Pubblicato il 04/12/2016, 17:41 | Scritto da La Redazione

Silvio Orlando: Voiello? Tornerà presto, ma adesso venite a vedermi in teatro

“Voiello è un personaggio veramente curioso, credo di esserci arrivato proprio grazie al mio lungo lavoro fatto in teatro”

Rassegna Stampa: Repubblica Napoli, pagina 15, di Giulio Baffi

Silvio Orlando: “Voiello? Tornerà presto, ma adesso venite a vedermi in teatro”

L’attore debutta martedì al Bellini nello spettacolo “Lacci” Ma intanto annuncia la seconda serie di ‘The Young Pope”

Prima di “Lacci” di Domenico Starnone, martedì sera al teatro Bellini. Uno spettacolo che lo scrittore ha tratto dal suo romanzo edito da Einaudi. L’ha messo in scena il regista Armando Pugliese affidandone l’interpretazione a Silvio Orlando, reduce dal successo cine-televisivo in “The Young Pope” di Paolo Sorrentino, che sta già lavorando alla seconda serie, con gli stessi attori. Ma ora per Orlando c’è il teatro: in scena con lui in “Lacci” ci sono Maria Laura Rondanini, Vanessa Scalera, Roberto Nobile, Sergio Romano e Giacomo De Cataldo. Scene di Roberto Crea, costumi di Silvia Polidori, musiche di Stefano Mainetti, luci di Gaetano La Mela. Repliche fino a domenica 11.

Orlando, dopo essere stato un formidabile cardinale Voiello in “The Young Pope” è immediatamente ritornato in palcoscenico?

«Certo, io non smetterò mai di fare teatro, è la lunga pratica che mi ha consentito di arrivare pronto a quell’appuntamento per me tanto difficile. Paolo Sorrentino mi ha consegnato un personaggio assolutamente inedito e per di più tutto girato in inglese, due scommesse che avrebbero preoccupato tutti ma non Sorrentino».

Era preoccupato?

«Avevo una grande ansia, ci è voluta una preparazione molto dura per me che sono tanto insicuro. Mi sono misurato però con un regista che è un grumo di sicurezza e di cui mi sono fidato fino in fondo. Io napoletano in un film così internazionale, rinunciando alla mia lingua, cercando di mantenere le mie caratteristiche. Ma credo di non aver perso nulla di me costruendo quel personaggio»

E ora?

«Ora torno in scena. Il mio personaggio ha abbandonato la moglie, Vanda, ed è portatore di uno dei quattro punti di vista in cui lo spettacolo si articola: un punto di vista maschile, probabilmente il più egoistico di tutti. Un personaggio che non posso definire negativo, perché spesso è presente in una famiglia, è uno che si è ricreato una propria nicchia cercando di farsi meno male possibile, subendo in silenzio il risentimento della moglie e la delusione dei figli».

La famiglia come nodo critico?

«Il tema principale del nostro vivere civile è la famiglia. Un meccanismo, come la politica o la scuola, troppo lento per andare al passo con i tempi, un meccanismo forse un po’ troppo rigido rispetto alle cose che si muovono intorno a noi, che funziona ancora come una ventina di anni or sono ma che ora con molta evidenza non sta più in piedi come una volta».

Tema questo molto presente in teatro?

«Lo spettacolo ne affronta le conseguenze dopo che un’armonia di coppia è andata in frantumi. E uno dei due, che si è imbevuto di un altro essere umano con cui ha passato un pezzo della propria vita, viene meno».

Il suo personaggio è modellato sul suo carattere?

«Questo è uno spettacolo e non vuole essere un trattato sociologico sulla famiglia, ma la famiglia che Starnone aveva in testa è maledettamente simile a quella di molti di noi. Ci vogliono spalle forti, capacità di soffrire, lavorare sulla sgradevolezza del personaggio, essere non simpatico». Come non era simpatico il suo cardinale?

«Voiello è un personaggio veramente curioso, credo di esserci arrivato proprio grazie al mio lungo lavoro fatto in teatro».

Come ha incontrato Sorrentino?

«Aveva fatto sette film ma non mi aveva mai cercato. Avevano lavorato con lui praticamente tutti gli attori italiani, anche mia moglie Maria Laura Rondanini, che è anche la produttrice di questo spettacolo. Mi ero rassegnato all’idea di non essere permeabile al suo mondo, che non ci sarei mai entrato, e invece mi ha chiamato affidandomi un compito non facile per cui ho dovuto studiare molto, soprattutto l’inglese, io napoletano con tanti attori importanti, con la preoccupazione di rovinare la scintillante macchina di cui facevo parte. Ma Paolo è un grande scrittore e la sua sceneggiatura è perfetta e certamente mi ha aiutato molto, non mi ha lasciato mai solo».

Prossimi impegni? «Si staglia all’orizzonte una seconda serie di “The Young Pope”, ne sono felice, anche se ora c’è l’ansia della “seconda volta”, sapendo che devo confermare quello che ho fatto, e già mi prende l’insicurezza. Ma ho in testa il vecchio detto “‘e napulitane se fanno sicche ma nun moreno” e sono pronto.»

 

(Nella foto Silvio Orlando)