Netflix: i rimedi all’account sharing sembrano funzionare
Netflix, crescita oltre le attese
Italia Oggi, di Claudio Plazzotta, pag. 17
Avete presente la faccia paciosa e sorridente di Reed Hastings, il fondatore di Netflix? Quell’approccio un po’ peace and love della West coast californiana, con cui si complimentava negli anni passati per i successi e i premi di libo, o quando diceva che i suoi competitor non erano i broadcaster televisivi, ma piattaforme tipo YouTube o Fortnite con cui era in gara per conquistare fette del tempo libero delle persone? Ecco, dimenticate tutto. Ora Netflix gioca duro, perché il gioco si fa duro. Innanzitutto, nel presentare i risultati del terzo trimestre luglio-settembre 2022, la piattaforma di streaming mostra i muscoli, poiché deve cominciare ad attrarre investitori pubblicitari che da novembre potranno pianificare Netflix. Ed ecco che «nel Regno Unito la share di visione di Netflix è dell’8,2%, ovvero 2,3 volte quella di Amazon e 2,7 volte quella di Disney+». E poi, invece, «negli Stati Uniti Netflix intercetta il 7,6% del tempo dedicato alla tv, ovvero 2,6 volte Amazon e 1,4 volte Disney+ con Hulu e Hulu Live. Peraltro è ormai chiaro a tutti il collasso della raccolta pubblicitaria per la tv lineare, fatta eccezione per poche property con eventi sportivi». A seguire, una stoccata che mai Hastings e co. si erano permessi di affondare finora: «I nostri competitor stanno investendo un sacco di soldi per conquistare abbonati ed engagement, ma costruire un business di successo nello streaming è molto complicato. Prevediamo che loro stiano perdendo tanto, diciamo un totale di perdite operative 2022 pari a ben oltre 10 miliardi di dollari. Al contrario, Netflix chiuderà il 2022 con un risultato operativo positivo tra i 5 e i 6 miliardi di dollari». Infine, ecco il giro di vite sulla condivisione delle password: dal 2023 scatterà un divieto, con la possibilità di sottoscrivere abbonamenti ad hoc, a prezzo maggiorato, per consentire di creare sub-account dedicati a familiari e amici.
Al 30 settembre gli abbonati a Netflix sono saliti complessivamente a quota 223 milioni nel mondo, un incremento di 2,41 milioni rispetto al trimestre aprile-giugno 2022, con un andamento che è andato oltre le attese (Netflix stimava un aumento di un milione di abbonati). Certo, gran parte della crescita, pari a 1,43 milioni di nuovi clienti, arriva dall’area Asia-Pacifico, dove l’arpu (i ricavi medi mensili per singolo abbonato) è in costante discesa ed ha raggiunto gli 8,3 dollari (-13% rispetto al Q2), mentre l’area più ricca, Usa e Canada, quella con arpu pari a 16,37 dollari, contribuisce all’incremento degli abbonati rispetto al Q2 per appena 100 mila unità, e vede, invece, addirittura un calo di 600 mila abbonati rispetto al Q3 del 2021. I ricavi di Netflix tra luglio e settembre sono a quota 7,92 miliardi di dollari (+5,9% sul terzo trimestre del 2021), con utili per 1,4 miliardi e una cassa positiva per 472 milioni di dollari. Come promesso dai vertici finanziari di Netflix, quindi, a partire dal 2022 la cassa non è più un problema, e il business sarà in grado di autofinanziarsi (nel solo 2022 Netflix ha investito 17 miliardi di dollari per la produzione di contenuti originali) senza più doversi indebitare massicciamente. E anche per il trimestre ottobre-dicembre c’è ottimismo, tanto che le stime di Netflix prevedono un +4,5 milioni di abbonati, forse sulla spinta delle nuove offerte con pubblicità e a prezzi più bassi. Poiché, a partire dal 2023, l’attività di Netflix non sarà più esclusivamente finanziata dagli abbonati, ma anche dalla pubblicità, e tenuto conto che dal 2023 partiranno le nuove forme di abbonamenti «membership» per condividere la password con amici e parenti, la trimestrale Q3 del 2022 è stata l’ultima nella quale la società ha reso pubbliche le previsioni sul numero di abbonati nel trimestre successivo. Continuerà a pubblicare i dati sugli abbonati trimestre per trimestre, ma, quanto alle previsioni, dal Q4 del 2022 si limiterà a condividere le metriche che adesso ritiene più significative per giudicare le sue performance: ricavi, risultato operativo, utili.
(Nella foto Reed Hastings)