Pubblicato il 04/11/2021, 19:02 | Scritto da La Redazione

Franca Leosini: Vi racconto che fine hanno fatto i protagonisti di Storie maledette

Franca Leosini: «Secondo atto per le mie storie maledette»

Il Mattino, pagina 21, di Francesca Bellino.

«È davvero possibile riprendersi la vita dopo il tragico peso di una colpa?» si è chiesta Franca Leosini quando ha deciso di incontrare, a distanza di anni, i protagonisti delle sue Storie maledette, oggi liberi o in regime di articolo 21. Una domanda che da stasera la accompagnerà in un nuovo percorso di scavo e di indagine umana che andrà in onda alle 21.20 su Rai3 e in podcast su Radiouno, Che fine ha fatto Baby Jane?, titolo che si rifà al romanzo di Henry Farrell e all’omonimo film diretto da Robert Aldrich.

Da sempre convinta che la Storia del nostro Paese si possa leggere e interpretare attraverso i delitti privati, la giornalista e conduttrice napoletana si è avvicinata senza giudizio e senza pregiudizio alle umanità più disparate, persone comuni inciampate nei crimini più atroci, e dal 1994 ha ricostruito ben 98 Storie maledette. È a queste storie fatte di passioni che oggi ritorna tentando un triplo salto mortale, quello di riportare nel buio della propria vicenda donne e uomini che hanno tentato in tutti i modi di uscirne.

Signora Leosini, è una sfida ardua questa nuova avventura televisiva?
«È difficile riportare i miei interlocutori nell’inferno del loro passato. Per certi versi ci sono più ostacoli così che nelle storie maledette ricostruite finora, dove i protagonisti vivono il prezzo del loro orrore e ne parlano. In quei casi sono maggiormente burocratici: i permessi dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e dai direttori delle carceri e il consenso degli interlocutori. In Che fine ha fatto Baby Jane? trovo più ostacoli umani, più difficili da superare».
Resistenze o rimozioni?
«Rimozioni no, ma difficoltà di tornare nel baratro del passato sì. Per i protagonisti delle storie quel passato è ancora presente. Il mio approccio è di rigoroso rispetto, ma ci sono domande che per me sono inevitabili».

Che cosa l’ha sorpresa?
«Il segno profondo e indelebile che le vicende delittuose hanno lasciato nell’animo di chi ho incontrato, oltre che nella quotidianità. Tutti hanno distrutto una vita, distruggendo anche la propria e questo si vede nel modo di esprimersi, di essere. C’è in loro un dolore insuperabile e una pena che dura per sempre».
Con quali casi partirà il programma?
«Gli incontri si svolgono in studio. Nella prima puntata rivediamo Filippo Addamo che ho conosciuto 17 anni fa nel penitenziario Bicocca di Catania quando aveva 23 anni e che nel marzo del 2000 aveva ucciso la trentottenne madre Rosa con un colpo di pistola alla nuca. Da giugno 2019, dopo aver scontato per intero la sua pena, Addamo è tornato in libertà, ha una famiglia e un bambino, ma non ha superato la colpa. Nella seconda puntata, invece, incontro la ballerina polacca Katharina Miroslawa che ho conosciuto nel 2001 a Venezia, nel carcere La Giudecca, condannata come mandante morale dell’omicidio del suo amante, accusa che lei ha sempre respinto. Vedremo che donna è oggi. Indurre le persone a rimettersi in gioco non è un procedimento facile».
(Continua su Il Mattino)

 

(Nella foto Franca Leosini)