Pubblicato il 14/05/2021, 19:05 | Scritto da La Redazione

Fenomenologia di Andrea Scanzi, il saltafila

Fenomenologia di Andrea Scanzi, il saltafila
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: Aldo Grasso spiega perché, nonostante l’inattendibilità (un anno fa disse che il Covid-19 era poco più di un'influenza) e la figuraccia sul vaccino, Lilli Gruber e Bianca Berlinguer continuano ad averlo come ospite.

Una regola del perfetto ospite di talk show? Accendere il dibattito

Corriere della sera, pagina 51, di Aldo Grasso.

Un fedele e malizioso lettore del Corriere mi chiede se Andrea Scanzi abbia spezzato il cuore di Bianca Berlinguer e di Lilli Gruber. Nonostante le sue discutibili opinioni (un anno fa, per lui, il Covid-19 era poco più di un’influenza) e sulla poco nobile arte del saltafila, le due conduttrici lo hanno prontamente «sdoganato»: non ci sono altri ospiti all’altezza di uno Scanzi? Via le questioni di cuore, via i moralismi, affrontiamo solo la questione tecnica. Per dare vivacità a un genere come il talk show è importante che gli ospiti assolvano ad alcune funzioni. Quali? La prima: ci vuole prontezza. L’ospite dev’essere sempre pronto a rispondere, anche su cose che non conosce (la cultura, per esempio). Le incertezze, i silenzi, i dubbi non sono previsti, causano un’intollerabile caduta della tensione.

La seconda: bisogna rappresentare qualcuno (un movimento d’opinione, un partito, una moda, insomma qualcosa e qualcuno). Tra Andrea Scanzi, il Fatto Quotidiano e il M5S c’è vicinanza di idee; ora con qualche tardiva presa di distanza. Che non è mai ravvedimento o rinsavimento: come detto, la contraddittorietà non è un discrimine, basta essere sempre assertivi e tutto è dimenticato. La terza: accendere il dibattito, sempre. Il professionista del talk (non l’ospite invitato per acclarata competenza) dev’essere mosso da uno spirito polemico, servirsi di facili slogan, litigare, dare sulla voce, fare i numeri. La quarta: il mondo chiuso. Nei talk si crea un mondo chiuso, si chiacchiera sempre delle stesse cose, non c’è mai apertura culturale o psicologica: ogni ospite deve diventare un personaggio che recita sempre la stessa parte, come un «Andrea Scanzi». La quinta: il contesto. Se Scanzi va in un talk vuol dire che lo chiamano, che funziona, che serve. Altrimenti chiamerebbero un altro: questa, purtroppo, è l’unica morale da trarre.

 

(Nella foto Andrea Scanzi)