Pubblicato il 22/01/2017, 18:01 | Scritto da La Redazione

Jason Priestley si reinventa detective: nella mia anima c’è ancora Brandon

«Io e Brad Pitt Abitavamo nello stesso appartamento, facevamo a gara a chi si lavava meno»

 

 

Rassegna Stampa: Corriere della Sera, pagina 39, di Chiara Maffioletti

 

Jason Priestley si reinventa detective: nella mia anima c’è ancora Brandon

Il divo di «Beverly Hills 90210»: quella serie cambiò la tv, resto un’icona degli anni 90

Io e Brad Pitt Abitavamo nello stesso appartamento, facevamo a gara a chi si lavava meno

L’intervista

 

Fra il 1990 quando un gruppo di adolescenti ha iniziato a fare in televisione qualcosa che mai nessuno aveva fatto prima di allora: parlare di adolescenti a degli adolescenti. E così che Beverly Hills è diventata di colpo il luogo dei sogni per una intera generazione (almeno), e non più per Hollywood ma piuttosto per il Peach Pit o il West Beverly High, luoghi altrettanto leggendari per chi oggi ha trent’anni o più. Spettatori sparsi nel mondo, il più delle volte lontanissimi dalla California, che però assieme al numero di casa dei genitori ne conoscevano a memoria almeno un altro: 90210. Ma non sono cresciuti solo loro. Jason Priestley, star di Beverly Hills 90210 che divideva le tifoserie — esisteva il team Brandon (che era il suo personaggio) e il team Dylan (l’altro protagonista e prototipo di uomo) — oggi ha 47 anni. A differenza di alcuni suoi colleghi di allora, non ha mai smesso di lavorare, soprattutto in tv. L’ultima serie di cui è protagonista è in onda su FoxCrime e si intitola Private Eyes.

Cosa l’affascina di questo investigatore privato? «Mi è piaciuto molto il fatto che fosse un uomo in cui era possibile identificarsi. Al di là della professione, è un quarantenne che cerca di barcamenarsi tra lavoro, figli, relazioni…». Crede che sia qualcosa di comune a una generazione? «Credo di sì. Ne ho parlato anche con diversi amici della mia età e penso che in tutti noi, arrivati a un certo punto, scatti il desiderio di provare ad essere almeno un poco migliori. Dopo gli anni in cui si vuole conquistare tutto, si cerca di migliorare quello che già abbiamo. E così tentiamo di essere professionisti più bravi, padri più bravi». Dunque l’anima da bravo ragazzo di Brandon non era una finzione… «Però qui il contesto è quello delle indagini, dei crimini su cui investigare. Tutto un mondo che ho amato molto, in primo luogo da lettore, perché è tratto dal romanzo The Code di Gare B. Joyce». È stata confermata la seconda stagione: una bella notizia visto che lei ne è anche produttore. La televisione sta vivendo un periodo fortunato, no? «Sì, sono convinto che la tv stia attraversando il suo periodo più fortunato di sempre. E per questo mi reputo fortunatissimo anche io, perché ho sempre potuto continuare a lavorarci». Non cambierebbe niente della sua carriera? «No, davvero nulla. Mi ritengo incredibilmente in credito con la sorte per essere riuscito a fare questo mestiere». Prima che arrivasse il successo per entrambi, ha anche condiviso un appartamento con Brad Pitt, vero? «Sì, facevamo a gara a chi si lavava meno e stava più tempo senza farsi la barba. Un gioco che racconto anche nel mio libro (Jason Priestley, a memoir)». Sono passati molti anni, ma continuano a identificarla con Brandon, il personaggio di «Beverly Hills 90210». «Credo che questa cosa non finirà mai. Sono passati tanti anni e ho interpretato davvero molti altri ruoli. Eppure Brandon non mi lascia mai. Ma non mi dispiace, anzi. Continuo ad essere consapevole che quel ruolo era più di un ruolo, appunto. Beverly Hills 90210 è stato un fenomeno colossale, ha cambiato la tv: i personaggi del telefilm sono diventate delle icone degli anni go». Impossibile una reunion? «Chissà. Con alcuni attori siamo rimasti in contatto. Ma sono certo che sia impossibile ripetere l’impatto globale che ha avuto quel telefilm su una generazione. Impossibile non solo per la novità che ha rappresentato, parlando di temi di cui non si parlava in un modo in cui non veniva fatto, ma anche perché è cambiato il modo di guardare la tv. Non si aspetta più un evento per commentarlo tutti assieme il giorno dopo. E quella era parte della magia». Gli anni 90 saranno anche finiti, ma Brandon è ancora tra noi.

 

(Nella foto, Jason Priestley)