Pubblicato il 28/11/2017, 17:37 | Scritto da Tiziana Leone
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L’odio corre in rete e Far Web lo racconta da venerdì sera su Rai 3

Da venerdì in seconda serata su Rai 3, Far Web di Federico Ruffo racconta in quattro puntate l’odio che da anni prolifera tramite i social network

Magari un’occhiata si può dare. Magari chi ha in giro per casa adolescenti o aspiranti tali potrebbe metterli davanti alla tv, a Rai 3, il prossimo 1 dicembre, lasciarli aspettare finché la seconda serata non abbia inizio, tanto il giorno dopo è sabato, e fargli vedere Far Web, la docu-inchiesta in quattro puntate condotta da Federico Ruffo sul fenomeno dell’hating on line. Avete presente quelli che usano l’anonimato del web per insultare dire fare gridare?

Ecco a loro il giornalista che ha trascorsi tra Report e Presadiretta dedicherà quattro puntate di un viaggio alla scoperta di volti da dare a nickname, di facce da assegnare a haters che hanno costruito la loro webcarriera sulle strade dell’odio virtuale e non. Il programma vuol raccontare l’impatto che i social media hanno avuto nel modo di comunicare delle persone, di come abbiano legittimato il linguaggio dell’odio, della presa in giro, del metter alla gogna chi in fondo ha solo meno capacità di denigrare.

In Italia ogni giorno vengono registrati settemila messaggi di odio, quattro ragazzi su dieci si rendono protagonisti, attivi o indiretti, di messaggi di odio, il 13% di loro ha insultato un personaggio famoso, mentre nove ragazzi su cento hanno creato un falso profilo per insultarlo in modo anonimo e addirittura sette su dieci giustificano l’hate speech come una forma di rivalsa sociale.
 Non benissimo.

L’obiettivo di Far Web è di raccontare non tanto gli effetti del fenomeno, già ampiamente indagati in altre sedi, quanto il punto di vista degli odiatori e le cause di questo fenomeno. A parlare saranno direttamente loro, i protagonisti dei comportamenti virtuali violenti, dai cui racconti emergerà tutta l’inquietante normalità del loro punto di vista e l’ineluttabile solita realtà: si nascondono sempre dentro le classiche, banali famiglie da Mulino Bianco a cui prima o poi piomba addosso un Buondì.

 

Tiziana Leone

 

(Nella fotoFederico Ruffo)