Pubblicato il 21/05/2019, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini
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Ludovico Bessegato: Skam restituisce dignità ai dettagli cari agli adolescenti

Ludovico Bessegato: Skam restituisce dignità ai dettagli cari agli adolescenti
Ludovico Bessegato, showrunner di Skam Italia, commenta la vittoria della serie di TimVision al Series Con di Milano, e ne racconta le prerogative.

Ludovico Bessegato: “Skam Italia è una vera serie contemporanea”

 

 

Skam Italia si aggiudica la prima edizione del Series Con di Milano. La serie TimVision strappa il Golden Couch Award, il premio riconosciuto dal pubblico attraverso il voto online, mostrando le potenzialità per cui è nata, su modello dell’originale norvegese. Una serie per adolescenti scritta col linguaggio degli adolescenti, raccontata in pillole distribuite in tempo reale sul web. «Quel che succede ai personaggi avviene nello stesso momento in cui la pillola è pubblicata. Questo fa di Skam un vero prodotto contemporaneo, inteso sia come utilizzo dei mezzi di quest’era, sia come contemporaneità temporale tra azione e visione da parte del pubblico», racconta Ludovico Bessegato, che di Skam è lo showrunner.

Giunto alla terza stagione, il racconto della vita di alcuni liceali romani ribalta ancora una volta il punto di vista. Nella prima il pubblico si immedesimava nello sguardo di Eva (Ludovica Martino), nella seconda in quella di Martino (Federico Cesari), nella terza tocca a Eleonora (Benedetta Gargari).

Uno dei punti di forza di Skam, mutuato dall’originale norvegese, sta nell’affrontare tematiche di stretta contingenza: l’omosessualità, il rapporto con la famiglia, etc.

In modo però meno eclatante di quanto si possa pensare. Credo che la forza di Skam stia nel focalizzarsi con cura sui dettagli cari agli adolescenti. Piccole cose che magari all’occhio di un adulto risulterebbero poco importanti, ma che invece, dal punto di vista di un teenager, sono cruciali. Un bacio rubato, un atteggiamento di segretezza nell’uso di uno smartphone. Cose che a sedici anni possono sembrare gigantesche e costituire un problema esistenziale. Ecco, Skam dà dignità al punto di vista degli adolescenti.

Senza però intenti pedagogici.

Se per intento pedagogico si intende la rappresentazione di un modello di vita virtuoso, Skam ne è privo. Il motivo è molto semplice: se si vuole parlare a un adolescente, lo si deve fare imparando dal suo modo di pensare e di vivere. Intercettando i suoi orizzonti progettuali. Raccontare, insomma, ciò che gli adolescenti sono e vorrebbero essere, non come dovrebbero essere.

Il segreto della vittoria al Series Con?

Ogni volta che lavoriamo a un episodio, rimaniamo focalizzati su un target preciso. Ribaltando i punti di vista da stagione a stagione. Questo ci consente di affrontare tematiche diverse senza snaturare ciò che Skam è.

Quanto è stato impegnativo adattare la sceneggiatura norvegese per un pubblico italiano?

Non più di tanto. Abbiamo cercato di modificare quei dettagli culturali che avrebbero creato distanza tra il pubblico italiano e la serie originale. L’aiuto di un cast di attori teenager, l’apporto del pubblico, molto attivo sui social con commenti e consigli, e le mie visite alle scuole italiane dove ho potuto attingere dai consigli dei ragazzi, hanno reso tutto molto piacevole.

In tv un’operazione come quella di Skam sarebbe ipotizzabile?

Difficilmente. Le esigenze di palinsesto sarebbero difficili da scardinare. Ecco perché poco fa parlavo di stretta contemporaneità del progetto. Perché arriva prima della televisione, come capita ai media oggi.

Gabriele Gambini

(nella foto Ludovico Bessegato)