Pubblicato il 14/07/2016, 14:34 | Scritto da La Redazione
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La contesa per il controllo di Rcs si combatte anche con parole al veleno

le schermaglie tra i contendenti 

 

Rassegna Stampa: MF, pagina 8, di Manuel Follis

 

La contesa per il controllo del Corriere della Sera si combatte

anche con parole al veleno: le schermaglie tra i contendenti

 

 

Il valore delle rispettive offerte su Rcs, cosa fare a seconda di «vittoria o sconfitta» e infine come comportarsi nei confronti dei vertici dell’ azienda editoriale. Non c’ è un solo aspetto della vicenda Corriere della Sera sul quale i due grandi protagonisti, vale a dire Urbano Cairo e Andrea Bonomi, abbiano visioni comuni.

IL PENSIERO DI BONOMI «A mio parere l’ effettiva valorizzazione dell’ offerta di Cairo dovrebbe tenere conto dell’ indebitamento (130 milioni garantiti da Intesa Sanpaolo, ndr) che Cairo Communication si dovrà assumere per poter pagare agli azionisti Rcs la componente in contanti dell’ offerta, pari a 0,25 euro per ogni azione Rcs ». Tradotto, di fatto, per il patron di Investindustrial il reale valore totale dell’ opas non è 1,04 euro come dichiarato dalla controparte, ma di 0,9 euro, quindi inferiore a quella di Imh.

«Nell’ ipotesi di adesione al 100% da parte degli azionisti Rcs all’ opas Cairo, il debito aggiuntivo sarebbe di 130 milioni che, in termini di valore, comporterebbe una riduzione teorica del corrispettivo dell’ opas Cairo di 0,14 euro per azione Rcs». E se l’ offerta non andasse a buon fine? Bonomi ritiene che se dovesse raggiungere la soglia minima di adesione (30%) potrà in ogni caso tenersi le azioni, anche se dovesse arrivare secondo. «International Media Holding ha già il 22,6% del capitale e secondo i nostri calcoli la maggioranza degli investitori guarderà alla sostanza e non alle pubblicità sulle televisioni e abbiamo fiducia che a questi prezzi otterremo le azioni di Rcs di cui abbiamo bisogno e forse di più, vista la solidità della nostra offerta. Quanto poi al futuro della casa editrice, se Cairo punta a una mezza rivoluzione, Bonomi ha una linea molto più morbida. Di sicuro il modello Rcs finora non ha funzionato «Bisogna dire le cose come sono, e posso farlo avendo visto il consiglio in prima persona: il board non funzionava non perché non era fatto di persone capaci, ma perché qualcuno voleva che fosse un condominio in cui non fossero prese decisioni. Il problema era il condominio non le persone». Per dirla meglio, i membri del cda «stanno facendo un buon lavoro, non c’ è alcuna regione per cambiare». Nessun drastico taglio dei costi quindi, che per Bonomi «è dovuto e necessario ma non può e non deve essere la base principale di un piano industriale. Noi non abbiamo mai investito su una azienda basandoci sul taglio dei costi come principale elemento».

IL PENSIERO DI CAIRO Urbano Cairo non ha usato mezze misure martedì 12 in occasione della presentazione dei palinsesti di La7: «Pare che Bonomi abbia passato il tempo della call di ieri (lunedì 11, ndr) con i giornalisti a parlar male di me e avrebbe dichiarato che il valore effettivo dell’ opas risulta inferiore agli 1,04 euro dichiarati». Critiche giudicate pretestuose.

Anzi, secondo Cairo, il numero uno di Investindustrial dovrebbe fare meglio i conti. «Certo Bonomi non è esperto in ragioneria. La componente cash dell’ offerta non influisce sul valore delle azioni del mio gruppo. Questa tesi è sbagliata e contraria al principio della partita doppia. È incredibile che con tutti gli investimenti che fa, dia una tale interpretazione. Se lo pensa veramente sono preoccupatissimo per i suoi investitori di private equity. Se non lo pensa allora significa che ognuno recita la sua commedia». Quanto al futuro al termine delle offerte, per Cairo «è pacifico che chi arriva secondo non può tenere le azioni anche se raggiunge la soglia prevista perché questa è condizionata al controllo. Ma se si arriva secondi non si ha il controllo, che passa all’ offerta prevalente». Un parere, quest’ ultimo, supportato dal parere scritto dallo studio Bonelli Erede depositato in Consob, secondo il quale (qualora Cairo raggiungesse la soglia minima di adesione del 35%) chi avesse dato le azioni Rcs all’ offerta di Bonomi, se questa risultasse perdente avrebbe una settimana per migrare verso quella prevalente oppure riprendersi i titoli.

Di certo Cairo, in caso di vittoria, ha promesso un’ operazione di drastico turnaround: «Nel caso la nostra offerta su Rcs raccolga circa il 40% e quella concorrente di Imh avesse il 35%», ha dichiarato Cairo, «noi con il nostro 40% potremmo revocare l’ attuale consiglio d’ amministrazione e nominarne un altro, cosa che farei subito. Io potrei governare e prendere le deleghe».

L’ opa prevalente, ha ribadito più volte il patron del Torino Calcio «è quella che vince, non ci sono dubbi». Linea più morbida solo per il direttore del Corriere, Luciano Fontana, che secondo Cairo «è bravo» e quindi dovrebbe rimanere.

 

(Nella foto, Urbano Cairo e Andrea Bonomi)