Pubblicato il 04/03/2022, 11:31 | Scritto da La Redazione

Tracy di “MasterChef”: Mia suocera mi ha insegnato la cucina italiana

Tracy di “MasterChef”: Mia suocera mi ha insegnato la cucina italiana
ATTENZIONE: SPOILER - La vincitrice dell’undicesima edizione del cooking show di SkyUno parla della sua infanzia in Nigeria e dell’arrivo nel veronese, dove è stata accolta a braccia aperte, in 8n'intervista al quotidiano "La Repubblica".

MasterChef, vince Tracy «Grazie a mia suocera e ai ricordi africani»

La Repubblica, pagina 48, di Eleonora Cozzella.

«Ho sempre lavorato tanto, ho sempre cercato di dare il massimo in tutto quello che ho fatto nella mia vita. Questa vittoria è una rivincita nei confronti di chi mi ha sottovalutato, ma soprattutto il mio approdo in un luogo in cui mi sento a mio agio. Ho convissuto a lungo con la sensazione di essere fuori posto e adesso sono dove mi sento la persona giusta al momento giusto». Tracy Eboigbodin, 28 anni, nigeriana con l’accento veneto, vincitrice dell’undicesima stagione di MasterChef Italia (l’ultima puntata ieri sera su SkyUno e in streaming su NOW, e sempre disponibile on demand), festeggia un primo posto conquistato ricetta dopo ricetta in 12 settimane di sfide ai fornelli, culminate nella finale in cui ha presentato il suo menu, ricco di emozioni e tecnica in ugual misura.

Lo ha chiamato L’abbraccio perché «è il simbolo di due elementi diversi che danno qualcosa l’uno all’altro» e ha voluto con i suoi piatti restituire quell’affetto che ha ricevuto in Italia, portando qualcosa della sua Nigeria, da cui è partita a soli dodici anni. Una cucina fusion fatta, per esempio, di baccalà mantecato, unito a salse dal gusto forte e pungente delle spezie africane odi ravioli ma ripieni di carne di capra, suo cibo d’infanzia. Così ha convinto i giudici del programma di SkyUno prodotto da Endemol Shine, Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Giorgio Locatelli, nei loro scintillanti smoking. E porta a casa 100mila euro in gettoni d’oro, la pubblicazione del suo libro di ricette e un corso all’alta scuola di cucina di Alma a Colorno.

Si aspettava il trionfo?
«All’inizio no. Mi davo da sola della sfavorita. Perché vedevo i miei avversari molto forti e non sottovaluto mai gli altri. Ma a poco a poco ho cominciato a crederci. A prendere gusto anche nelle difficoltà, come quando per la prima volta ho cucinato le animelle. Ho capito che se riuscivo a far bene con ingredienti che non conosco dovevo avere più fiducia in me stessa».
II pubblico notava il contrasto tra la difficoltà a raccontare i suoi sentimenti e poi la facilità a commuoversi, come mai?
«Per la mia storia familiare, il distacco non felice da mio padre, i sacrifici di mia madre che ha cresciuto me e i miei fratelli da sola, sono molto sensibile ma allo stesso tempo diffidente, faccio fatica a fidarmi degli altri, ad aprirmi, ma poi quello che non so esprimere a parole a volte esce fuori in termini di emotività. Ora riesco a essere meno diffidente, anche se sto un po’ sul chi va là».
Quando è arrivata in Italia?
«A marzo 2006. Esattamente 16 anni fa e sono sempre stata accolta bene. Ho sentito molto affetto intorno a me. Vivo a Vallese, una frazione di Oppeano in provincia di Verona e mi sento a casa e lì vivo col mio compagno Samuele. Ora mi piacerebbe diventare cittadina italiana, anche se è un percorso complicato con la burocrazia».

Sembra motto ferrata nella cucina tradizionale italiana. Come ha imparato?
«Grazie a mia suocera Maria Rosa, che è una seconda mamma. Le domeniche la vedo da anni cucinare il baccalà, il fegato alla veneziana, il lesso con la salsa pearà. Amo la cucina italiana, anche se a MasterChef ho imparato a sposarla di più ai sapori delle mie origini».
Che cosa le piace di più?
«La pasta secca. Spaghetti tutta la vita, in qualsiasi modo, anche semplici, aglio, olio e peperoncino. Come comfort food di mezzanotte. In Nigeria non c’è la cultura della pasta ma qui mi si è aperto un mondo».
Il suo libro Soul Kitchen. Le mie ricette per nutrire l’anima uscirà il 15 marzo. Perché questo titolo?
«Perché racconto che per me il cibo è davvero emozione, ho un rapporto quasi spirituale. Racconto di me stessa attraverso la mia idea di unire ingredienti che sono una esplosione di gusto italonigeriano, partendo da componenti semplici. Mangiare perché ho fame è una sensazione che ho abbandonato da un po’. Ora mangio per andare oltre il nutrimento. Ma mia mamma mi racconta che fin da bambina piccolissima ogni volta che mangiavo ballavo, perché ero felice. Ancora oggi mi succede. Certo, ci sono ricette anche con molta tecnica che ho imparato in questo percorso. Ma al centro di tutto c’è la gioia».
(Continua su La Repubblica)

 

(Nella foto Tracy Eboigbodin)