Pubblicato il 11/02/2022, 19:01 | Scritto da La Redazione

Angelo Guglielmi: Donatella Raffai, unghie insanguinate che grondavano umanità

Angelo Guglielmi: «Un mix di compassione e durezza, quella Rai faceva paura alle altre reti»

La Stampa, pagina 25, di Michela Tamburrino.

Angelo Guglielmi la ricorda bene Donatella Raffai. E non è un ricordo che parte dal successo improvviso e stupefacente di un programma che lei condusse con grazia e pugno fermo come Chi l’ha visto?. Le loro strade si incontrarono prima che lui diventasse il mitico direttore della terza rete.

Guglielmi, quando conobbe la Raffai?
«La sua nascita professionale avvenne nella sede Rai del Lazio della quale ero responsabile. Mi parve una brava e bella signora, era moglie di un impresario di night club e lavorava sodo».
Poi come proseguì la vostra conoscenza?
«Io diventai direttore di Rai3. Nel ricordo, la chiamai a lavorare da me alla rete e per saggiare le sue capacità le affidai una piccola serie di inchieste sugli ospedali romani. Mi piacque e pensai fosse in grado di assumere impegni più importanti».
Poi arrivò Telefono Giallo di Corrado Augias con Raffai?
«Telefono giallo nasce nella mia prima settimana da direttore. Siamo nell’ottobre 1987, Telefono giallo e Linea rovente con Giuliano Ferrara erano i miei primi due programmi. Poi, visto che quel genere di ricerca di persone scomparse appena sperimentato con Telefono giallo aveva molto colpito il pubblico, pensammo di creare un programma tutto dedicato».

Ci voleva il conduttore.
«Augias non lo volevamo distogliere dalla sua trasmissione e mi venne naturale pensare a Raffai che avevo già sperimentato e che era in grado di condurre. Al suo fianco c’era Paolo Guzzanti. Lei si dimostrò subito molto brava e la sua efficacia innervosì i competitor delle altre reti Rai. Soprattutto quando, visto il successo, decidemmo di doppiare le puntate settimanali».
Guzzanti poi andò via.
«Sì, alla fine dell’anno mi disse che aveva dato il suo contributo, ma voleva fare altro. Lei continuò a incarnare la trasmissione, fin dalla prima puntata quel mix di compassione e durezza, le famose unghie insanguinate che grondavano umanità, si disse, avevano conquistato il telespettatore».
Quando capì che quel programma sarebbe stato un successo che sopravvive ancora oggi con Federica Sciarelli?
«Dal primo caso affrontato. Si trattava della scomparsa di una giovane marines del contingente americano di stanza a Napoli. Gli investigatori americani avevano supposto che un collega marines l’avesse uccisa ed erano pronti a processarlo. Rischiava la vita. Dopo la puntata la supposta donna scomparsa chiamò il Tg3 dicendo che 3 mesi prima si era innamorata e aveva seguito l’uomo senza pensarci due volte, ignara di tutto quello che era accaduto. Significava la forza della rubrica che appunto partì a livelli altissimi. Una grande conduttrice».
(Continua su La Stampa)

 

(Nella foto Donatella Raffai)