Pubblicato il 01/06/2016, 19:32 | Scritto da Gabriele Gambini

Sacrificio d’amore: Mediaset torna al polpettone appetitoso

Daniele Carnacina, direttore artistico del progetto: “Puntiamo a un intreccio epico e sentimentale, con una ricostruzione storica accurata”

Figlio del feuilletton letterario ottocentesco, il romanzo popolare ha spesso trovato asilo in tv nella lunga serialità, dagli “sceneggiati” all’era moderna delle fiction: Piccolo mondo antico, Cuore, La certosa di Parma. In periodi più recenti, Elisa di Rivombrosa. Prodotti in cui il melò spadroneggia, i triangoli amorosi sono ingredienti di sicura efficacia e gli sfondi storici fanno da leva per raccontare la contemporaneità. Una volta li chiamavano affettuosamente “polpettoni”. Di quelli che non si piazzano sullo stomaco del pubblico, anzi. Così Mediaset ci riprova, dopo i numeri soddisfacenti di fiction come Le Tre Rose di Eva, con una storia nuova di zecca, che al feuilleton si ispira pur senza debiti letterari dichiarati. Si affida a Daniele Carnacina, mente creativa dietro a soap italiane di culto (Vivere, Centovetrine), agli studi di Telecittà, polo produttivo di San Giusto Canavese che di quelle soap era stato lo sfondo. Abbinandoci le esterne nelle cave di marmo di Carrara, che hanno nei Laboratori Artistici Nicoli un sito Unesco ad alto impatto estetico. Tra quelle mura, sembra che il tempo si sia fermato. Lì, partiranno le riprese di Sacrificio d’Amore (prodotto da Endemol Shine Italy), 22 puntate da 80 minuti l’una destinate alla prima serata di Canale 5 nel 2017. «Batteremo il record di durata di una fiction», spiega Carnacina, «grazie a un intreccio forte e a una ricostruzione storica accurata».

Siamo nel 1913. C’è Brando (Francesco Arca),  cavatore carrarino, pronto a battersi per i diritti degli operai in un’epoca di grandi fermenti sociali.  Il giovane e nerboruto manovale si innamora di Silvia (Francesca Valtorta) infermiera volontaria altruista e passionale. Solo che quest’ultima è sposata con Corrado (Giorgio Lupano), ingegnere minerario, proprietario della cava in cui lavora Brando. La tensione sentimentale è bella e pronta. Assieme al confronto di classe tra i due contendenti. «Abbiamo scelto volutamente il 1913», continua Carnacina, «perché è un momento storico spesso sottovalutato dai racconti televisivi. A cavallo tra la fine della belle epoque e l’inizio della Prima Guerra Mondiale, è un limbo temporale in cui Freud diffondeva le sue teorie, Proust scriveva la sua opera, gli anarchici e i movimenti di contestazione iniziavano a minare il potere costituito. In quell’anno, per la prima volta in Italia, fu istituito il suffragio universale maschile». Anche la scelta di Carrara non è casuale. «Terra di confine, a metà tra mare e montagna, non del tutto toscana ma non del tutto ligure. Molte delle istanze dei lavoratori sono nate qui». 150 persone, tra staff artistico e tecnico, saranno impegnate nelle riprese. Con uno scopo illustrato da Carnacina tramite una dichiarazione d’intenti: «Oggi viviamo nell’epoca dell’abbastanza, come direbbe qualche filosofo. Siamo una generazione abituata alle comodità, che si accontenta di vivere perseguendo sogni individualisti. Con Sacrificio d’amore raccontiamo invece i grandi ideali collettivi di un tempo, per cui i giovani erano disposti a battersi, rischiando grosso. Tra le pieghe della narrazione, non sarà difficile scorgere temi straordinariamente attuali». Insomma, le passioni carnali in salsa pop, in un’epoca di veganesimo sentimentale e sociale.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto, da sinistra, Francesco Arca, Francesca Valtorta Giorgio Lupano)