Pubblicato il 15/07/2016, 17:29 | Scritto da Tiziana Leone

Malata di vita: un libro che vale la pena leggere tutto di un fiato.

Malata di vita: un libro che vale la pena leggere tutto di un fiato.
Ha lavorato per anni nel fantastico mondo della tv, raccontandolo da giornalista, per poi passare nell'altro fantastico mondo della politica dove è stata portavoce di Gianfranco Fini e capo ufficio stampa del Popolo della Libertà. Il cancro l'ha piegata, ma il libro di Rita Fantozzi non parla di morte, è un inno alla vita, perfetta sceneggiatura dove il lieto fine c'è, basta solo cercarlo.

Scritto dalla giornalista Rita Fantozzi, scomparsa due mesi fa, il libro, acquistabile sia in libreria che su Amazon, è il racconto di un anno di vita tra chemio, amori, vacanze e sogni.

«Questo libro non è di certo un testamento, Rita vuole testimoniare cosa si prova durante la malattia e come si deve affrontare. Il fatto che non sia guarita è solo un aspetto del suo percorso. Rita si è guadagnata un anno di vita strappandolo a una malattia che un anno di solito non te lo concede. E questo grazie al suo atteggiamento positivo». Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin arriva alla presentazione del libro Malata di vita, scritto dalla giornalista Rita Fantozzi, scomparsa due mesi fa, non in veste di politico, ma di donna, amica, madre.«Ho conosciuto Rita come amica innanzitutto, poi abbiamo collaborato politicamente e infine è venuta a lavorare nel mio staff al Ministero: è stato in quei giorni che ha avuto la diagnosi di cancro – va avanti Beatrice, l’amica – Aveva una pancreatite, ma facendo questo mestiere sto in contatto quotidianamente con la malattia, l’ho spinta a fare i controlli e subito dopo ci hanno chiamato per comunicarci la situazione». Le avevano dato pochi mesi, forse due, per un tumore che senza giri di parole Rita racconta così:«Cancro primario al pancreas, con metastasi diffuse nello stomaco, al fegato e ai polmoni e ai linfonodi addominali». Una condanna a morte. Per tutti, non per Rita, la cui grinta e positività le hanno concesso di superare prima la morte del padre, per lo stesso incredibile male, poi quella della madre, e poi le inattese delusioni professionali, arrivate dopo che lei stessa, come racconta nel libro, aveva dato anima e corpo a chi forse non lo meritava. Ma in Malata di vita non c’è tempo per i rimpianti. Nella sua corsa tra le pagine per raccontare un solo anno dei suoi 47 di vita, quello più difficile, quello che «dal paradiso mi ha fatto piombare nell’inferno» Rita descrive quanta forza un essere umano riesca a trovare di fronte a una diagnosi così schifosa. Racconta dei tanti amici, di un amore nato con l’illusione che fosse quello vero, di medici e infermiere diventati la sua nuova “famiglia” al Campus Bio-medico, della gioia di ritrovare un fratello amato, che fino ad allora non aveva semplicemente avuto l’occasione di conoscere davvero, della fede che le ha dato la forza di non sentirsi mai sola anche quando sola lo era davvero, in una Roma di agosto scandita dai cicli durissimi di chemioterapia con le sue conosciute e inevitabili conseguenze. «Sono stata messa alla prova – scrive Rita – Un’altra prova difficile, come mie era accaduto spesso. Ma certo questa era stata la più dura. Si trattava della possibilità di dire addio alla vita, non avendola ancora vissuta appieno». E allora ogni giorno bisogna trovare un obiettivo. Per Rita era quello di tornare nel Mar dei Caraibi, in barca, la sua ultima, fantastica, spensierata vacanza prima della diagnosi. Nessuno, tra i medici, pensava realmente che ci sarebbe riuscita. La malattia insegna a chi ha il dovere di curarla quel giusto grado di cinismo che lascia poco spazio alle speranze. Non è andata così. Rita è tornata alle Grenadine, con un look diverso. «Nel mio precedente viaggio avevo i miei capelli lungi, ricci a proteggermi e a farmi sentire bella – scrive – Stavolta avevo esibito un taglio corto che aveva stupito anche me. Negli ultimi tempi mi ero abituata a vedermi con la testa completamente calva o con la parrucca, oggi la nuova Rita aveva sfoderato un look diverso. Non avevo fatto come Sansone che perdendo i capelli perdeva anche la sua forza». E la sua forza oggi è tutta nel progetto della Banca della parrucca, creato da lei, affidato allo staff del Campus Bio-medico per dare alle donne che attraversano il suo stesso percorso la possibilità di sentirsi libere, di guardarsi allo specchio e uscire di casa. E’ alla banca della parrucca dove chiunque, durante la chemio, potrà andarsi a scegliere il suo “look” per affrontarla al meglio che andrà l’intero ricavato di Malata di vita, acquistabile in libreria come su Amazon. Il maledetto “inquilino” che Rita aveva dentro l’ha portata via l’8 maggio scorso, giorno della festa della mamma. Non ha mai avuto paura. Ha scherzato. Riso. Amato. Gioito. Pianto. Sofferto. E vinto.

Tiziana Leone

 

(Nella foto, la copertina di Malata di vita)