Pubblicato il 16/11/2020, 19:02 | Scritto da La Redazione

Genny ha trovato l’America

Genny ha trovato l’America
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: Salvatore Esposito, star di “Gomorra”, è tra i protagonisti di “Fargo 4”, la serie Tv dei fratelli Joel ed Ethan Coen in onda da stasera su Sky: “Quando mi ha chiamato per dirmi che mi volevano ero super gasato all'idea di fare un provino. Invece mi ha detto: ‘No, guarda che ti hanno già scelto. vogliono te’. Questa stagione racconta la lotta di potere tra afroamericani e italoamericani, in quegli anni. Il mio personaggio è tra i più sopra le righe, in un certo senso uno dei più farghiani, con tutte quelle idiosincrasie che amano i Coen”

Da Gomorra a Hollywood. Esposito: «Lo spietato boss Genny mi ha aperto le porte negli Usa Ora seguo lo stile dei fratelli Coen»

Corriere della sera, pagina 37, di Chiara Maffioletti.

Dalla provincia di Napoli a Hollywood. Anzi, a Kansas City. Lì, negli anni Cinquanta, è ambientata la nuova stagione di Fargo, serie di culto prodotta dai fratelli Coen, che in questa sua quarta stagione — al via stasera su Sky Atlantic e in streaming su Now Tv – ha tra i suoi protagonisti Salvatore Esposito. Il biglietto per uno dei titoli più popolari al mondo, è arrivato grazie a Gomorra. «I primi contatti dagli Stati Uniti risalgono a quattro anni fa – spiega l’attore -: da allora ho anche un manager americano. Quando mi ha chiamato per dirmi che mi volevano per Fargo ero super gasato all’idea di fare un provino. Invece mi ha detto: “No, guarda che ti hanno già scelto. vogliono te”».

Dal 2014, Genny Savastano – lo spietato boss della serie ispirata al libro di Saviano – non smette di aprirgli porte: «Portoni, direi. Ogni volta che vado all’estero ne ho la prova: nel mondo Gomorra è paragonata alle più grandi serie internazionali». Anche qui, veste i panni di un potente della malavita: «Questa stagione racconta la lotta di potere tra afroamericani e italoamericani, in quegli anni. Il mio personaggio è tra i più sopra le righe, in un certo senso uno dei più farghiani, con tutte quelle idiosincrasie che amano i Coen».

Pochi contatti con i Coen

Se c’è un rammarico, è non aver potuto avere uno scambio più fitto con loro, per via della pandemia. «Purtroppo è stato tutto un po’ falsato, peccato. Ma posso dire che perfino con produzioni come queste noi italiani non abbiamo nulla da invidiare… cambiano i mezzi a disposizione, che negli Usa sono enormi rispetto ai nostri, ma noi compensiamo con la creatività».

Certo, lì «c’è il culto per il mestiere dell’attore, che da noi esiste meno, come si vede in questo momento di crisi. Ora con Unita stiamo finalmente lottando per creare una categoria, altrimenti noi attori siamo relegati a semplici liberi professionisti… ma la cultura ha un impatto nella società, andrebbe sostenuta».

 

(Nella foto Fargo 4)