina il curriculum».
(Continua sul Corriere della Sera)
(Nella foto Pio e Amedeo)