Pubblicato il 11/10/2021, 11:32 | Scritto da La Redazione

Ecco dove le star nascondo i loro soldi

I paradisi offshore delle star

L’Espresso, pagina 28, di Paolo Biondani, Vittorio Malagutti e Leo Sisti.

Ricchi e famosi in trasferta ai Caraibi. I Pandora Papers confermano che anche i grandi nomi del calcio e le star dello spettacolo non resistono al fascino del rifugio offshore. L’allenatore della Nazionale, Roberto Mancini e il suo ex compagno di squadra Gianluca Vialli, l’attrice Monica Bellucci e il famoso procuratore sportivo Mino Raiola, protagonista del calciomercato internazionale. Sono solo alcuni tra i primi nomi italiani, quelli più famosi nel mondo, che emergono dall’inchiesta giornalistica internazionale del consorzio Icij, a cui L’Espresso partecipa in esclusiva per l’Italia. Ecco le loro storie, tutte con lo stesso finale: ricchezze e guadagni finiscono sotto l’ombrello di società nei paradisi fiscali, che garantiscono segretezza assoluta sull’identità dell’effettivo proprietario dei beni.

Lo scudo fiscale di Mancini

Un eroe del calcio. Un aereo intestato a una offshore. E uno scudo fiscale. L’eroe è Roberto Mancini, da Jesi, artefice nel luglio scorso della vittoria della Nazionale al Campionato europeo. L’aereo è un Piaggio, di proprietà di Bastian Asset Holdings, una società delle British Virgin Islands (BVI) controllata da Mancini a partire da dicembre del 2008. Con lo scudo fiscale, invece, l’allenatore azzurro ha potuto far rientrare in Italia il suo patrimonio detenuto all’estero, alle BVI. La storia, ricostruita da L’Espresso con i documenti dei Pandora Papers, comincia ad aprile del 2008, quando viene costituita la Bastian con sede ai Caraibi. Il mese dopo Mancini perde il posto da allenatore dell’Inter, incassa una buonuscita di 8 milioni di euro, ma resta disoccupato fino al dicembre del 2009 quando viene ingaggiato dal Manchester City.

Intanto, esattamente un anno prima, a dicembre del 2008, Mancini era già diventato l’azionista unico di Bastian, la società offshore a cui era intestato un aereo Piaggio P180 Avanti acquistato per 7 milioni di dollari a novembre dello stesso anno. Il 13 gennaio 2009 Bastian fa il pieno di capitali grazie a un prestito di 5,5 milioni di dollari erogato da SG Equipment Finance Schweiz AG, una società con sede a Zurigo. Come garanzia, la finanziaria svizzera si prende in pegno sia il velivolo che le azioni della Bastian. A novembre del 2009, però, la situazione cambia ancora: Mancini torna nel pieno possesso delle azioni date in pegno e il mese successivo, mentre sta per iniziare la sua nuova avventura a Manchester, scrive alla Fidor-Fiduciaria Orefici di Milano per annunciare che «intende avvalersi delle opportunità offerte dalla recente normativa italiana sulla emersione delle attività detenute all’estero». La scelta di tempo non è casuale. La legge sullo scudo fiscale, promossa dall’allora ministro Giulio Tremonti, si stava avviando a scadenza. E quindi bisognava affrettarsi, per sfruttare i vantaggi offerti dalla sanatoria che garantiva la non punibilità dei reati tributari con il versamento di una quota forfettaria pari al 5 per cento del valore dei beni detenuto all’estero.

Non sappiamo se Mancini abbia effettivamente aderito allo scudo fiscale, come preannunciato nella sua lettera. Per conoscere la sua versione dei fatti, L’Espresso ha inviato una mail a Silvia Fortini, moglie e legale di fiducia dell’allenatore della Nazionale. La nostra richiesta, però, è rimasta senza risposta. Dai documenti dei Pandora Papers si scopre che l’avvocata Fortini si è occupata anche dell’aereo intestato alla società caraibica, ceduto nell’ottobre del 2011. Nel bilancio di quell’anno si legge che il Piaggio P180 era l’unico asset della società, che quindi «sarà liquidata».

Vialli il britannico

Alle British Virgin Islands è approdato anche un altro calciatore da sempre legato a Mancini, suo compagno di squadra 30 anni fa nella Sampdoria dello scudetto. Dai Pandora Papers emerge infatti anche il nome di Gianluca Vialli, l’ex attaccante che ha accompagnato come capo delegazione la Nazionale azzurra agli Europei di luglio. Secondo quanto risulta dai documenti, a Vialli fa capo la società offshore Crewborne Holdings Limited, costituita nel 1998, mentre la Belvedere Investments Limited agisce come nominee (fiduciaria) per conto del Gianluca Vialli Family Trust. Non sembrano girare cifre da favola intorno a questa offshore, che nelle carte indica come «personal» la fonte dei fondi. Tra il 2008 e il 2013 i diritti di immagine di Vialli risultano trasferiti alla Crewborne Holdings, ma nei documenti non si fa menzione dì come siano stati sfruttati. In compenso, emerge una vorticosa movimentazione di denaro sotto forma di prestiti, che aumentano dai 319 mila euro del 2009 fino ai 4,1 milioni nel 2012. Sono prestiti senza interessi e pagabili a vista.

