Pubblicato il 23/12/2021, 19:05 | Scritto da La Redazione
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Sabrina Ferilli: “Con l’ironia mi sono emancipata”

Sabrina Ferilli: “Con l’ironia mi sono emancipata”
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: l’attrice, in un’intervista all’allegato del quotidiano “Il Messaggero”, parla del suo rapporto con i social e di #metoo.

Sabrina Ferilli: «È Natale, accendiamo l’ironia»

Molto Donna, pagina 3, di Alvaro Moretti.

Tutto intorno il centro di Roma parla di Natale. Tutto è intermittente a Natale, come i led, e così ci sta benissimo, per cominciare a parlare con Sabrina Ferilli, una delle attrici di riferimento del nostro showbiz, partire dalle sue luci intermittenti. Un posi su Instagram e un video: sembra un’immagine patinata, il Natale perfetto, quasi flou. Poi, alla fine, il colpo di stiletto dell’ironia. Il controcanto che a Sabrina tanto piace fare: una palla bella, l’ultima con su scritto “stica…”.

Poi, nell’intervista, quasi bruscamente per descrivere il sottofondo di malinconia e amarezza che punteggia la bellezza, la riempie di significati, ecco che Sabrina dice di sé di sentirsi a tratti “inconsolabile”. Come Ramona, il simbolo di Roma ferita e stupenda della Grande Bellezza da Oscar di Sorrentino. Eppoi la madre coraggio che lotta contro i fumi di Taranto. Ma le luci di Natale si riaccendono. E partiamo da qui.

Torniamo a Instagram, Sabrina?
«Quel finale nel video è il mio stile, non potevano restare solo i gufetti e i Babbi Natale. La libertà di fermarci, quando un lungo pranzo con i parenti porterà l’inevitabile mal di testa: allora stop, pennichella. E leggerezza. Quanta potete».
La scoperta del social cos’è per Ferilli?
«Ai social sono arrivata sei mesi fa. Pubblico post sulla mia vita artistica molto spesso, è un esperimento per arrivare anche ai giovani e giovanissimi, spiegando chi sono e cosa ho fatto. Però devo dire che le poche cose mirate da social mi divertono: l’albero è il mio manifesto. Tutto bello, va fatto come si deve, ma c’è sempre quel momento “sti…”».
Cosa rappresenta per lei l’ironia?
«Emancipazione. Gli argomenti con cui fai ridere oggi per una donna sorto stati per una vita tabù: ironizzare su come sei fatta. su quel che ti succede: da sempre si ride sul difetto. È emancipazione sana. È analisi, preparazione, studio delle cose. E la preparazione è educazione, arriva dalla famiglia. Poi ci sono l’intelligenza e la lucidità: quante cose nascoste in una risata…».

Preparazione a cosa?
«Alle svolte della vita: c’è l’età giovanile, quella in cui quando il telefono squilla è sempre qualcosa in più, una conquista. Perfino le delusioni: un posto di lavoro conquistato, un esame superato, un matrimonio, un figlio che nasce. Poi dai 45-50 le telefonate cambiano: ci sono i matrimoni che finiscono, il lavoro che si perde, ci sono le cose che volgono al desio. E se non sei lucido, se non sai tirare fuori quella pallina di Natale irriverente resti inconsolabile. La mia famiglia mi ha preparato a tutto questo. E io ci ho messo del mio anche per non farmi travolgere da questa ondata».
Quale ondata, Sabrina?
«Il negazionismo, nato prima del Covid: mettiamo tutto e sempre in discussione. Come le battaglie eccessive del politically correct: le parole sono importanti, ma i comportamenti di più. Chi usa violenza fisica è da condannare più duramente di chi sbaglia, anche per cultura, una parola non “corretta”. lo voglio stare attenta ai temi reali della vita, quella vera. Lo dico anche ai giovani attori: studiate, preparatevi tanto ma non solo sui libri. State in mezzo alla gente. Lo dovrebbero fare di più anche le persone che informano e soprattutto i politici, così attratti dalla futilità della polemica da distrarsi dalle esigenze reali».
Un esempio?
«La vicenda esecrabile della pacca alla giornalista: quello va condannato, ma attenzione a capire se siamo sulla strada giusta se lo accusiamo di violenza sessuale. Le cose per le donne sono cambiate tanto e relativamente in poco tempo: ho rivisto di recente il processo alla ragazza stuprata difesa da Tina Lagostena Bassi, quella corte ostile non giudicava tanto tempo fa. In 40 anni io vedo il bicchiere mezzo pieno. Ma temo faccia più fico non dirlo. lo, però, a chi urla alla luna non credo».
(Continua su Molto Donna)

 

(Nella foto Sabrina Ferilli)