Pubblicato il 10/09/2016, 16:04 | Scritto da Tiziana Leone
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Leo Gullotta: La Catturandi su Rai 1 insegue la mafia dei colletti bianchi

Leo Gullotta: La Catturandi su Rai 1 insegue la mafia dei colletti bianchi
A guidare la Catturandi è una donna (Anita Caporioli), mentre Leo Gullotta interpreta un avvocato che si muove nel "mondo di mezzo" palermitano, un "losco" individuo che l'attore racconta in questa intervista a TvZoom.

Lunedì debutta su Rai 1 in prima serata la Catturandi – Nel Nome del padre, la serie diretta da Fabrizio Costa in cui la squadra di poliziotti, sulle tracce di pericolosi latitanti, si imbatte in tanti personaggi della “terra di mezzo” palermitana

Che la mafia sia uno dei temi preferiti dalle fiction italiane è fuori di dubbio, dalla Piovra in poi il piccolo schermo ha raccontato vita, morte e miracoli di Cosa nostra, da ogni punto di vista, suscitando orrore, ma anche fascinazione. Così se su Canale 5 la Squadra antimafia è già sulle tracce di un boss catanese latitante, su Rai 1 la Catturandi dovrà vedersela con la mafia dei colletti bianchi. Al via lunedì in prima serata la fiction, diretta da Fabrizio Costa, girata quasi interamente in Sicilia, racconterà l’infinita lotta tra Stato e mafia da un punto di vista nuovo, quello della Catturandi di Palermo, squadra d’élite della Polizia deputata all’arresto dei grandi latitanti. Dai pedinamenti invisibili alle azioni celebrate nelle prime pagine dei giornali, dalle simpatie nate tra colleghi agli amori e ai tradimenti, in un mondo in cui tutto è doppio e nessuno è come sembra, fino al clamoroso colpo di scena finale. La squadra è guidata da una giovane donna, Palma Toscano (Anita Caprioli) ed è impegnata nella caccia dell’ultimo capo della più potente organizzazione criminale del mondo, Natale Sciacca (Vincenzo Amato). Donna impulsiva, appassionata e determinata Palma si porta nel cuore una ferita, la misteriosa morte del padre, eroe della Polizia, che condiziona da sempre la sua vita.

E nella Palermo che è il caldo e intricato scenario della storia, Palma capirà che nulla è mai come appare: i mafiosi più temibili sono volti insospettabili e gli amici, ma anche gli amori, possono tradirti. Alessio Boni è Tito Vergani, banchiere milanese con tanti segreti da nascondere, Marta Gastini è Alina, figlia di Tito, in perenne conflitto con il padre, Massimo Ghini è il vicequestore Valerio Vento, che con Palma ha un rapporto non solo professionale, Raniero Monaco di Lapio è Ivan, membro di punta della Catturandi, braccio destro di Palma. A Leo Gullotta il compito di interpretare l’avvocato Ruggero Mazzamuto, rappresentante del “mondo di mezzo” palermitano. «È una serie anomala rispetto alla tipologia classica delle altre fiction di mafia – sottolinea l’attore siciliano -. Non ci sono buoni o cattivi, non c’è il mafioso cattivissimo o il poliziotto perfetto. In un percorso quasi pirandelliano nessuno è come appare. La Catturandi, una squadra di poliziotti che esiste davvero a Palermo, agisce in silenzio. La storia è tratta da un libro in cui un poliziotto della squadra racconta di quante persone lavorano in maniera onesta e credono nello Stato».

Il suo avvocato è forse il personaggio più ambiguo della serie…

«A differenza degli altri, l’avvocato Mazzamuto è l’unico di cui non si saprà nulla. E’ uno che costruisce stando ai margini della storia, sembra elegante, leggero, distaccato, molto sbiadito, ma in realtà non lo è affatto. Più la storia va avanti e più lo spettatore sentirà la necessità di seguire le sue mosse».

Che Sicilia viene mostrata nella serie?

«C’e la sua bellezza dirompente e la sua parte sporca di certi anfratti. Non ha niente a che fare con tutto quello che si è già visto in tv. Ritroveremo dei criminali, ma raccontati in maniera moderna».

Quindi secondo lei la fiction sulla mafia finora ha usato i soliti stereotipi?

«In un certo qual modo si. Questa serie invece gratta negli anfratti di storie di cronaca, ma mostra anche l’umanità di gente che lavora all’interno dello Stato con passione, positività e moralità».

Si è divertito a interpretare questo avvocato così “losco”?

«Mi sono divertito molto, soprattutto per l’aspetto psicologico del mio personaggio».

E’ da tanto che non compariva in una fiction…

«E’ vero sono stato lontano per un po’ dal piccolo schermo, ma questa storia mi ha colpito per come era scritta. Ho accettato anche per il piacere di lavorare con tanti bravi colleghi».

In questi anni non ha ricevuto altre proposte di fiction?

«Sì, ci sono state, ma a me piacciono le cose ben fatte».

Cosa significa per un siciliano interpretare il lato oscuro della sua terra?

«Sono un cittadino da una parte e un attore catanese di 70 anni e 54 di carriera dall’altra. Da cittadino Gullotta sono sempre pronto ad amare la mia terra, da attore mi sono sentito utile a impersonare un uomo della terra di mezzo: di personaggi che girano il mondo, apparentemente calmi e tranquilli, ma con una seconda vita alle spalle ce ne sono tanti nella mia isola».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto, da sinistra, Alessio BoniLeo Gullotta)