Pubblicato il 19/08/2016, 15:11 | Scritto da La Redazione

Gomorra, per l’ Hollywood Reporter è «un successo internazionale»

Gomorra, per l’ Hollywood Reporter è «un successo internazionale»
Al suo debutto negli Stati Uniti, in molti si chiedevano come potesse essere accolta la serie Sky. Ecco il pensiero del critico Tim Goodman sul quotidiano americano.

Il 24 agosto Sundance TV darà finalmente al pubblico americano la possibilità di vedere la serie tv Italiana.

 

 

Rassegna Stampa: The Hollywood reporter, di Tim Goodman

‘Gomorra’: la  recensione

La cruda serie italiana sbarca su Sundance TV per la televisione americana raccontando scenari familiari, ma anche del tutto nuovi. Non sarà uno shock per quelli che negli ultimi cinque anni hanno assorbito in modo ossessivo la televisione importata, ma non solo gli inglesi sono in grado fare una televisione alla pari di quella americana (se non migliore). Serie drammatiche di prim’ordine sono arrivate da tutto il mondo.

Il 24 agosto Sundance TV darà finalmente al pubblico americano la possibilità di vedere Gomorra, la serie TV Italiana trasmessa nel 2014 basata sull’omonimo romanzo di Roberto Saviano del 2006 – diventato poi un film diretto da Matteo Garrone nel 2008 – e incentrato sulla Camorra, l’organizzazione criminale napoletana.

Ma la serie Italiana è andata oltre a tutto questo e ha dimostrato di essere un successo internazionale (la seconda stagione è uscita la scorsa primavera in Europa e le prossime stagioni sono già in programma). Sundance TV darà agli Americani un assaggio dell’oscura grandezza della serie – anche con i sottotitoli.

Detto questo, Gomorra non sarà una completa rivelazione perché sotto molti punti di vista rende omaggio al meglio della televisione americana, in particolare a The Wire, la serie targata HBO.

La realizzazione di tutto questo è, però, abbastanza straniera (in tutti i sensi) da renderla, da sola, unica e avvincente; è uno sguardo dentro a un’altra cultura dove le cose sono fatte in maniera diversa, i personaggi e i codici sono per loro natura nuovi ma le motivazioni, specialmente quelle più vili, sono universali. Gomorra è anche eccezionalmente cinematografica, dagli angusti bassifondi di Napoli, agli eccitanti inseguimenti in macchinaripresi da inquadrature rapidamente spostate dal tetto al lato del passeggero, al cofano dell’auto. C’è una certa familiarità con le cene in famiglia e una certa freschezza nelle scene dei lontani paesi italiani che aggiungono uno strato di fascino visivo alla trama con cui i telespettatori della TV americana avranno senz’altro familiarità. La serie è incentrata su Pietro Savastano (Fortunato Cerlino), la cui annoiata ma amata moglie Imma (Maria Pia Calzone) e il viziato e debole figlio ventenne Gennaro (alias “Genny”) non sono pronti a sostenere il nome dei Savastano. Genny è troppo impegnato a essere coccolato dall’altrimenti spietato Don Pietro, riprendendo un tema che ricorda molto le pene di Tony Soprano nell’essere insieme un padre affettuoso e un temuto boss.

Don Pietro si rivolge spesso a Ciro (Marco D’Amore) sia come suo braccio destro che come colui che preparerà Genny a prenderese necessario il ruolo di capo famiglia, eventualità che si fa sempre più concreta quando uno sfortunato (ma creativo) colpo di scena conduce Don Pietro in carcere proprio dopo esser riuscito, con Ciro e il resto del gruppo, a esiliare il boss rivale, Salvatore Conte (Marco Palvetti).

L’arresto improvviso genera un vuoto di potere grazie al quale la serie Gomorra prosegue in maniera sempre più appassionate. Ciò che fa funzionare la storia oltre al ritmo assicurato e a una raffinata recitazione è la familiarità con il concetto – Ciro è leale ma non al comando, Genny non ha rispetto per il resto del gruppo di Don Pietro e il traffico italiano di droga è troppo redditizio per sopravvivere qualsiasi rottura nella catena della domanda e dell’offerta, il che invita i rivali a farsi avanti; così come le strade percorse da Gomorra sono diverse da quelle scelte per The Wire o per I Soprano.

Gomorra è oscuro – sia nel tono che nel modo in cui è girato – e richiede concentrazione sui sottotitoli, ma è anche incredibilmente affascinante e vale lo sforzo di vedere come l’Italia, grazie a Sundance TV, si fa avanti per dimostrare che l’America non hal’esclusiva sulle serie drammatiche di qualità.

 

(Nella foto, Fortunato Cerlino e Marco D’Amore)