Pubblicato il 09/12/2016, 19:03 | Scritto da Tiziana Leone
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Richard Dreyfuss: Troppi divieti imposti alla nostra miniserie su Madoff

L’attore americano, a Roma per presiedere la giuria del Fiction Fest, presenta in anteprima la miniserie in onda a gennaio su Sky

Non è certo uno che le manda a dire. Richard Dreyfuss, prossimo protagonista di Madoff, la miniserie in onda su Sky Cinema 1 il 28 gennaio, a Roma per presiedere la giuria del Fictionfest, non risparmia critiche al sistema bancario, all Abc e al nuovo Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Ispirata al libro firmato da Bryan Ross The Madoff Chronicles, la fiction racconta la storia di Bernard Madoff, l’ex broker e presidente del Nasdaq nel 2009 condannato a 150 anni di reclusione per una gigantesca frode finanziaria: dalla sua rapida ascesa alla brusca caduta, passando attraverso le conseguenze delle sue azioni sulla famiglia, i soci e gli investitori. Eppure per l’attore americano, premio Oscar come miglior attore protagonista per il film Goodbye amore mio!, questa è stata un’occasione perduta a causa delle tante, troppe pressioni cui gli sceneggiatori sono stati costretti a piegarsi.

Nessun nome di banca, nessun chiaro riferimento a chi ha aiutato Madoff nel suo perverso disegno, e questo per non dare fastidio ai poteri forti. «Sono contento di aver interpretato questo ruolo, ma come americano sento di aver partecipato a un atto di codardia – sottolinea Dreyfuss -. Non sono un dipendente della Abc, ma non condivido il fatto che dicano che certi nomi non si possono fare. Io invece voglio che voi li pubblichiate: sono banche compiacenti che tutt’ora esistono, Madoff ha agito in collusione con loro. Se ci avessero consentito di fare i nomi sarebbe stato possibile risvegliare la rabbia della gente e la vera storia sarebbe venuta fuori». Dreyfuss se la prende con la Abc, rea di aver accettato i ricatti delle banche, ma anche con il sistema americano che lascia ai tanti che hanno truffato il diritto di continuare a farlo: «Non c’è Paese in cui la gente non sia alla ricerca di risposte, l’arresto di Madoff è stata solo una piccola parte. La Well’s Fargo ha ammesso di aver falsificato la contabilità di clienti veri, ignari, eppure nessuno fa niente. Anche la City Bank partecipa a queste frodi. Bisogna dirlo pubblicamente. Io mi indigno e la cosa frustrante è che mi sento come Cassandra: so che sta per succedere, ma nessuno mi crede. Ma continuerò a dirlo, se non ci si arrabbia continueranno a rubare i nostri soldi».

Però alla presidenza degli Stati Uniti d’America c’è un signore che si chiama Trump a cui Dreyfuss regala commenti ancor peggiori di quelli appena riservati alle banche: «Noi abbiamo smesso di educare i nostri figli, non insegniamo più i nostri valori e la nostra storia, Trump non è che l’inevitabile conclusione di questa spirale di decadimento in cui ci troviamo da 40 anni. È una persona pericolosa, penso che abbia percepito la rabbia popolare e la utilizzerà nella maniera sbagliata, ne abuserà. Non sindaco i suoi principi o la sua politica, le mie obiezioni sono per la sua assoluta mancanza di comune decenza, si è comportato come il bullo del bar, l’ubriaco più rumoroso che nessuno vorrebbe mai invitare a cena. È più furbo di noi, sa tante cose che non sappiamo, siamo stati assaliti dal suo grottesco comportamento, gli contesto la sua totale mancanza di umanità». Sistemato The Donald, Dryfuss non si sbilancia sul suo futuro in tv. «Parlarne porta male». Di certo il piccolo schermo gli piace: «La tv è una forma d’arte che lega le persone, è quello che una volta era il cinema».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Richard Dreyfuss)