Pubblicato il 18/07/2022, 17:03 | Scritto da La Redazione

Doppio schiaffo a Macron che vuole abolire il canone TV

Doppio schiaffo a Macron che vuole abolire il canone TV
Arriva dal ministero delle Finanze e da quello della Cultura. Che preannunciano la possibile bocciatura del provvedimento con un documento di 54 pagine. In cui si dice che il pluralismo e l'indipendenza dei media sono obiettivi di valore costituzionale: e ciò impone allo Stato di garantire l'indipendenza di France Télévisions, Arte, Radio France, b7ance Médias Monde, TV 5 Monde.

Abolizione del canone TV: l’amministrazione invita alla cautela

Les Echos, Sébastien Dumoulin, pag. 16

Attenzione, pericolo! Secondo Emmanuel Marron, il canone audiovisivo scomparirà nel 2022, ma l’amministrazione sta mettendo in guardia i politici. Questa “riforma significativa” richiede di portare sufficienti gerenze per ridurre il rischio giuridico apolitico che essa comporta”, sottolinea un rapporto consegnato al Primo Ministro dall’ispezione generale delle finanze (IGF) e dall’ispezione generale degli affari culturali (IGAC). Il Consiglio costituzionale potrebbe censurare il dispositivo secondo gli autori. Il rapporto, commissionato da Matignon lo scorso autunno, arriva in ritardo rispetto al dibattito Il disegno di legge che abolisce il contributo pubblico radiotelevisivo (PAC, ex-redevance) è stato presentato al Consiglio dei Ministri all’inizio di questo mese e dovrà essere votato dall’Assemblea a partire dal 21 luglio. Ma mentre i professionisti del settore sono in allerta, questo documento di 54 pagine ha il merito di indicare chiaramente le insidie da evitare. Volatilità dei finanziamenti Il primo è di natura legale.

L’indipendenza, anche finanziaria, dei media pubblici è garantita dai testi europei e francesi. In particolare, sebbene l’emittenza pubblica non sia esplicitamente menzionata nella Costituzione, il pluralismo e l’indipendenza dei media sono obiettivi di valore costituzionale, sottolinea il rapporto, che impone allo Stato di garantire l’indipendenza di France Télévisions, Arte, Radio France, b7ance Médias Monde, T V 5 Monde, per non parlare dell’INA. Tuttavia, questa indipendenza sarebbe di fatto compromessa se il loro finanziamento, invece di essere fornito dal canone, provenisse direttamente dal bilancio dello Stato senza alcuna garanzia. Attualmente il canone porta 3,7 miliardi di euro, pari a quasi il 90% del bilancio annuale dell’emittenza pubblica. Si tratta di una risorsa specificamente dedicata, stabile a livello globale nonostante una lenta erosione e che offre prevedibilità ai gruppi interessati. D’altra parte, il finanziamento a carico del bilancio statale comporterebbe il rischio di “volatilità dei finanziamenti”, si legge nel rapporto, che sottolinea come i pochi Paesi che hanno optato per il budgeting, come la Spagna e i Paesi Bassi, siano caratterizzati da un settore audiovisivo pubblico più debole.
(Continua su Les Echos)

 

 

 

(Nella foto Emmanuel Macron)