Da dove arrivano questi soldi? Il creditore è la Belvedere Investments, che, come detto, agisce fiduciariamente, per conto del Gianluca Vialli Family Trust. La maggior parte dei fondi prestati da Belvedere serve a finanziare la società portoghese Fish Eagle Trading e Servicos, costituita nel paradiso fiscale di Madeira. Una quota di molto inferiore viene invece girata a Claudio Giacopazzi, amico di lunga data di Vialli. Nel suo profilo Linkedin, Giacopazzi si definisce «senior advisor» di Fish Eagle, specializzata in produzione e distribuzione di materiali digitali nell’industria dell’entertainment. Lo stesso Giacopazzi aggiunge anche di essere stato, da giugno 2011 a giugno 2014, il general manager di Geniaware srl, una software house di Reggio Emilia che ha sviluppato il videogioco Lords of football, per cui Vialli ha fatto da consulente. Dai bilanci della Crewborne si scopre che la società delle BVI ha anche investito nel fondo chiuso BC European Capital VIII, gestito dalla BC Partners di Londra. Sarà una coincidenza, ma proprio BC Partners nel gennaio scorso sarebbe stata interessata, secondo rumors raccolti dal Sole 24 Ore, a comperare una quota dell’Inter dai cinesi di Suning, alleandosi con Vialli e con Fausto Zanetton, ex banchiere di Goldman Sachs e Morgan Stanley. Zanetton insieme all’ex calciatore ha fondato Tifosy, una piattaforma londinese di crowdfunding, che consente ai fan di investire in club sportivi. L’Espresso ha contattato Gianluca Vialli per chiedergli della Crewborne, liquidata nel 2017, e degli altri suoi investimenti. L’ex calciatore, via sms, ci ha informato di essere un cittadino britannico, aggiungendo solo che i suoi business investments, sono «registrati e gestiti» rispettando le norme fiscali.

E Ancelotti paga

Il primo giugno Carlo Ancelotti è tornato sulla panchina del Real Madrid, che aveva già allenato tra il 2013 e il 2015. Tempo 48 ore e l’Agencia Tributaria, l’agenzia delle entrate spagnola, gli ha sequestrato un milione e 420 mila euro. L’accusa: aver omesso di dichiarare al fisco una parte dei compensi ricevuti in Spagna nel 2014 e nel 2015. Le indagini della Fiscalia, cioè la Procura di Madrid, sono riassunte in un comunicato del giugno 2020, nel quale si spiega che con un contratto del primo luglio 2013 Ancelotti aveva solo «apparentemente» trasferito per 10 anni i suoi diritti d’immagine alla società Vapia Limited delle British Virgin Islands, incassando 25 milioni di euro. I termini di quel contratto sono cambiati più volte e già il 4 di luglio del 2013 è entrata in scena una seconda società: non più Vapia Limited, ma Vapia LLP, una sorta di srl. I documenti dei Pandora Papers, che si aggiungono alle carte depositate al registro societario inglese, illuminano la storia di questa triangolazione finanziaria che si sviluppa tra Madrid, Londra e i Caraibi. Vapia LLP, fondata il 4 ottobre 2013, appena tre mesi dopo l’arrivo di Ancelotti a Madrid, ha infatti sede nella capitale britannica, mentre l’omonima Vapia Limited è stata costituita alle BVI e ha come beneficiario l’allenatore italiano. Fino al 2020, Vapia LLP viene qualificata negli atti come «dormant company», inattiva. Vapia Limited, invece, quella dei Caraibi, compare come «designated member» della sua omonima società inglese. Una funzione che le conferisce poteri importanti, tra cui nominare il revisore dei conti. L’Espresso ha potuto consultare anche il modulo degli azionisti della Vapia delle BVI.

A pagina quattro, si leggono i nomi della Sonymore Limited e della Appledore Consulting Limited, i due schermi societari che detengono fiduciariamente, per conto di Ancelotti, il capitale della offshore. L’Information Form segnala anche che la società caraibica ha acquistato diritti d’immagine per un valore di 25 milioni di euro. Questa è proprio la cifra che sarebbe stata versata ad Ancelotti quando ha venduto, secondo l’accusa solo «apparentemente», i suoi diritti d’immagine. Nella ricostruzione della Fiscalia, «il Real Madrid ha effettuato ritenute fiscali, nel 2014 e nel 2015, per importi rispettivamente di 251.212 e 621.789 euro, mentre Magnolia Tv Espana lo ha fatto per 17.325 euro». Esclusi questi importi, per la Procura, né Ancelotti, «né nessuna delle società che apparentemente detengono i diritti di sfruttamento d’immagine, hanno dichiarato o versato tasse in qualsiasi parte del mondo». Queste accuse, riprese dai media spagnoli, hanno prodotto un primo risultato: il 22 dicembre 2020 la Vapia LLP si è cancellata dai registri societari. Anche Ancelotti ha reagito: il 23 luglio scorso l’allenatore ha ammesso di fronte ai giudici di aver aggirato le imposte, ma solo parzialmente: nega di aver evaso le tasse anche nel 2015, perché a maggio di quell’anno aveva già lasciato la Spagna, licenziato dal Real Madrid. L’Espresso e il quotidiano spagnolo El Paìs hanno inviato domande dettagliate ad Ancelotti, che tramite il suo legale ha risposto per email: «Non faremo dichiarazioni».
(Continua su L’Espresso)

 

(Nella foto Roberto Mancini)