Pubblicato il 14/03/2022, 19:03 | Scritto da La Redazione

In nome del telepopolo italiano ti condanno a… il caso Pipitone

Serie su Denise Pipitone, l’angoscia trasformata in format

Corriere della sera, pagina 51, di Aldo Grasso.

Se mettessimo assieme tutte le ore che la Tv ha riservato al caso di Denise Pipitone, avremo la serie più lunga della storia della tv italiana. Adesso, alla vicenda, si aggiunge Denise, la docu-serie in quattro puntate, prodotta da Palomar DOC per Discovery, diretta da Vittorio Moroni, scritta con Simona Dolce, incentrata sulla storia della bambina scomparsa nel 2004 a Mazara del Vallo. Ho visto due puntate e non mi pare che ci siano elementi di novità, a meno che intervistare una redattrice di Chi l’ha visto?, tanto per fare un esempio, non venga considerato un esempio di buon giornalismo.

C’è stata negligenza nelle prime indagini? Se sì, quel magistrato è stato sanzionato? Non mi stancherò mai di ripeterlo: serializzare il dramma significa non soltanto riproporre in continuazione un episodio di cronaca nera particolarmente doloroso, significa anche trasformare l’angoscia in un format. E quindi ogni puntata (dove spesso i fatti sono tutti da verificare) serve ad alimentare l’attesa del ritorno di Denise. Suo malgrado (e con tutto il rispetto che si deve a una madre cui è stata rapita la figlia), Nera Maggio è ormai un personaggio televisivo, e con lei il suo avvocato (in alcune immagini di repertorio di Denise lo si vede giovanissimo, adesso è un professionista maturo, con tanto di barba). E poi torna sempre la fatale domanda: a chi dobbiamo credere, ai Tribunale o alla Televisione?
(Continua su Corriere della sera)

 

(Nella foto Denise Pipitone)