Oggi in edicola: Nokia punta a essere l’anti Huawei nel 5G
5G, gli Usa alzano le antenne. Carta Nokia per battere Huawei
L’Economia – Corriere della sera, pagina 12, di Fabio Savelli.
Non sembra esserci un altro settore al mondo destinato a cambiare, come quello degli apparti di rete per l’Internet ultraveloce con la telefonia mobile. Le indiscrezioni si susseguono sulle testate internazionali, dietro c’è la battaglia fra Usa e Cina sul 5G. L’ambizione degli americani è ribaltare i rapporti di forza per contrastare quello che hanno chiamato «momento Sputnik», rievocando il sorpasso russo nello Spazio durante la Guerra Fredda. Sul 5G gli Stati Uniti infatti inseguono, la Cina è davanti per tecnologia e competenze. La situazione potrebbe cambiare con aggregazioni che fanno perno anche su aziende europee. Per esempio, Nokia.
AI momento un solo operatore, la cinese Huawei, potrebbe gestire in monopolio l’intera filiera del 5G. Sarebbe uno straordinario vantaggio competitivo nelle due rivoluzioni appena abbozzate: l’Internet delle Cose (i dati machine to machine che stanno cambiando la manifattura) e la mobilità connessa che cambierà il sistema dei trasporti e la logistica.
I brevetti
Huawei detiene migliaia di brevetti (è stata anche accusata di aver carpito i segreti industriali alle americane Qualcomm e Intel). Ha le antenne di trasmissione in wireless, gli applicativi su cui girano i protocolli d’informazioni, i chip (cervello degli apparati), i router per la connettività delle reti domestiche e aziendali, gli smartphone. E la seconda al mondo per volumi dopo Samsung.
Ecco perché il cambio al vertice della finlandese Nokia Networks va registrato con attenzione: per sostituire Rajeev Suri dopo cinque anni alla guida è arrivato Pekka Lundmark, presidente e ceo della società energetica Fortum.
Sono stati cinque anni duri, che hanno portato Nokia all’incorporazione di Alcatel-Lucent, mal digerita visto l’assegno da 18 miliardi che ha iper-indebitato l’azienda. Quattro anni di perdite fino all’ultimo esercizio, chiuso con profitti per 18 milioni contro un rosso di 549 milioni dell’anno prima. Al risultato ha contribuito il pressing Usa per costringere le grandi telco europee (e i governi che le sostengono) a fare terra bruciata intorno a Huawei, tra golden power annunciate e divieti di utilizzo degli apparati cinesi sulla rete Core, l’infrastruttura sensibile su cui viaggiano anche le informazioni di intelIigence.
(Nell’immagine il logo di Nokia)