Pubblicato il 02/02/2022, 19:04 | Scritto da La Redazione

Piero Angela racconta la Rai di Tito Stagno. Distante da quella di oggi come la Luna

Piero Angela: „La nostra missione era educare gli italiani così diventò un grande personaggio della tv»

La Stampa, pagina 29, di Gabriele Beccaria.

«Era stata organizzata una serata spettacolare. Negli studi Rai a Roma. Condotta da Andrea Barbato, ma la famosa frase dell’allunaggio fu quella di Tito Stagno. Ricordo che si era seccato del modo in cui Ruggero Orlando era intervenuto durante la diretta, ma a Tito dissi: “Guarda che questa è la tua fortuna! Sarà trasmessa nei secoli. E tu diventerai un personaggio, conosciuto da tutti”». Così Piero Angela ricorda la notte dell’Apollo 11, quando Tito Stagno pronunciò le parole che, come aveva previsto, l’avrebbero legato per sempre, nell’immaginario di noi italiani, all’impresa di Armstrong e Aldrin.

«Ha toccato, ha toccato in questo momento il suolo lunare», disse Stagno, seguendo le ultime evoluzioni del Lem, il modulo di atterraggio, e battibeccando con Orlando. Si scoprirà poi che il duplice annuncio era risuonato in tempi sfasati: 56 secondi di anticipo per Stagno da Roma, 10 secondi di ritardo per Orlando da Houston. In mezzo gli istanti fatali.

Piero Angela, che cos’era successo?
«Che probabilmente Stagno diede l’annuncio quando i sensori sotto le zampe del Lem, quelli che fornivano i dati all’altimetro, sfiorarono il suolo della Luna».
Lei quella sera del 20 luglio dov’era?
«Non ero in studio. Nell’anno e mezzo precedente ero stato inviato negli Stati Uniti, dove avevo seguito tutte le missioni a partire dall’Apollo 7 e là ero diventato un esperto. Avevo realizzato molte telecronache, diversi servizi per Tv7 e quattro documentari. Ma per il 20 luglio la Rai decise di fare tutto da Roma e fu proprio Tito a seguire l’allunaggio con la partecipazione di tanti esperti e professori».
La diretta diventò un pezzo di storia della tv: quanto era diversa la Rai di oltre mezzo secolo fa?
«Bisogna mettersi in mente che l’Italia di allora era diversa da quella di oggi e che la Rai era il riflesso del Paese».

In che senso?
«Ricordo quando cominciai in Rai, nel ’52: la tv non c’era ancora, perché sarebbe arrivata nel ’54. Lo spirito era quello dell’Italia della ricostruzione e si guardava al futuro con fiducia. Il dibattito politico era acceso, ma non così conflittuale. La televisione aveva una missione educativa e il famoso maestro Manzi rappresentava il rapporto tra tv e italiani: in un Paese con tanti analfabeti la missione era far crescere il Paese dal punto di vista educativo. Di recente ho sfogliato un Radiocorriere di quegli anni e mi ha stupito il fatto che fossero recensiti così tanti programmi culturali e sceneggiati tratti da opere letterarie».
È un universo che oggi appare perfino alieno: che cos’è successo?
«La tv è stata prima insidiata e poi dominata dalla concorrenza e dalla pubblicità. E oggi c’è meno fiducia: nel futuro e nelle istituzioni. La tv, adesso, cerca gli ascolti. Devo dire, però, che io continuo a fare la tv di allora: aggiornata, naturalmente, e con i mezzi tecnologici del presente, ma con lo stesso spirito di servizio pubblico».
(Continua su La Stampa)

 

(Nella foto, da sinistra, Piero Angela e Tito Stagno)