Pubblicato il 15/05/2018, 19:01 | Scritto da Gabriele Gambini

Alan Cappelli Goetz: Il confine, storia bellica e sentimentale con tanti rimandi ai nostri giorni

Alan Cappelli Goetz: Il confine, storia bellica e sentimentale con tanti rimandi ai nostri giorni
Ne Il confine (Rai1, il 15 e il 16 maggio in prima serata), Alan Cappelli Goetz è Franz, figlio di un ufficiale austriaco, avversato dal padre per la sua indole pacifica nel pieno della Grande Guerra. «Franz è l'archetipo dell'eroe romantico», dice l'attore trentenne nato ad Anversa.

Alan Cappelli Goetz: Il confine è ambientata a Trieste, crocevia di etnie e classi sociali tra le più diverse. Una metafora dei nostri giorni e del difficile equilibrio tra convivenza pacifica e rivendicazioni d’appartenenza

Ne Il confine (Rai1, il 15 e il 16 maggio in prima serata), Alan Cappelli Goetz è Franz, figlio di un ufficiale austriaco, avversato dal padre per la sua indole pacifica nel pieno della Grande Guerra e dello scontro tra italiani e austriaci. «Franz è l’archetipo dell’eroe romantico, sono stato scelto per rappresentarlo anche in virtù del mio aspetto fisico mitteleuropeo», dice l’attore trentenne nato ad Anversa. Il suo personaggio ama Emma, ragazza ebrea interpretata da Caterina Shulha, ed è amico di Bruno (Filippo Scicchitano), a sua volta attratto da lei. Il triangolo sentimentale, primo livello di lettura della fiction, si mescola a un resoconto dettagliato di uno dei periodi più drammatici della storia europea. Non a caso lo sfondo è la città di Trieste, punto d’incontro di pulsioni multiculturali.

Chi è Franz, il suo personaggio?

Franz è un eroe romantico nel senso più chiaro del termine. È cresciuto in un ambiente austero, suo padre è un generale dell’esercito austro-ungarico che avversa il fidanzamento del figlio con Emma, una ragazza ebrea. Ha un caro amico, Bruno, di origine italiana. Quando scoppia la Prima Guerra Mondiale, Franz affida Emma, incinta, a Bruno.

Al triangolo amoroso si sovrappone la ricostruzione storica.

Il confine ha una doppia chiave di lettura. Tini Andreatta, direttrice di Rai Fiction, dice bene quando parla di prodotto che rientra in una precisa operazione di memoria storica. Perché in quel segmento di storia europea ci sono agganci che rimandano alla condizione odierna.

Per esempio?

La fiction è ambientata a Trieste, crocevia di etnie e classi sociali tra le più diverse. Una metafora dei nostri giorni e del difficile equilibrio tra convivenza pacifica e rivendicazioni d’appartenenza.

Il suo personaggio ama una donna amata a sua volta dal suo migliore amico. Val la pena rompere un’amicizia per amore?

Rispondo ribaltando il punto di vista. L’amicizia è già un sentimento che appartiene alla sfera dell’amore. Però si palesa in modalità diversa. Nel caso del rapporto tra Franz, Bruno e Emma, è gestito con un tasso di sensibilità e saggezza che forse ai giorni nostri manca.

I giovani di allora erano più saggi?

I tempi in cui vivevano li costringevano a maturare prima, mantenendo un forte spirito di coesione collettiva. La Prima Guerra Mondiale fu un evento epocale. Spazzò via in un sol colpo tutto l’ottocento.

Oggi invece…?

La nostra epoca è quella dell’individualismo agiato esasperato. Ma Il confine di cui si parla nella fiction esiste anche oggi. Solo che le situazioni di guerra sono altrove. Dobbiamo imparare a non chiudere gli occhi, a volte siamo troppo distratti, dimentichiamo che la vita umana deve essere difesa sempre, per lo meno come principio.

Un aspetto distintivo della fiction?

La ricostruzione storica dettagliata. Nei costumi e nei personaggi. Un consulente di materie militari dell’Esercito Italiano ha suggerito gli accorgimenti del caso. Tutto è stato realizzato con cura minuziosa.

Come si è trovato a gestire la parte assegnata?

Il bello di un attore è vivere molte vite. Ho colto l’occasione con una spensieratezza che forse in passato non avrei avuto. E ho ripassato con passione le vicende della Grande Guerra, che a scuola avevo trascurato perché mi appassionavo di più alla Seconda.

Che cosa le manca, in carriera?

Un film d’autore o una bella commedia romantica che testi le mie potenzialità comiche.

E quando non recita, che fa?

Mi godo le piante sul mio terrazzo a Roma. Ho il pollice verde. Accendo la tv solo di sera. E mi diletto con la fotografia. Poi posto tutto su Instagram, non essere social oggi sarebbe anacronistico.

Gabriele Gambini

(nella foto Alan Cappelli Goetz)