Pubblicato il 08/05/2016, 19:36 | Scritto da La Redazione

Dieci anni di Gomorra, dalla rabbia alla fiction

Dieci anni di Gomorra, dalla rabbia alla fiction
Nel libro di Saviano l' angoscia per la camorra che divora la vita, la serie vira verso la mitizzazione. Su Sky Atlantic – Qui accanto e sotto, due scene della nuova stagione di «Gomorra – La serie», in onda dal 10 maggio.

Dieci anni di Gomorra, dalla rabbia alla fiction

Rassegna Stampa: Il Mattino, pagina 20, di Giuseppe Montesano

Nel libro di Saviano l’ angoscia per la camorra che divora la vita, la serie vira verso la mitizzazione. Su Sky Atlantic – Qui accanto e sotto, due scene della nuova stagione di «Gomorra – La serie», in onda dal 10 maggio.

La rabbia del ragazzo Saviano contro la camorra che divorava la vita e contro chi non la vedeva o fingeva di non vederla e continuava a considerare la criminalità del «sistema», che era economia e politica, una sorta di folclore. Lo choc provocato dal libro aprì la strada a molte altre rappresentazioni della camorra, a volte riuscite, a volte meno, a volte imbarazzanti: come accade ogni volta che si genera una moda che diventa maniera. Molti utilizzarono il desiderio di conoscenza risvegliato da Saviano per fare piccole o grandi carriere: ma in qualche modo il coperchio del folclore e della mitizzazione era stato sollevato, e si potevano leggere i fenomeni criminali in modo diverso e più aderente alla realtà. Tra le costruzioni successive a Gomorra c’ è stata poi con meritato successo l’ omonima serie televisiva, che quest’ anno è alla sua seconda serie, attesissima dai fan: serie che ha in comune con Gomorra i luoghi e la serietà della documentazione, ma non molto altro. La serie è un prodotto tele-cinematografico di grande qualità, e per elogiarlo si dice giustamente che è all’ americana: ma è, nel bene e nel male, uno spettacolo di intrattenimento. Dopo le prime puntate, probabilmente le migliori insieme a quelle che parlavano di elezioni e di politica, i film della serie hanno inevitabilmente virato verso la mitizzazione: con i protagonisti che si scontrano come eroi a rovescio, l’ odioso Genny e il meno odioso Ciro entrambi affascinanti e seduttivi.

Era necessario, perché la mitizzazione fa parte della costruzione del personaggio in un film o un racconto che non voglia essere noioso: ma è lontano da ciò che smascherava la mitizzazione in Gomorra, perché manca la rabbia verso ciò che accade che in Gomorra traboccava da ogni pagina. Il pericolo in un certo genere di rappresentazione è sempre lo stesso: si rischia di far vedere la camorra con i suoi occhi. Significa che la si mostra nella «sua» verità? Sì e no: perché se è la «sua» verità, non è tutta la verità. Per cui, paradossalmente, la crudezza di scene e storie che smascherano il cuore nero della camorra, finisce in televisione per essere folclorica: un folclore attualizzato, ma sempre folclore. Basterebbe a spiegarlo la seduzione della figlia dell’ aspirante sindaco da parte di Genny in un episodio, seduzione che serve a piegare il più o meno onesto politico: la verità è che le vittime in quell’ episodio non risultano simpatiche, nonostante siano violentate in ogni modo, e Genny risulta un vincente. Invece la serie funziona oltre lo spettacolo in quanto «mostra» i luoghi, e in qualche modo la realtà della vita in quei luoghi: i luoghi degli stupri, degli assassini, della degradazione, dell’ omertà e del circolo vizioso della violenza di Parco Verde. Ma funziona meno come «rivelazione», quella rivelazione angosciata che c’ è nel libro. Forse avremmo bisogno di una nuova svolta, di una rappresentazione della camorra messa a nudo senza mitizzazione, e soprattutto inestricabilmente legata alla politica e agli affari imprenditoriali. Ma è una via difficile. In questi anni quando lo stesso Saviano ha messo il dito sulla piaga, dal terremoto dell’ Aquila alla camorra che si stava impadronendo del Nord, un coro non discorde lo ha attaccato in tutti i modi. L’ intreccio tra burocrazia, politica, media, imprenditoria e camorra non ha il sex appeal di Ciro e Genny, perché se rappresentato sul serio è terribile e scatena angoscia e rabbia: ma non era la rabbia contro l’ ingiustizia ciò che rendeva Gomorra unico? Forse la via giusta per domani sarebbe una rappresentazione nuda della criminalità: un puro documento; o una narrazione, che grazie alla «scusa» dell’ opera di immaginazione, si spingesse nei luoghi innominabili dell’ intreccio in cui la camorra «folclorica» di Parco Verde o Scampia genera voti e appalti e evasioni fiscali e capitali reinvestiti e tollerati e a loro volta generatori di politica e legislazione. Il vero omaggio al libro di Saviano sarebbe andare oltre: ma non si vede alcun segnale che la via inaugurata dalla rabbia giusta di Gomorra sia percorsa mettendo a nudo ciò che sta ammalando le nostre vite in questi luoghi e che fra non molto devasterà anche le vite di quelli che illusoriamente si credono al sicuro.