Pubblicato il 09/06/2022, 17:02 | Scritto da La Redazione

La Francia abolisce il canone Tv. E ridisegna il panorama televisivo

Il Senato vuole fondere France Télévisions, radio France, France Médias Monde e l’Ina

Le Figaro, pagina 30, di Caroline Sallé.

Il Senato ha lanciato mercoledì una pietra miliare nello stagno dell’emittenza pubblica. E questa pietra miliare, sotto forma di rapporto, promette di fare le onde. Il presidente rieletto Emmanuel Macron ha decretato la fine del canone televisivo con il pretesto di «lottare contro l’alto costo della vita». L’Alta Camera non aveva altra scelta che agire in base a questa decisione. Ma insiste sulla necessità di tenere un grande dibattito in Parlamento il prossimo anno sul finanziamento e, di conseguenza, sulle missioni e sulla portata dell’emittenza pubblica. Una questione di quasi 4 miliardi di euro per lo Stato azionista.

«Il governo ha promesso di darci un progetto per sostituire il canone Tv entro il 2020, poi nel 2021. Non abbiamo visto nulla. All’inizio del 2022, abbiamo sollecitato più volte Matignon e l’Eliseo su questo tema, senza alcun risultato. La riforma del finanziamento dell’emittenza pubblica non deve ridursi a una semplice misura sul potere d’acquisto dei francesi. Deve soprattutto riflettere una reale ambizione per il servizio pubblico radiotelevisivo», affermano Roger Karoutchi e Jean-Raymond Hugonet, co-relatori della missione di controllo congiunta delle commissioni finanze e cultura del Senato sul finanziamento dell’emittenza pubblica. «C’è un vuoto assoluto di riflessione e di proposte da parte del governo dopo il ritiro della riforma Riester sull’emittenza pubblica», deplora Roger Karoutchi, mentre Jean-Raymond Hugonet insiste sull'”urgenza di un vero progetto strategico”.

Proposte alternative

I due senatori di LR hanno avanzato diverse proposte scioccanti, a cominciare da quella di raggruppare France Télévisions, Radio France, France Médias Monde e l’INA in un’unica società. È sparita la holding, un’idea avanzata dal Senato sette anni fa. Dobbiamo accelerare. «Possiamo constatare che la cooperazione annunciata è rimasta embrionale. Le strutture sono state lasciate a sé stesse, il che non le ha incoraggiate a riunirsi. Senza una linea guida, senza un’ambizione dichiarata dallo Stato azionista, rimarremo in uno stato di confusione», affermano i correlatori. Questa misura avrebbe il vantaggio di sistematizzare la mutualizzazione.

La missione di controllo spera che l’anno prossimo si possa discutere un testo giuridico in modo che la nuova struttura, France Médias, possa essere inaugurata nel 2025, quando terminerà il mandato di Delphes Ernotte alla guida di France Télévisions. «La fusione è un modo per utilizzare al meglio le risorse», insiste Roger Karoutchi.

Una newsroom comune

Seconda proposta scioccante: riunire tutte le redazioni in una “newsroom” comune a tutti i gruppi radiotelevisivi pubblici. L’informazione è infatti un pilastro centrale del servizio pubblico radiotelevisivo. «Non è una questione di riduzione. Si tratta di fare il contrario», ci rassicura Jean-Raymond Hugonet. Questa redazione unica, che permetterebbe di «eliminare i doppioni e rafforzare le competenze», sarebbe organizzata in tre poli, che coprirebbero questioni internazionali, nazionali e locali. La terza misura, collegata alla precedente, prevede che France 3 e France Bleu vengano riunite in un’unica filiale, France Médias Régions. Questa offerta editoriale terrestre sarebbe disponibile su tutti i media.

Oltre a questa vasta riorganizzazione, il rapporto auspica una strategia digitale unificata.  «Questo non significa che dobbiamo radere tutto al suolo a vantaggio di un solo marchio. Soprattutto, dobbiamo concentrare le nostre forze e risorse, sulla base di obiettivi comuni, perché siamo molto indietro», sottolinea Jean-Raymond Hugonet. L’obiettivo è quello di facilitare l’accesso dei francesi all’offerta digitale del servizio pubblico. Investire maggiormente nella tecnologia digitale aiuterà anche a «difendere la sovranità audiovisiva della Francia» in un momento in cui le piattaforme americane stanno conquistando la maggior parte del mercato dei contenuti on-demand su Internet, si legge nel rapporto. In questo contesto di maggiore concorrenza, i senatori vogliono obbligare per legge i produttori di televisori e gli operatori di telecomunicazioni a introdurre un pulsante sul telecomando che dia accesso diretto ai programmi del servizio pubblico.
(Continua su Le Figaro)

 

(Nella foto la sede di France Télévisions)