Pubblicato il 05/09/2022, 11:33 | Scritto da La Redazione

Massimo Giletti: Non è l’Arena riparte con la campagna elettorale

Massimo Giletti: Non è l’Arena riparte con la campagna elettorale
Il conduttore si confida a Libero Quotidiano, in attesa di ripartire con la sua trasmissione domenica 11 settembre su La7. Fra politicanti di mestiere e colleghi prestati alla politica, il giornalista ne ha per tutti.

Massimo Giletti: «La Ferragni sposta più voti di me»

Libero Quotidiano, di Francesca D’Angelo, pag. 18

Massimo Giletti, partenza anticipata anche per lei quest’anno: da domenica 11 settembre torna in onda su La7 con «Non è l’Arena»…

«Sì, e partiremo inevitabilmente dalla campagna elettorale. Primo ospite: Matteo Salvini».

Non mi sembra entusiasta.

«Ma’, è che sono un po’ perplesso: ormai il dibattito è incentrato più sui politici che non sulla politica. Il mio tentativo sarà proprio quello di riportare il confronto sul Paese reale».

Come ci riuscirà?

«Andando nel Paese e sollecitando in modo provocatorio i politici. Per esempio, cosa vogliono fare con questo benedetto Pnrr? Nessuno ne parla più: non si va più in là degli slogan».

Pensavo puntasse anche lei sui duelli elettorali.

«No, grazie, anche perché chi vi partecipa finisce per usare molto il fioretto e poco la spada. Poi, certo, i duelli portano alti ascolti ma il rischio è che – mi passi la provocazione – prevalga lo spettacolo sulla democrazia».

Ma oggi la tv sposta ancora i voti?

«Una volta era così. Ho ancora impresso nella memoria il confronto tv tra Berlusconi e Occhetto. 11 primo si era presentato abbronzato, vestito in modo distinto, con la spilletta di FI; Occhetto sembrava un politico dei Paesi dell’Est… Quel duello sì che aiutò l’ascesa di Berlusconi! Coincise però anche con la fine della politica decretando la vittoria dei personalismi sui partiti».

Adesso invece?

«E cambiato tutto. Ora guardare i talk è come guardare il Grande Fratello: capisci subito come andrà a finire. Non c’è nulla di spontaneo. Gli stessi protagonisti sanno esattamente cosa fare o dire per ammiccare alla telecamera. Ecco perché lascio i duelli agli altri».

La vera campagna elettorale si è spostata sui social?

«Be’, il fatto stesso che, a 85 anni, Silvio Berlusconi sia sbarcato su TikTok ti fa capire molte cose. Il problema è che online è il trionfo della comunicazione incompleta, parziale e poco regolamentata. Ergo, potenzialmente fuorviante».

Alla fine quindi sposta più voti Chiara Ferragni e non Giletti?

«Sì, questa è la direzione di viaggio. Detto questo, io stimo molto Ferragni: un successo come il suo non arriva per caso. Lei ha grandi qualità. È il resto del mondo che la circonda a impensierire perché non è filtrato da una reale analisi…».

La grande “sorvegliata speciale” di questa campagna elettorale è Giorgia Meloni: è davvero l’incarnazione di tutti i mali?

«Secondo me Meloni paga anche lo scotto di essere una donna. Quando penso al numero di femminicidi, mi chiedo se l’Italia sia ancora un Paese per donne… C’è anche da dire che o le a tener banco sono le tensioni all’interno delle coalizioni e non i confronti tra queste. La sinistra demonizzò Berlusconi per anni e oggi (sbagliando, secondo me) fa lo stesso con la Meloni».

E pure con Rita Dalla Chiesa, aggiungerei.

«Sa, io ho un rapporto molto stretto con lei, suo padre frequentava mia nonna, venivano spesso a mangiare a Torino…».

Non svii, Giletti.

«Non lo sto facendo».

Allora sarò più chiara: ha ragione Repubblica quando sostiene che Rita tradisca l’educazione ricevuta dal padre candidandosi per FI?

«Rita rappresenta la memoria, che è sempre qualcosa di scomodo. Sarà poi lei a decidere da che parte stare sulla questione della mafia, anche all’interno di FI. E non ho dubbi che sappia dove stare».

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(Nella foto Massimo Giletti)