Pubblicato il 21/12/2021, 11:34 | Scritto da La Redazione

Discovery in Polonia diventa un caso politico (e rischia di essere espulsa)

Discovery in Polonia diventa un caso politico (e rischia di essere espulsa)
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: il suo canale TVN è molto critico nei confronti del Governo. Che ora ha approvato una legge ad hoc per escludere dall’etere le società non a maggioranza europea. Solo un veto del Presidente della Repubblica Andrzej Duda potrebbe salvare gli americani. Oppure un rinvio della legge alla Corte Costituzionale. Che, però, è controllata dall’esecutivo.

In Polonia una legge volta a rimuovere un influente gruppo televisivo privato

Figaro, pagina 8, di Hèlène Bienvenu.

«Media liberi», «Vergognatevi», «Libertà, uguaglianza, democrazia», cantavano le migliaia di manifestanti presenti davanti al palazzo del Presidente della Repubblica a Varsavia domenica 19 dicembre. Altrove in Polonia, manifestazioni hanno avuto luogo in un centinaio di città lo scorso fine settimana per difendere le stazioni televisive del gruppo TVN, leader negli ascolti del Paese. Questo gruppo mediatico privato particolarmente influente, che trasmette dalla fine degli anni ’90, è nel mirino del PiS, al governo dal 2015. La TVN generalista e il canale di notizie 24 ore TVN24, che sono critici nei confronti dell’esecutivo, sono regolarmente attaccati dai politici della coalizione di Governo. A questi ultimi piace parlare della necessità di «rimpolpare» i media, che in Polonia sono per lo più nelle mani di gruppi di proprietà straniera.

Questo è il caso di TVN, che è controllata dalla società americana Discovery Inc. Lo scorso inverno, il Governo aveva già cercato di imporre una tassa sulle entrate pubblicitarie dei media privati, e il gigante petrolifero controllato dallo stato Orlen è riuscito a comprare il più grande gruppo di stampa regionale, Polska Press. Questo ha fatto scendere la Polonia di 46 posti in sei anni nell’indice della libertà di stampa mondiale stabilito da RSF nel 2021 (la Polonia è ora 64esima su 180 Paesi).

Lo scontro con TVN

L’offensiva contro TVN è iniziata l’anno scorso quando il parlamento polacco ha votato a favore di un emendamento alla legge sulla radiodiffusione. Questo emendamento subordina la concessione di una licenza di radiodiffusione all’origine del capitale: almeno il 51% delle azioni deve essere detenuto da un soggetto all’interno dell’area economica europea. L’opposizione vede questa come una legge ad hoc, che si applica solo a TVN, e che costringe questo gruppo mediatico a vendere parte del suo capitale a una società più favorevole al Governo in carica, se necessario.

Tuttavia, gli osservatori della politica polacca pensavano che questo emendamento, respinto dal Senato a settembre, sarebbe stato abbandonato. Ma questo senza contare una mobilitazione eccezionale dei deputati venerdì 17 dicembre, quando il Governo stava votando il bilancio. Il testo di legge, noto come «legge TVN», è riapparso senza preavviso, grazie ad una riunione della commissione cultura 25 minuti prima del voto, via Sms. Il voto in sessione plenaria ha alla fine adottato l’emendamento. Restano solo due possibilità per rovesciarlo: un veto del presidente Andrzej Duda o un rinvio alla Corte Costituzionale – controllata dal Governo.

La battaglia diplomatica

Alexander teme che il Presidente finisca per promulgare la legge. Questo settantenne nativo di Varsavia del periodo comunista, quando ascoltava Radio Free Europe per avere informazioni, ricorda: «Negli anni ’80, in televisione, c’erano Channel 1 e Channel 2, che erano chiaramente a favore del partito al potere, proprio come oggi: Channel 1 e Channel 2 sono anche stazioni televisive propagandiste», dice il pensionato, riferendosi alla radiotelevisione pubblica polacca, che è diventata un megafono dell’azione del Governo. «Su TVN24 dicono quello che il Governo vuole nasconderci sulla pandemia, sulla drammatica restrizione dell’aborto…», continua il manifestante, per il quale i politici al potere vogliono controllare il messaggio.

«Hanno già comprato giornali regionali e ora stanno inseguendo la televisione indipendente. Ogni indebolimento della democrazia è una tragedia, come la Corte Costituzionale controllata, i giudici che vengono sospesi», lamenta Rafal, un analista di dati di 25 anni, che è convinto che «con i media al loro soldo, sarà facile vincere le prossime elezioni».
(Continua su Figaro)

 

(Nell’immagine il logo di TVN)