Pubblicato il 31/10/2022, 16:02 | Scritto da La Redazione

Ben Ammar di Eagle Pictures: “Netflix e Disney hanno già vinto”

Ben Ammar di Eagle Pictures: “Netflix e Disney hanno già vinto”
Per l'imprenditore tunisino (proprietario di Eagle) "nessuno è in grado di star dietro ai colossi delle piattaforme streaming Il mercato italiano è troppo frammentato, dovrebbe consolidarsi" e ne ha parlato a Giovanni Pons sulle pagine de La Repubblica.

Tarak Ben Ammar “La partita con Disney e Netflix è persa ma nelle produzioni l’Italia è viva”

La Repubblica Affari & Finanza, di Giovanni Pons, pag. 8-9

«Content is king”, il contenuto è sovrano. La frase, diventata quasi un mantra, scritta da Bill Gates nel gennaio 1996, a distanza di 26 anni è quanto mai attuale. Basta dire che i ricavi mondiali dell’industria audiovisiva, che nel 2019 avevano già raggiunto la ragguardevole cifra di 88 miliardi, nell’era post Covid hanno superato 93 miliardi con un peso sempre maggiore del digital streaming e del video on demand (72 miliardi, più 58% nel 2021) rispetto alle tradizionali sale cinematografiche (21 miliardi, meno 50%). La parte del leone la fanno ormai gli abbonamenti alle piattaforme streaming, sottoscritti da una platea di 1,3 miliardi di persone, il che mette in seria difficoltà i broadcaster tradizionali. Questo massiccio spostamento della fruizione è stata trainata dalla produzione di contenuti: le serie originali prodotte nel 2021 sono state 1.826 e il trend è ancora in crescita. Nel 2025 gli investimenti previsti arriveranno a 100 miliardi, suddivisi tra le quattro piattaforme principali, Disney+ (41 miliardi), Discovery+ (26), Netflix (22), Amazon (19). In Europa la quota di mercato degli streamers è ormai arrivata al 16% con 13 miliardi di investimenti suddivisi tra Gran Bretagna (5 miliardi), Germania (3,7), Francia (2,6), Spagna (1,5) e Italia (1,1). «Nel mercato audiovisivo è in corso un processo di internazionalizzazione dei contenuti – spiega Laura Torchio, coordinatore Expertise Center di Unicredit che ha appena lanciato l’iniziativa One4Cinema – gli utenti mostrano un interesse crescente per i contenuti locali, anche in lingua originale, che possono ambire a una distribuzione su scala globale. Questo spiega perché molti operatori internazionali scelgono l’Italia, nota per la sua creatività, la grande tradizione autoriale e la riconosciuta capacità esecutiva, per investire nella produzione di film e serie tv». Anche grazie al tax credit del 40% introdotto dall’ex ministro della Cultura Franceschini. Tra gli operatori che si stanno posizionando lungo questo ponte tra Italia e resto del mondo c’è sicuramente Eagle Pictures, acquistata nel 2007 dall’imprenditore franco tunisino Tarak Ben Ammar. Eagle, che quest’anno ha portato nelle sale italiane “House of Gucci” e “Top Gun Maverick“, è il primo produttore italiano indipendente che vanta accordi con cinque major internazionali: Mgm, Paramount, Sony, Warner e Lionsgate.

Tarak Ben Animar, come è riuscito a sposare gli interessi delle major con quelli di Eagle?

«Io nasco come produttore, fin dagli anni ’70 ho convinto diversi registi a girare i loro film in Tunisia (tra i tanti George Lucas per “Guerre Stellari” e Steven Spielberg per “Indiana Jones”). Grazie ai miei contatti internazionali, a un management di alto livello e alla credibilità conquistata sul campo siamo andati alla ricerca dei film giusti per il mercato italiano costruendo un forte legame con le major». L’ultimo accordo die avete firmato è quello con Sony, controllata dai giapponesi, e prevede sia produzione che distribuzione. È diverso dai precedenti? «E un accordo a tutto campo, Sony è l’unico Studios a non avere una piattaforma OTT proprietaria, si concentra sulle produzioni cinematografiche. Con loro abbiamo deciso di produrre insieme grandi e piccoli film e dal marzo 2023 Eagle Pictures potrà distribuire tutti le pellicole Sony in Italia. Inoltre possiamo utilizzare la capillarità di Sony all’estero per veicolare film italiani nel mondo».

Avete già iniziato a lavorare insieme?

«Due film sono già stati cofinanziati, “Il Talento di Mr Crocodile” con Javier Barden, costato 50 milioni e che è già a 30 milioni di incassi in America, e proprio in questi giorni abbiamo inziato a girare, vicino ad Amalfi, “Equalizer 3” con Denzel Washington, impiegando tutte maestranze italiane per un investimento da 60 milioni. Eagle e Sony hanno deciso poi di affidare la produzione esecutiva del film alla “Garbo” di Maite Bulgari. Inoltre a breve uscirà “Dampyr” coprodotto con Bonelli Editore, sarà distribuito in tutto il mondo da Sony».

Il tax credit è una misura molto forte e sta attirando in Italia molte produzioni internazionali. Qualcuno dice che è troppo gravosa per il contribuente italiano, lei cosa ne pensa?

«È un incentivo importante che permette anche a colossi come Netflix e alle più importanti major internazionali di produrre e investire contribuendo alla crescita economica del Paese. Uno studio inglese ha dimostrato che il tax credit produce un indotto pari a tre volte i soldi investiti, quindi il contribuente italiano avrà un beneficio molto superiore al mancato incasso. Nella zona di Amalfi, dove stiamo girando adesso, è tutto prenotato per due mesi in un periodo non estivo. Le maestranze sono tutte italiane e il problema semmai è che non si trovano, perché mancano le scuole di formazione».

L’accordo con Sony vi permetterà di fare uno scatto in avanti nelle sale italiane, che si stanno riprendendo dopo il periodo buio del Covid? 

«Spero proprio di sì, nel secondo quarter 2022 Eagle è stato il primo distributore in Italia davanti alle grandi majors e grazie all’accordo con Sony consolideremo il nostro posizionamento tra i top players come Disney, Universal, Warner Bros Italia. Sony porta in dote anche i dati sulle preferenze degli spettatori che sono molto importanti. I grandi film continuano a riempire le sale mentre per le produzioni più piccole è molto più difficile».
(Continua su La Repubblica, Affari & Finanza)

 

 

 

 

(Nell’immagine il logo di Eagle Pictures)