Pubblicato il 31/08/2020, 19:01 | Scritto da La Redazione
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Vincenzo Mollica: Non sono buonista, ho solo raccontato ciò che volevo

Vincenzo Mollica: «Sono “rinco”, ma mi cercano tutti»

Libero, pagina 20, di Francesca D’Angelo.

«La storia non si fa con i riassunti e nemmeno con i cronisti presuntuosi o presunti». Poi, poco più in là: «Una cicala si vestì da opinionista e cominciò a opinionare, fino a quando una formica, con tempismo perfetto, la mandò a cagare». Sono alcuni dei tanti aforismi e Favolette Scorrette inventati da Vincenzo Mollica per il suo profilo Instagram: un «canale tv clandestino», come ama definirlo lui, che raccoglie, in rima, i «pensieri che mi passano per la capoccia».

Da dove nasce questo amore per i social?
«Fin da giovane sono sempre stato incuriosito dall’evoluzione del linguaggio e Instagram è particolarmente interessante perché rivoluziona l’uso delle immagini. Per certi versi mi ricorda molto il Corriere dei Piccoli, dove ogni disegno aveva una didascalia in rima. Ecco, diciamo che sui social realizzo una sorta di Corrierino dei piccoli da adulto…».
Molte sue battute sono provocatorie: che fine ha fatto il celebre stile edificante, che Aldo Grasso definì Mollichismo?
«Dovrebbe chiederlo a lui (ride, ndr). Nutro un grande rispetto per Grasso, che è uno storico importante della tv e un grande professionista, però onestamente nella mia vita ho semplicemente fatto, con passione e umiltà, il mio lavoro: il cronista. Non ho mai indossato il mantello del critico né mi sono messo nelle condizioni di fare qualcosa che non fosse il cercatore di storie. Sono solo una persona che incontra altre persone e le ascolta: quello del cronista è un mestiere molto più semplice di quello che si possa pensare».
Però concorderà che i suoi servizi erano sempre molto positivi ed entusiasti…
«Questo perché cercavo di occuparmi solo delle storie che mi incuriosivano, scansando quelle ipocrite o noiose. Per me l’intervista deve essere prima di tutto una conversazione, nella quale lasciarmi sorprendere dall’interlocutore. Per questo non preparavo mai le domande: sono sempre stato più interessato alle risposte. Quindi se dovevo intervistare qualcuno arrivavo sapendo tutto quello che c’era da sapere sul suo conto, ma con nessuna domanda pronta. In questo mi è stato di insegnamento Lello Bersani. Mi disse: “Quando si fa una telecronaca bisogna essere preparati per l’80% poi il resto è improvvisazione. Se però non c’è quell’80% di sostanza, sul quale hai riflettuto, l’altro 20% verrà sicuramente male”».

Le sarà però capitato di seguire eventi che non gradiva.
«Certo, e anche di perdere le staffe. In tal caso ricorrevo sempre all’arma dell’ironia uno strumento antico e perfetto, in constante dialogo con l’intelligenza (almeno spero sia stato così…). Oggi purtroppo si usa poco ed è un peccato: il narcisismo ti fa essere giudicante, l’ironia invece ti permette di capire».
Oggi la tv si prende troppo sul serio?
«Mi è sempre piaciuta la tv del buon senso dove si capisce quello che c’è da capire, dove vengono poste le domande giuste senza trabocchetti. Mi piacerebbe che la tv ritrovasse la limpidezza della cronaca, tomando a raccontare con verità il nostro tempo, soprattutto in questo periodo: il Covid è una tragedia dell’umanità, bisogna ritrovare speranza Invece, superati i primi giorni di paura, è tornata in onda la commedia dell’arte (ride, ndr)».

 

(Nella foto Vincenzo Mollica con Fiorella Mannoia)