Pubblicato il 20/10/2019, 11:05 | Scritto da La Redazione
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Oggi in edicola: la televisione che non sa raccontare i giovani

Voi non ci guardate, noi vi insultiamo

L’Espresso, pagina 94, di Beatrice Dondi.

Sono piccoli, sono stupidi, sono incapaci, ignoranti, vanesi, tatuati e connessi. In poche parole non ci piacciono. Sono i giovani, quelli che un tempo la televisione vedeva come possibili fruitori e che oggi, con malcelato disprezzo, tratta come parentesi di un’equazione non risolta. La tv in fondo è solo un ambito lavorativo a cui generalmente i ragazzi hanno un accesso risibile. Quindi tanto vale farli fuori. E se proprio ci devono entrare, basta deriderli o tutt’al più ignorarli. In un palinsesto ossessionato dal repertorio, si stagliano i grandi vecchi, onnipresenti e invasivi. Ma incapaci, nel loro bulimico desiderio di fermare l’attimo di gloria, di lasciare la loro sapienza in eredità. Quando la Rai si butta sul digitale e promuove RaiPlay come giustamente avrebbe dovuto fare da tempo, lancia la palla a Fiorello, un (meraviglioso per carità) quasi sessantenne, sottolineando così di aver capito ben poco della giusta destinazione d’uso.

E mentre un mondo procede spedito, il racconto che vi passa attraverso è immoto come le sue facce gommose. Non c’è stato servizio che abbia resistito alla tentazione di mandare in onda per parlare delle proteste per il clima, l’intervista al ragazzo impreparato di turno. Sono piccoli, non vogliono andare a scuola, per questo scioperano di venerdì. Soprattutto non sanno di cosa parlano. Loro. Mentre Massimo Giletti si chiede in prima serata perché da oltre 10 anni non venga eletto un presidente del consiglio. Sarà solo una distrazione non c’è dubbio. Ma se perdoniamo i giornalisti, e permettiamo ai politici che hanno governato malamente questo Paese sgualcito per oltre 20 anni di raccontare storielle sconce su fanciulle svedesi e prestazioni da Viagra, ai ragazzi non concediamo neppure uno sillo. Per Mario Giordano «Siamo tutti con Greta ma non siamo gretini», nello studio di Quarta Repubblica in cui campeggia un cartonato della giovane attivista, Capezzone s’indigna per l’igiene dell’Occidente: «Non dobbiamo farci la doccia: ma dove volete riportarci??». Questo è il clima sul clima, dove Greta diventa «vittima di mercanti di bambini» a Otto e mezzo, causa di fastidio per Feltri a Stasera Italia e così via.

Senza che a nessuno venga in mente che se mai dovesse prendere corpo l’ipotesi di far votare i sedicenni qualcosina nel linguaggio televisivo andrebbe seriamente modificato. E non solo perché Carote è un brano divertente. Poi arriva Euphoria la serie brutale e armata di secchi di vernice dolorosa che altro che Cocciante, che racconta i ragazzi, che no, non sono felici e rubicondi. E nessun adulto la guarda veramente, perché è più stimolante sottolineare quanto sia hard e sessualmente trasgressiva. Tanto sono solo giovani, sono solo il domani. Sono solo piccoli. Ma non quanto lo schermo.

 

(Nella foto Greta Thunberg)