Pubblicato il 13/08/2021, 12:33 | Scritto da La Redazione
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Ficarra e Picone: Il politicamente corretto uccide l’arte della comicità

Ficarra e Picone: Il politicamente corretto uccide l’arte della comicità
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: i comici siciliani si sono conosciuti quasi 30 anni fa e da allora lavorano in coppia. «La Sicilia è un paradiso fiscale: facciamo i soldi fuori e li portiamo qui», dicono in un’intervista a Renato Franco del “Corriere della sera”.

Ficarra e Picone: «Si può scherzare su tutto. Lasciare Palermo? Mai. Esistono gli aerei»

Sette – Corriere della sera, pagina 96, di Renato Franco.

Quali sono gli stereotipi sulla Sicilia che vi danno più fastidio?
Ficarra: «Non sopporto quando dicono che noi siamo attaccati al lavoro, che siamo stacanovisti. Noi lavoriamo perché è giusto farlo, è nella nostra indole, nella nostra natura. Però dire che siamo malati di lavoro, che pensiamo solo ed esclusivamente al lavoro anche nel weekend, ecco questo no. Non è vero. A noi piace anche rilassarci e divertirci. Non mi va che si dipinga la Sicilia solo come luogo di produzione: i soldi, la ricchezza, non è vero, non siamo così legati al denaro. A proposito questa intervista è gratuita o a pagamento?».

Ribaltare i punti di vista, spiazzare l’interlocutore, la comicità di Ficarra e Picone batte sempre le strade che portano ai panorami migliori. Entrambi 50enni, nati a due mesi di distanza, palermitani doc, insieme sul palco da quasi 30 anni, quando – era il 1993 – fondarono il quartetto Chiamata Urbana Urgente. Poi sono rimasti loro due. Il resto sta ancora accadendo. Impossibile – giusto così – ottenere risposte serie. Proviamo con Picone. «La gente pensa che io sia quello stupido e Salvo quello intelligente, è uno stereotipo da abbattere. Quanto al lavoro è vero: ormai c’è uniformità tra Nord e Sud, se ne è accorta pure la Lega…».

Altro luogo comune: per strada vi riconoscono o uno vale l’altro?
Picone: «Quello di essere scambiati è una costante, è un dramma anche familiare, mia mamma mi chiama sempre Salvo. E poi tutti i suoi creditori continuano a venire da me anziché cercare lui. Essere confusi è anche il lato brutto del successo, perché diventi finalmente popolare, ma poi ti scambiano per un altro».
La comicità siciliana che tratti ha?
Ficarra: «Il più grande esponente è stato Pino Caruso, per me tra i più grandi, mai così tanto riconosciuto, ma rivalutarlo e rileggerlo sarebbe importante, la sua comicità è una miniera d’oro. In generale il siciliano è dissacrante, ti prende in giro ma partecipando della tua sofferenza, mai godendo delle tue difficoltà. È un’ironia non volgare, elegante, c’è sempre dell’affetto verso lo sbeffeggiato. Noi poi stiamo là sotto, giù in fondo, quindi non siamo gente che si può mettere su un piedistallo».

Il politicamente corretto sta uccidendo la satira?
Picone: «Penso che si possa scherzare su tutto, il comico certe volte esagera, deve essere sgradevole, controcorrente, il comico deve necessariamente forzare la realtà, perché se deve rispettare delle regole, se deve rientrare nei canoni del politicamente corretto, si arriva alla fine della comicità, alla fine di un’arte». Ficarra: «Il problema è che un comico vuole cercare di sovvertire la carte e ribaltare le regole, ma poi spunta un politico e ti supera a destra con il telefono in mano e facendo le corna».
Mai pensato di andar via da Palermo?
Ficarra: «No, la Sicilia per me è il paradiso fiscale, prendo soldi all’estero e li importo in Sicilia, fino a quando non ci scoprono va bene così». Picone provi a essere serio. «Non ci abbiamo mai pensato perché grazie a Dio siamo nati in un’epoca in cui in 40 minuti sei a Roma. Al contrario dei nostri colleghi di qualche tempo fa ci siamo potuti permettere il lusso di continuare a vivere giù, nonostante il cinema sia soprattutto a Roma e la tv a Milano».
(Continua su Sette – Corriere della sera)

 

(Nella foto Ficarra e Picone)