Pubblicato il 03/06/2020, 15:11 | Scritto da Andrea Amato

Gilet Arancioni: che la tv non crei l’ennesimo mostro

Antonio Pappalardo è il leader dei Gilet Arancioni

Fiorello

Fiorello ai tempi del Karaoke, nel 1992.

Nell’ultima settimana le manifestazioni dei Gilet Arancioni, il movimento di protesta guidato dall’ex generale dei carabinieri Antonio Pappalardo, hanno trovato ampio spazio nei mass media e in particolar modo in televisione. Gli slogan gridati, più o meno, sono di questo tenore: «La pandemia è una boiata», «con i vaccini ci iniettano mercurio per ucciderci», «Giuseppe Conte ha preso 150 milioni da Bill Gates», «la mascherina non serve a nulla», «con il 5G alzeranno la nostra temperatura corporea e moriremo tutti», fino ad arrivare a insulti al Presidente della Repubblica. In questo caso violando il codice penale, articolo 278.

Qualsiasi persona normodotata riuscirebbe a capire che si tratta di un’accozzaglia di fake news (per usare una definizione educata) e che per fortuna ha una presa ridotta sulla gente. A Milano erano in qualche decina ad ascoltare il leader Pappalardo, vestito come Fiorello ai tempi del mitico Karaoke (non ce ne voglia Fiore, ma le giacche sono identiche).

Troppa visibilità

Il problema, però, non sono loro che hanno il diritto di manifestare (e di essere multati se non indossano la mascherina o di essere denunciati se insultano il Presidente Mattarella), ma dell’eccessivo spazio che hanno avuto in tutti i telegiornali. Tant’è che a Roma, qualche giorno dopo Milano, il numero dei partecipanti era aumentato. Non credo per la solidità di concetti assurdi, ma esclusivamente per merito della pubblicità ricevuta dalla tv.

Quindi, cerchiamo di evitare di sostenere questa follia e occupiamocene se mai diventeranno una “notizia”. Perché una trentina di ignoranti complottisti non meritano tutta questa visibilità.

 

Twitter@AndreaAAmato

 

(Nella foto Antonio Pappalardo in piazza del Duomo a Milano)