Pubblicato il 15/10/2018, 18:05 | Scritto da H. Maltese

Prince contro Potus, e Trump proprio non ci arriva

Potus è l’acronimo che fa un po’ ridere e indica il Presidente degli Usa. Quindi Donald Trump (reinserire la battuta precedente qui)

Fatto sta che Donald Trump e il suo entourage proprio sembrano non capire una cosa: che prendere canzoni di artisti e utilizzarle come cavolo piace a loro, durante eventi e raduni, non è qualcosa da fare a cuor leggero. Perché è facile che i suddetti artisti si incazzino anche un pochetto se non supportano il politico di turno.

Ma il Donald a stelle e strisce persevera; dopo i più recenti casi legati ad Aerosmith e Rolling Stones, stavolta è riuscito a farsi mandare una lettera di «cease & desist» (quindi una minaccia di azione legale in caso di reiterazione del suo comportamento) nientemeno che dalla litigiosissima e durissima fondazione che si occupa dei beni, dell’immagine e dell’eredità musicale di Prince.

Gli eredi di Prince contro Donald Trump

Il casus belli è l’uso della canzone Purple Rain durante gli eventi legati a Trump; la fondazione ha quindi provveduto a mettere in chiaro che nessuna autorizzazione è stata data, né richiesta.

In realtà la faccenda potrebbe essere più complicata, visto che legalmente basta che vengano pagati i diritti per l’utilizzo di un pezzo nel corso di un evento, senza necessità di esplicita autorizzazione – ma conoscendo la caparbietà e la protettività della fondazione che tutela il defunto Prince, c’è da scommettere che farà ogni passo necessario per averla vinta.

Nel frattempo, consigliamo a Trump di buttarsi su musica che non siano Ted Nugent o Kanye West o Kid Rock per esaltare le folle… anche se dubitiamo che il risultato sarebbe simile.

 

H. Maltese

 

(Nella foto Donald Trump)