Pubblicato il 13/08/2016, 18:31 | Scritto da La Redazione

Salvatore Esposito: “Sul set sono spietato ma sogno la comicità”

Salvatore Esposito: “Sul set sono spietato ma sogno la comicità”
L' attore, diventato popolare grazie a Genny Savastano di "Gomorra", ha girato il film "Veleno" in cui interpreta un faccendiere nella terra dei fuochi.

 

“Il successo è fare il mestiere che amo”

 

 

Rassegna Stampa: La Repubblica, pagina 46, di Silvia Fumarola

 

L’ attore, diventato popolare grazie a Genny Savastano di “Gomorra”, ha girato il film “Veleno” in cui interpreta un faccendiere nella terra dei fuochi. “Il successo è fare il mestiere che amo”

 

Salvatore Esposito: “Sul set sono spietato ma sogno la comicità”

 

 

 La faccia feroce la riserva sul set. Salvatore Esposito, 30 anni, da Mugnano, in provincia di Napoli, è un ragazzone col sorriso infantile, le idee chiare e la battuta pronta: «Gomorra- La serie mi ha cambiato la vita, certo. Ma so anche far ridere, mi piacerebbe girare una commedia. So essere spietato, crudele, ma anche comico: posso essere tutto». Per ora è spietato. La cresta da guerriero di Genny Savastano è sparita; in Veleno, il film di Diego Olivares, ambientato nella terra dei fuochi, (con Massimiliano Gallo, Luisa Ranieri e Nando Paone) sfoggia baffi lucidi e una chioma scolpita da mascalzone azzimato. «Raccontiamo la vita di una famiglia di un centro del casertano », spiega il regista, «dai campi coltivati la camorra sembra lontana come i fuochi che bruciano all’orizzonte e al tempo stesso è vicinissima, come un fratello che per pochi soldi va a sversare rifiuti nelle campagne che fino a ieri lo hanno nutrito».

 

Esposito, chi è nella storia?

«Interpreto un avvocato della zona di Villa Literno che fa da tramite tra la camorra e gli imprenditori che devono smaltire i rifiuti tossici. In realtà le sue ambizioni sarebbero altre, essendo uno dei pochi ad avere una preparazione potrebbe sfruttare le sue qualità in un altro modo. Valuta tutte le offerte come un’opportunità di crescita e punta in alto. Alla fine fa i soldi con i rifiuti».

Appunto, non se ne esce, sempre mascalzone è.

«Si è ritrovato in queste vesti, ha subìto l’invadenza della mamma e dello zio che l’ ha indirizzato a questa vita. Si ritrova a trattare con la malavita perché è bravo nel suo mestiere, ma non è un cattivo. Lo zio – interpretato da Paone – è il delinquente della famiglia».

Nel film è influenzato da uno zio, in “Gomorra” per Genny il modello è il padre.

«Perché è così, nella camorra i legami di sangue sono fondamentali. Da napoletano, il problema della terra dei fuochi m’ interessa. Se n’ è parlato tantissimo, tanti conoscevano il traffico giornaliero dei tir, per lungo tempo hanno taciuto. Nel film un agricoltore si ammala e la moglie decide di non vendere più la terra. Diamo visibilità a un problema spaventoso, si continua a morire di tumore».

Com’ è cambiata la sua vita dopo “Gomorra”?

«Non ho rincorso il successo per cui lo vivo in modo diverso: sono felice di fare quello che volevo. Vivo con piacere l’ affetto della gente, dopo il primo Gomorra quando andavamo in giro con Marco D’ Amore si bloccava tutto. Oggi passeggiare significa fare decine di selfie, con la tecnologia si crea uno strano meccanismo: il pubblico diventa protagonista».

In che senso?

«Con la foto del “famoso” puoi diventare famoso anche tu, stringi la mano, l’ abbracci e via, sei sui social network».

Pare che le donne siano molto esplicite.

«Beh succedono cose strane… Dal fatto che ti chiedono di autografare le tette, giuro, al fatto che arrivano foto di uomini nudi . Curo molto l’ aspetto social, visto che la serie è venduta all’ estero in oltre 130 paesi, mi mandano richieste in arabo e in russo. La cosa bella del successo è persone in tutti i paesi possono apprezzare il tuo lavoro».

La sua famiglia come vive tutto questo?

«Sono strafelici. Dopo i sacrifici che hanno fatto sentono molto di più questo successo, per non parlare di parenti e amici che mi hanno conosciuto da bambino».

Ha sempre voluto fare l’ attore?

«Sempre. Ho recitato il primo musical a sei anni, facevo Fred Buscaglione, poi ho messo da parte il sogno, lavoravo in un fast food. Ma il desiderio era rimasto, mio nonno mi ha incoraggiato e mi sono trasferito a Roma. Così ho iniziato a studiare recitazione con Beatrice Bracco».

Com’ è diventato Genny Savastano?

«Mi hanno scelto dopo aver visto oltre mille aspiranti attori, facevo da spalla, davo le battute ai candidati. Poi Laura Muccino e Stefano Sollima hanno scelto di provare me».

Ed era pronto.

«Prontissimo. Sa cosa insegna questo mestiere? Che non bisogna mollare mai. Nel lavoro, come nella vita, devi sapere che per fare qualcosa di importante devi impegnarti. E conta la fortuna: ho partecipato a Lo chiamavano Jeeg Robot prima che Gomorra andasse in onda, una piccola parte in un film bellissimo».

Genny subisce una trasformazione radicale: la spaventava?

«No, non è stato complicato. Il mestiere è questo: metterti al servizio del ruolo e cambiare. In America un attore è costretto a dimagrire e a trasformarsi, questo in Italia crea ancora stupore. Non è stato difficile per me ma per le persone che mi stavano intorno, ho perso 19 chili in due mesi.

La dieta non ti mette di buonumore, è stata dura ma ce l’ abbiamo fatta».

Cosa succederà in “Gomorra 3”?

«Lo scoprirò a novembre, è ancora top secret. Gli sceneggiatori si divertono, vedremo quanti Genny sarò».

 

(Nella foto, Salvatore Esposito)