Pubblicato il 14/12/2020, 19:05 | Scritto da La Redazione
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Vita di Mia Ceran raccontata da lei medesima

Bella, bionda e sa cos’è un fuorigioco: «Ma l’importante è farsi una risata»

QN – Quotidiano Nazionale, pagina 31, di Piero Degli Antoni.

Mia Ceran, 34 anni, è il volto gentile del football. Ogni domenica si presta con grinta gentile a palleggiare con Luca e Paolo a Quelli che il calcio…

Innanzitutto una specificazione, poiché le sue biografie sul web non sono univoche. Suo padre è italiano?
«Mio padre è tedesco, mia mamma è di Sarajevo, quindi a rigore non ho ascendenze italiane. Ma fin da piccola sono cresciuta in un’atmosfera di grande amore per l’Italia, e mi sento italiana».
Quanti passaporti ha?
«Tedesco – sono nata in Germania – e italiano, ma potrei chiederne altri».
Partiamo dall’infanzia: asilo a Belgrado.
«Anche se avevo 5 anni ricordo un’atmosfera di grande tensione, eravamo poco prima della guerra. Mia mamma era producer e giornalista, ricordo quando ci disse che non era più il caso di restare lì».
Andaste in America…
«A Miami, arrivai che avevo 5 anni. Allora non era la città trendy e glamour che è adesso, era molto più vicina a un’atmosfera sul genere Scarface, con molta violenza. Oggi è una città chic, forse addirittura un po’ troppo. È l’anima dell’America: la sensazione che siano possibili grandissimi cambiamenti nell’arco di poco tempo».
Poi è arrivata l’Italia…
«Roma è tutto il contrario di Miami, Roma è immutabile. Diversa è Milano, dove mi sono trasferita tre anni fa: prima della pandemia avvertivo la stessa energia positiva. Tutti quelli che ci lavorano pensano che domani le cose possano essere diverse».

Lei ha frequentato il liceo a Roma. Che ricordi ne ha?
«Scoprii la vita di quartiere, trovare gli amici al baretto, insomma un senso di comunità che in America mi era stato del tutto sconosciuto. Non a caso sono ancora tifosa romanista».
Confessi: era una secchiona.
«È vero. Mia madre era severissima: se la media scendeva sotto l’8 mi sequestrava le chiavi del motorino».
Come si è gettata nella braccia del giornalismo?
«Per tanti anni ho pensato di stare alla larga dai modelli genitoriali, non volevo fare né la dentista né la giornalista. Mi ero iscritta a Economia. Un giorno all’università vedo un annuncio in cui cercano “studente bilingue, ultimo anno di Scienze Politiche, no retribuzione no orari”. Quando mi decido a chiamare, sento una voce che risponde: “Cnn Roma”. Spaventata, riattacco subito. Non mi sentivo all’altezza. Mia madre ha insistito e ho avuto il colloquio. Era l’estate del Mondiale 2006. Cominciai come assistente alla produzione, fai un po’ di tutto e di più: le fotocopie, portare il caffè ai capi. Ricordo ancora le preferenze in merito di ognuno. Avevo 19 anni: era giusto così».
Quando è arrivata a La7, è stata promossa inviata…
«52 trasferte in un anno! Dormivo più fuori che in casa. Mi emozionava raccontare le storie della gente sotto un profilo economico».
Poi Rai2: la collaborazione prima con la Gialappa’s e poi Quelli che il calcio… con Luca e Paolo. Come ha scoperto la sua vena ironica?
«Non è nata per necessità professionali. Nella vita ho attraversato dolore, fatica, separazioni, lutti, ma il segreto della mia famiglia è sempre stato di riderci su. Una nostra cugina che aveva vissuto a Sarajevo, diceva che in città sotto le bombe non si faceva altro che raccontare barzellette».

 

(Nella foto Mia Ceran)