Pubblicato il 24/03/2021, 15:03 | Scritto da La Redazione

Giorgio Mulè fa a pezzi Riccardo Iacona

Giorgio Mulè fa a pezzi Riccardo Iacona
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: l’ex direttore di “Panorama” e ora sottosegretario alla Difesa smonta il reportage di “Presa diretta” sulle armi: «Va al di là dell'indignazione, si basa su un pregiudizio antimilitarista accattone, attacca il nostro sistema produttivo e fa fare alla Difesa la figura di chi passa il suo tempo a vendere strumenti di morte. Mi sono stupito di come, in un guazzabuglio, si sia mescolato il dramma della vicenda Regeni con i servizi sulla "dittatura delle armi" mixata alla dittatura di "pensiero"».

Mulè contro Presa diretta

Libero, pagina 1, Francesco Specchia.

Il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè è un giornalista di pregio e un animo sensibile. L’altra sera, nel seguire la puntata di Presa diretta su Rai3 sulla Dittatura delle armi – un colpo al bassoventre sul tema delle spese militari – ha avuto un travaso di bile.

Caro Giorgio Mulè, ti sento indignato. Perché contesti il reportage dei ragazzi di Riccardo Iacona?
«Va al di là dell’indignazione, si basa su un pregiudizio antimilitarista accattone, attacca il nostro sistema produttivo e fa fare alla Difesa la figura di chi passa il suo tempo a vendere strumenti di morte. Mi sono stupito di come, in un guazzabuglio, si sia mescolato il dramma della vicenda Regeni con i servizi sulla “dittatura delle armi” mixata alla dittatura di “pensiero”».
Presa diretta la mette giù dura, dice che il 25% dei fondi strategici va alla Difesa e che l’industria di settore continua ad andare nonostante la pandemia…
«Perché non dovrebbe? La Difesa italiana è riconosciuta come tra le migliori al mondo. I nostri aerei servono per trasportare i carichi di vaccini, i mezzi speciali raggiungono le vette più impervie; nella lotta al Covid gli strumenti della logistica della Difesa sono essenziali. I nostri 150mila addetti del settore, compresi ingegneri, fisici, informatici celi invidiano tutti».
Cosa gli contesti di preciso?
«Tutto. Anche i dati sono copiati male da una vecchia inchiesta de L’Espresso. E neanche un cenno al fatto che la Difesa alimenti l’industria dell’elettronica, degli strumenti di precisione, della cybersecurity. I nostri soldati sono quelli dell’operazione Strade sicure, quelli altamente specializzati che intercettano i droni. Iacona non capisce che se l’Italia si ritira sull’industria dei sistemi di difesa, gli subentrano subito altri, prime fra tutte la Germania e la Francia…».

La puntata inizia con un signore amputato che accumula le mine antiuomo fabbricate dall’Italia. Che impressione ti ha fatto?
«Altra manipolazione. Sono anni che la produzione di mine antiuomo è fuori legge, le abbiamo bandite da mò. Ma rientra nella rappresentazione di noi come venditori di morte, mentre invece siamo portatori di pace. E di crescita economica. Per capire bastava guardare Leonardo».
Che c’entra Leonardo?
«Intendo l’azienda leader in aerospazio, informatica e sicurezza. Per ogni 10 occupati lì ce ne sono altri 28 che lavorano estremamente nella filiera; e ogni 1 euro speso da Leonardo ne genera 1,9 euro per un totale di 8,5 miliardi di valore aggiunto per la nostra economia. Il suo valore complessivo è di 21 miliardi, che significa 3 miliardi di entrate in termini di tasse e servizi. E stiamo parlando solo di Leonardo…».
Iacona fa paragoni di costi, parla di sprechi: una fregata costa quanto lo stipendio di 10mila medici. Non trovi la cifra impressionante?
«Guarda, per la Difesa spendiamo l’1,4% del Pil; per gli altri Paesi Ue la media supera il 2%. Presa diretta non dice la verità: nel complesso di spesa, per la Sanità è previsto 4 volte il budget della Difesa. E fa dei paragoni incongrui: cosa c’entrano le ambulanze con le fregate, o i cacciabombardieri con gli stipendi dei medici?».

 

(Nella foto Riccardo Iacona)