Pubblicato il 25/10/2017, 15:35 | Scritto da Gabriele Gambini

Michele Lamanna de #imodaioli: Pechino Express ti cambia la vita

Michele Lamanna de #imodaioli: Pechino Express ti cambia la vita
Parla Michele Lamanna de #imodaioli di Pechino Express, adventure game in onda stasera su Rai2: la delusione per il ritiro, le emozioni del viaggio, i momenti più divertenti e quelli peggiori, oltre a un pronostico sulle prossime tappe.

Michele Lamanna: “Il momento migliore di Pechino Express è stato quando abbiamo vinto una tappa: una soddisfazione”

Cercate informazioni su John Dee e Edward Kelley. Erano una coppia di alchimisti di fine cinquecento, gran maestri di suggestioni, viaggiatori, avventurieri. Amici, senza trascurare qualche litigio scenografico. La coppia de #imodaioli, Marcelo Burlon e Michele Lamanna, ritirata da Pechino Express per lussazione della spalla di Marcelo, un po’ li ricorda. Questo perché il programma prodotto da Magnolia, in onda ogni mercoledì in prima serata su Rai 2, fa da catalizzatore e amplificatore delle pulsioni umane: una tappa nell’estremo oriente vissuta sotto forma di adventure game, assicura Michele, vale più di un mese trascorso nella routine milanese e ti cambia i connotati. Un’alchimia, appunto.

Michele, questo aumenta il vostro rimpianto?

Nel rivedere oggi le scene del nostro ritiro rosichiamo, e tanto. Nel momento in cui siamo usciti, la sensazione era di felicità per la bella gara condotta e di dispiacere per l’infortunio di Marcelo, bilanciato dal sollievo nell’apprendere che in venti giorni se la sarebbe cavata. È stato uno scherzo del destino e chi siamo noi per opporci al destino?

Chi partecipa a Pechino Express sostiene sia un’esperienza che cambi la vita.

Confermo. Un conto è vedere il programma dal salotto di casa. Un altro è viverlo. Lo stress, le emozioni amplificate, i territori. E poi, senza retorica, mi hanno colpito le condizioni di vita delle popolazioni incontrate nelle prime tappe del viaggio. Ho visto il sorriso di chi non ha nulla e si aggrappa alle cose semplici della vita, godendosele senza il superfluo che abbonda dalle nostre parti. Ho imparato ad apprezzare le fortune che ho e a lamentarmi di meno.

Poi però c’è stata l’altra faccia della medaglia: Taiwan e il ricco Giappone, che voi non avete visto, sono nazioni agiate.

Mi piacerebbe andare in Giappone. Marcelo c’è stato per lavoro, mi ha detto che il confronto rispetto all’Italia è ribaltato: lì domina l’efficienza e il contrasto tra modernità e tradizione.

Torniamo per un istante alla gara.

Il momento migliore è stato quando abbiamo vinto una tappa. Ci siamo fatti un mazzo quadrato, è stato bellissimo arrivare in fondo da vincitori dopo essere stati superati.

Però avete vissuto qualche situazione spiacevole.

Ce l’ho ben presente. Quinta tappa: il culmine della litigata tra me e Marcelo. Cercavo di trattenermi, poi, per un attimo, ho quasi perso la ragione, ho rischiato di mandarlo affanc*** rovinando tutto. Un crollo psicologico rovinoso (ride, ndr).

Chi aveva ragione, tra voi?

Avevo ragione io, senza dubbio. Eravamo entrambi nervosi, io ho appoggiato sulla spalla di Marcelo una maglietta che mi aveva prestato e lui mi ha accusato senza ragione di averglierla quasi persa. Si trattava di un pretesto per discutere e sfogarsi, ci stavo quasi cadendo. Però se non fossimo grandissimi amici, non litigheremmo. Accade spesso, anche quando andiamo in vacanza assieme. Siamo sinceri tra noi in tutto e per tutto.

Oltre che litigi interni alla coppia, bisogna mandar giù la convivenza con le altre, di coppie.

Con #iLasEstrellas ho condiviso anche mezza tappa e proprio non abbiamo legato. Penso si sia visto. Non li ho capiti. Abbiamo legato invece con Antonella Elia, ma non con Jill Cooper. Amiamo #LeClubber, #iCompositori e #iMaschi. Sarò diplomatico, ma tutti loro meriterebbero di vincere.

Come definirebbe l’esperienza nella sua interezza?

Uu confronto con la realtà attraverso lo specchio incantato della fiaba, oltre che un’ottima terapia psicanalitica per vincere le mie paure.

Quando è tornato a Milano che cosa è successo?

Mi sono sentito più leggero e con meno paranoie. Anche se nel primo periodo rimuginavo, ero pensieroso, molti amici mi chiedevano che cosa avessi ma non rispondevo: non avevo rivelato di aver partecipato a Pechino nemmeno a mia madre.

La tv potrebbe diventare per lei qualcosa di più che un appuntamento sporadico?

Sono realista, non credo di essere un personaggio tanto forte da meritare attenzioni televisive costanti. Pechino è un bel programma. Mi ha insegnato a godermi di più il mio lavoro e le relazioni tra le persone.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto, Michele Lamanna e Marcelo Burlon con Costantino Della Gherardesca)