Pubblicato il 17/08/2016, 15:31 | Scritto da La Redazione

Da Rio a Gomorra

Rassegna Stampa: Vanity Fair, pagina 28, di Riccardo Romani

Da Rio a Gomorra

A scuola lo prendevano in giro, ma Fabio Basile grazie al Judo è salito in cima al mondo

E ora vorrebbe realizzare un altro grande sogno

Fabio è uno su cui non ha mai scommesso nessuno, un ragazzino che a scuola faceva fatica a leggere e lo prendevano in giro. Un moccioso che passava le serate a fare la lotta con un orsacchiotto della sua stazza, immaginando chissà quale campionato interstellare di judo. Uno così mica pensi che un giorno vinca l’Olimpiade. Invece Fabio Basile, 22 anni a ottobre, nato a Rosta, paesino piemontese quasi invisibile su Google Maps, figlio di un’impiegata di un grande magazzino, è la medaglia d’oro numero 200 della storia dello sport italiano. E quando lo incontri di persona, dopo aver letto la sua scarna biografia, sai che almeno una persona a quel trionfo olimpico ci aveva sernpre creduto: lui. Adesso è tutto diverso. Fabio ha la fila di quelli che lo vogliono conoscere, le foto dei suoi addominali fioccano sul web e ha pure la possibilità di tirare il fiato dopo anni di sacrifici veri. «Rilassarmi?». Si Fabio, hai capito bene, rilassarti. «La verità è che mi concedo un mesetto di vacanza e poi sarà già tempo di stabilire il prossimo obiettivo. Adesso ho raggiunto il massimo, ma ho 21 anni, mica posso pensare di fermarmi».

E l’obiettivo sarebbe?

«Ripetersi fra quattro anni ovvio, è l’unica cosa che può venirmi in mente. È una delle cose più difficili nello sport, dunque credo che sia un tipo di sfida che fa al caso mio».

Non ha paura che questo momento magico possa farle un po’ perdere la lucidità?

«Non ho paura di niente. Anzi no, dell’aereo si, non riesco proprio a guarire».

Sa che di judo si parla solo ogni quattro anni e solo se un italiano vince l’Olimpiade?

«Lo so e mi fa tristezza. Se penso ai giovani che sacrificano tutto per questo sport bellissimo. Questa storia deve cambiare, spero di contribuire. Viviamo in un paese che parla e vive solo di calcio, calcio, calcio. Da ragazzino ci giocavo pure. Centravanti e anche portiere. Ho lasciato per nausea. Come accendi la Tv, calcio. Per fortuna c’è YouTube, così posso guardarmi quanto judo mi pare. Se l’Italia pensasse anche agli altri sport, sarebbe un posto migliore anche per tanti giovani che così si tengono lontano dai guai. Io per primo. Senza judo chissà che fine avrei fatto».

Era un ragazzino irrequieto, giusto?

«Avevo qualche problema per via della dislessia. Mi dava fastidio quando mi prendevano tutti in giro, ma non posso dire di avere avuto un’infanzia difficile. Mi davano più fastidio maestre e professori che mi tormentavano con il solito ritornello: lascia perdere il judo che non ti darà mai da mangiare. Mi hanno fatto odiare la scuola. Però penso che quelle sofferenze mi abbiano formato e motivato».

Sacrifici ne ha fatti tanti: qual è stato il più duro?

«Da 70 a 60 chili per rientrare nella categoria di peso».

Come si fa?

«Non si mangia e ci si allena. Al massimo un caffè e qualche ghiacciolo. Ma sono contento anche di quello. Se non soffri non vai da nessuna parte».

Ma lei lo sapeva davvero che avrebbe vinto l’oro?

«Proprio l’oro no. Però sapevo che avrei fatto una grande gara. Ho passato la settimana prima dei Giochi sognando la finale. Non mi è mai successo di sognare così tanto una gara. Una notte mi svegliavo da campione e una notte da sconfitto. Poi sul tatami ho cominciato a crederei dopo il primo match. Ho avvertito come un calore dentro, una sensazione bella, quella che ti coglie quando senti che il tuo lavoro, il tuo sacrificio, si sta trasformando in forza positiva».

La sua ragazza, Sofia, ha già vinto un argento al mondiale di judo giovanile. Che cosa le ha detto?

«Che non ci poteva credere. Era felicissima. Siamo una coppia molto unita, ci diamo carica a vicenda. Sarebbe hello fra quattro anni partecipare entrambi ai Giochi di Tokyo. Lei ha 18 anni e per sposarci mi pare un po’ presto. Ma abbiamo tutto il tempo del mondo».

Facciamo finta che l’oro olimpico le conferisca poteri straordinari: un desiderio da realizzare?

«Senza dubbio una parte nella prossima serie di Gomorra. Ci starei proprio bene (e ripete alcune battute in perfetto accento napoletano). So anche che parte interpretare: il figlio di Salvatore Conte, quello sarebbe un gran sogno. Se riesce a darmi una mano…».