Pubblicato il 02/10/2020, 14:34 | Scritto da La Redazione

Michele Serra innamorato pazzo di X Factor

Michele Serra innamorato pazzo di X Factor
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: il corsivista de “La Repubblica” e autore Tv (fece mettere in mutande Gianni Morandi su Rai1) abbandona “L’amaca” (così si chiama la sua rubrica) per incensare Manuel, Mika & c.

X Factor, generazioni contro. Vince il coraggio di giudicare

La Repubblica, pagina 38, di Michele Serra.

Chi segue X Factor (ieri è andata in onda la terza puntata della prima fase, quella delle audizioni) lo fa, ovviamente, perché ama la musica popolare, che nelle sue diverse e a volte diversissime forme, da Murolo al trap, si serve comunque di quel miracoloso contenitore universale che è la canzone. Ma lo spettacolo, ormai un classico televisivo mondiale, fa leva soprattutto sulla ricucitura di uno strappo. Sul riempimento di un vuoto. Lo strappo, il vuoto, è quello tra adulti e ragazzi. Nello specifico, è la dimenticanza (adulta) del dovere del giudizio, che disattende il bisogno (giovanile) di essere giudicati. Il vertice emotivo e spettacolare di X Factor è il giudizio.

Quattro adulti – ampiamente tale è anche il trentenne Hell Raton, perché il successo, così come la disgrazia, rende cresciuti a qualunque età – assistono a una serie di esibizioni e le giudicano: promosso, bocciato. A differenza di un normale e banale concorso di canzoni, questo giudizio è fortemente teatralizzato. È la scena madre; e per quanto l’artificio televisivo si avverta, si avverte anche la sostanza, che è tanta, e corrisponde a qualche milione di  tonnellate di umanità, e di vita, riassunti in pochi minuti di primi piani, e in poche frasi, molto spesso incorniciate dal silenzio.

Il compito dei giurati

La fatica dei giurati, le loro emozioni, la loro sofferta durezza, la loro responsabilità di decidere, la loro felicità quando promuovono e la loro cupezza quando bocciano è perfino più coinvolgente della fatica dei concorrenti, quasi tutti sui vent’anni e anche meno, che attendono una sentenza forse determinante per il loro futuro; e comunque esito di mesi e anni di sogni e di speranze. Penso sempre, guardando X Factor – e lo guardo da anni – che non potrei mai fare il giurato. Non perché non possieda giudizio – ne possiedo anche troppo – ma perché di fronte al figliolo, alla figliola che ci sta provando, mi scioglierei come il burro.

 

(Nella foto la giuria di X Factor 2020)