Pubblicato il 02/03/2022, 17:33 | Scritto da La Redazione
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La Serie A non sa se vendere i suoi diritti all’Arabia Saudita o a Qatar

Serie A, il grande gioco del Golfo

MF-Milano Finanza, pagina 15, di Francesco Bertolino.

La Serie A entra nel grande gioco del Golfo persico. L’Arabia Saudita, riferiscono fonti inglesi a MF-Milano Finanza, ha esercitato nei giorni scorsi l’opzione per ospitare l’edizione 22/23 della Supercoppa, l’ultima delle tre finali previste dal contratto fra Riad e la Lega. Il ministero dell’Intrattenimento avrebbe proposto anche il rinnovo dell’accordo che oggi vale oltre 7,5 milioni di euro netti a partita, il 90% dei quali spetta ai due club partecipanti. La Lega non avrebbe però ancora risposto alla richiesta saudita, preferendo prendere tempo in attesa di risolvere il rebus dei diritti televisivi dell’area Medio Oriente-Nord Africa.

Nelle prossime ore, infatti, sul tavolo di Luigi De Siervo dovrebbe arrivare un’offerta da 35 milioni a stagione da parte degli Emirati Arabi Uniti, con la mediazione dell’ex manager di B4, Fabio De Santis. Oltre che da Abu Dhabi, la Lega punta poi ancora a ricevere una proposta da parte di BeIN che nello scorso triennio hanno garantito alla Serie A 112 milioni di euro a stagione. Proprio nelle more di questa decisione sui diritti tv, la Lega ha preferito tergiversare sulla proposta saudita per la Supercoppa, con l’auspicio che l’emittente qatarina si faccia nel frattempo avanti. La speranza rischia di rivelarsi vana.

Arabia versus Qatar

Il problema non sono le relazioni fra le monarchie di Riad e Doha che anzi dopo anni di tensione si sono ormai riavvicinate. Lo dimostra fra l’altro una mossa di diplomazia calcistica: l’amichevole organizzata a Riad (poi rinviata causa Covid) fra il Paris Saint Germain, controllato dalla Qatar Sports Invesment, e una rappresentativa locale. Il punto semmai è che, con il calcio d’inizio dei Mondiali di Qatar 2022 alle porte, Doha pare meno interessata ai diritti tv dei campionati europei, specie in quei Paesi come l’Italia che non hanno particolari legami economico-diplomatici con l’emirato.
(Continua su MF-Milano Finanza)