Pubblicato il 21/09/2022, 17:04 | Scritto da La Redazione

Ludovico Bessagato: Prisma, una metafora della nostra società

Ludovico Bessagato: Prisma, una metafora della nostra società
Il regista, già dietro la macchina da presa per Skam Italia, torna con Prisma, disponile da oggi sul servizio di streaming di Amazon. Tanti i temi trattati, soprattutto quello della fluidità, un tema "che è sempre esistito, ma di cui si può finalmente parlare".

Generazione fluida I ragazzi delle serie tv raccontano la realta

Repubblica, di Chiara Ugolini, pag. 38

«Non nascondo che la paura del confronto è tanta». Ludovico Bessagato, 39 anni, milanese, pensava di fare il magistrato o il politico e per un incontro casuale con il teatro è finito a fare il regista, lo sceneggiatore, lo showrunner. Dopo aver lavorato a serie come Rocco Schiavone, Il cacciatore, ha preso le redini di Skam Italia, il format importato dalla Norvegia che in cinque stagioni ha raccontato i ragazzi di un liceo romano diventando fenomeno generazionale. Ora firma con Alice Urciuolo Prisma su Prime Video, produce ancora Cross Productions. Segue il percorso di due gemelli, Andrea e Marco (entrambi interpretati dall’esordiente Mattia Carrano), alla ricerca del loro posto nel mondo, il loro giro di amici tra un liceo di Latina, la piscina dove Marco si allena, il mondo della trap. Andrea è un ragazzo che spesso non si sente tale, su questo non riesce ad aprirsi con nessuno, neppure con il gemello Marco, identico e profondamente diverso.

Perché “Prisma”?

«Riconduce all’arcobaleno e quindi al mondo lgbtq+. Ci piaceva l’idea della complessità dietro l’apparente binarietà, semplicità. Il raggio trasparente del sole che, filtrato attraverso il giusto angolo, rivela un’infinità di sfumature. È la metafora giusta per quello che volevamo fare: partire dal tema dell’identità di genere e raccontare la realtà complessa incarnata dal protagonista Andrea, che non darà mai una risposta a se stesso o agli altri su quale sia esattamente il confine della sua identità. Abbiamo cercato situazioni e personaggi che fossero ricchi di toni, senza etichette. È una generazione complicata, abbiamo provato a restituire la complessità».

Per “Skam” avete fatto lavoro sul campo, qui come è andata?

«Abbiamo fatto interviste, incontri, un annodi approfondimento, da lì abbiamo costruito i personaggi, non c’è nulla in Prisma che non nasca da un incontro con la realtà».

Perché la provincia, Latina?

«Anche per differenziarsi da Skam, Alice è di Latina e ci siamo chiesti se potesse essere il territorio giusto. È una città che non somiglia a nessun’altra, è giovane con i suoi 90 anni dalla fondazione, non ha un dialetto, un centro storico, tradizioni locali radicate, questo la rende una città dall’identità in costruzione».

L’identità di genere, la fluidità c’era in “Skam” ma qui è centrale.

«Il mondo che ho ereditato, e che divide l’orientamento sessuale in schemi molto semplici, etero o gay, maschi e femmine, non è il loro mondo. Più indaghi e capisci che la realtà è sfaccettata, più sviluppi un pensiero complesso più hai domande e meno risposte. Le persone trans sono sempre esistite, come la disforia di genere e la fluidità. Oggi, pero — e credo che sia meraviglioso — se ne può finalmente parlare. Prima, chi viveva questa esperienza non pensava di poterla affrontare apertamente, la reprimeva o veniva marginalizzato. Ricordo la reazione alla candidatura di Vladimir Luxuria in Parlamento, come se fosse fuori dalla norma. In un mondo culturale sano gli scrittori, i cineasti, i filmaker guardano la società, i suoi cambiamenti e ne tengono conto nei propri racconti».
(Continua su La Repubblica)

 

 

 

 

(Nella foto Ludovico Bessegato)