Pubblicato il 29/09/2020, 19:03 | Scritto da La Redazione

Serie A, giornate decisive per i diritti Tv

Grandi manovre sui fondi, vertice dei big a casa Milan. È derby industria-finanza

Corriere della sera, pagina 41, di Daniele Sparisci.

Manovre in corso per preparare il rush finale. Ieri nella sede del Milan insieme ai vertici rossoneri, il presidente Paolo Scaroni e l’a.d. Ivan Gazidis, c’erano il numero uno della Juve Andrea Agnelli e quello dell’Inter Steven Zhang ad assistere al «roadshow» organizzato con i rappresentanti dei fondi d’investimento pronti a iniettare miliardi nella serie A. Era il primo di alcuni incontri di approfondimento con i club, la tabella di marcia è serrata: entro venerdì dovranno arrivare offerte vincolanti. Si attendono ritocchi al rialzo e leggere modifiche al menù.

Ma la sostanza non cambierà: il 9 ottobre (con una finestra aperta fino al 12) il calcio italiano sarà chiamato a scegliere con quale partner portare avanti le trattative in esclusiva. Oppure se far saltare tutto, e tornare al «vecchio mondo» della gestione fai-da-te, che però nel frattempo è cambiato. In peggio. La pandemia ha cancellato mezzo miliardo di ricavi, fra stadi chiusi e tagli degli sponsor. «Una cifra monstre per un’industria che dà lavoro a migliaia di persone, si rischia il collasso» denuncia Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega serie A. Con le incertezze legate alla riapertura degli impianti a un 25% dei tifosi – adesso ne entrano 1.000 -, i soldi delle tv, quelli di Amazon e Netflix, sono l’ancora di salvezza.

I fondi di private equity

L’ingresso dei fondi di private equity darebbe risorse fondamentali ed energie da spendere sui mercati internazionali, dove il nostro pallone è carente. E quello che è stato ripetuto ieri a Casa Milan. La scelta si è ridotta a due cordate: Cvc con Advent e Fsi e l’altra di Bain Capital in collaborazione con Neuberger Berman, che conta fra gli alleati anche gli spagnoli di Mediapro (con i quali la Lega ha un contenzioso aperto). E poi c’è Claudio Lotito, che le sta provando tutte per sbarrare il portone ai private equity: l’ultima è un’associazione temporanea di impresa. Ma torniamo al derby finanziario.

Oltre alle cifre in ballo e alle modalità di pagamento, la differenza fra i due piani è profonda. Cvc, al lavoro da 9 mesi sulla partnership, spinge per un’intesa industriale di almeno dieci anni, una formula che piace ai grandi club. Tagliando intermediari e riportando le competenze nella Media company (partecipata al 10% dal fondo) che sarà costituita per valorizzare i diritti tv e quelli commerciali.