Pubblicato il 21/06/2022, 11:34 | Scritto da Francesco Sarchi
Argomenti:

Hollywood senza pace. Dopo gli afroamericani, si ribellano gli spagnoli

La guerra non tanto silenziosa di Hollywood contro la Spagna

ABC, di César Cervera

In una scena di apertura di “Pirati dei Caraibi”: “Oltre i confini dei mari” (2011), il Capitano Jack Sparrow, interpretato da Johnny Depp, conversa con il Re inglese, che lo esorta a trovare la fonte della giovinezza prima che lo faccia “l’amaro” Re spagnolo, caratterizzato da carnagione scura, baffi e barba nera. Inoltre, il protagonista più positivo del film risulta essere un giovane missionario anglicano dai capelli e dagli occhi chiari, che cerca di proteggere la fontana dall’assalto degli spagnoli, che vogliono distruggerla, come sono soliti fare. Pigro, ozioso, irascibile, violento e fanatico. Il cinema anglosassone ritrae spesso gli spagnoli con questi tratti negativi, quasi sempre nelle vesti di conquistatori, inquisitori o toreri, in una serie di stereotipi falsi e incompleti che sono presenti fin dalle origini del cinema.

“Siamo stati educati al discorso della supremazia anglosassone, dove gli spagnoli sono i cattivi e sia il cowboy anglosassone che il pirata inglese sono personaggi positivi”

spiega lo storico Esteban Vicente Boisseau, che ha appena pubblicato il libro ‘Hollywood contra España‘ (Espasa), un’opera sulla sopravvivenza dei cliché della Leggenda Nera attraverso la settima arte. Buona parte di questi cliché cinematografici derivano da quanto proclamato dalla propaganda anglo-olandese nel XVI secolo sulla natura arretrata e depravata del Paese di Filippo II. Un discorso di odio che si riflette ancora oggi nel modo in cui il resto del mondo e il cinema vedono la nazione della siesta, della sangria e delle palmas. “Abbiamo assimilato anche questo discorso. Mentre le comunità afroamericane e indigene sono riuscite a cambiare l’immagine cinematografica di loro, il mondo ispanico non ha reagito e ha preferito conformarsi al melting pot anglosassone. Sono molti gli attori spagnoli che partecipano a film che seguono i cliché della Leggenda Nera. Preferiscono l’accettazione. Le illustrazioni sulla stampa, i fumetti, i videogiochi, la televisione e le serie sono complici necessari per mantenere viva la Leggenda Nera. Questo libro contiene numerosi esempi di luoghi comuni sulla Spagna e la sua storia in saghe famose come Indiana Jones, Pirati dei Caraibi, Mission Impossible, Harry Potter e Star Wars.

Il fatto che molti dei film del libro abbiano alle spalle il marchio Disney non è dovuto a un’oscura cospirazione, ma al fatto che questo gigante dell’intrattenimento è enormemente rappresentativo del canone anglosassone: “Il fondatore della Disney apparteneva a quell’ambiente e orientava il suo pubblico verso quel discorso. La visione tradizionale della storiografia, sia britannica che americana, è molto impregnata dell’essenza protestante anglosassone”. Proprio in concomitanza con la furia iconoclasta contro le statue e i simboli spagnoli in Nord America, film come “Jungle Cruise” – diretto dal catalano Jaume Collet-Serra – e “Eternals” hanno rivitalizzato la terribile immagine dei conquistadores. Secondo Boisseau, negli Stati Uniti bisogna distinguere due visioni dei conquistadores: quella ereditata dalla Leggenda Nera, come “sterminatori di indiani” ossessionati dall’oro; e quella dell’esploratore spagnolo, presente, ad esempio, nei film di Indiana Jones, dove le tracce del loro passaggio nel continente sono mostrate con una certa ammirazione, ma con sospetto. “Danno l’impressione di essere passati e di essersene andati rapidamente. È una sfaccettatura un po’ più positiva, ma sempre soggetta al fatto che, alla fine, gli spagnoli sono in minoranza rispetto ai protagonisti anglosassoni.

Questo si vede chiaramente in ‘Uncharted‘, che presenta la circumnavigazione del mondo come un’operazione di ricerca dell’oro, dove sono i cacciatori di tesori anglosassoni che finiscono per avere la meglio sugli eredi spagnoli”, sostiene. Per nascondere la propria vergogna, il cinema anglosassone non solo interpreta gli spagnoli e i loro eredi ispanici in ruoli negativi, ma glorifica anche personaggi storici di dubbia caratura solo perché anglosassoni. È il caso di John Smith, “un assassino di indiani” che viene ritratto come un eroe nel film a cartoni animati “Pocahontas“. “Il film è completamente manipolato, travisando la realtà storica, come hanno denunciato molti accademici americani. Naturalmente, le critiche accademiche non sono quelle che arrivano sullo schermo”, afferma.